Gli angoli più nascosti del complesso monastico, quelli dove sono ancora oggi visibili i segni di un sisma al quale sono sopravvissuti solo una decina di monaci, saranno mostrati ai visitatori attraverso il nuovo percorso creato dall'associazione Officine culturali. Un viaggio nel tempo, tra archivi solitamente inaccessibili e figure storiche affascinanti. Guarda le foto
Il piano segreto dei Benedettini Un percorso misterioso nella storia
Un antico monastero con degli spazi finora celati. Un labirinto di archivi. Un monaco perseguitato dall’Inquisizione. Sembrerebbero gli ingredienti di un romanzo, ma si tratta di una storia reale, che ha per scenario il monastero dei Benedettini di Catania. E i fruitori della magnifica struttura di piazza Dante potranno fare un salto in questo luogo sospeso tra mistero e storia grazie all’ultima iniziativa di Officine culturali, Il piano segreto dei Benedettini. Venerdì 11 – ma i posti sono ormai esauriti, il prossimo evento si terrà ad agosto – i membri dell’associazione che si occupa della promozione della struttura accompagneranno i visitatori in un percorso finora rimasto inesplorato.
Chi ha visto almeno una volta i due chiostri del monastero avrà notato delle finestre alla base. «Si tratta dell’attuale deposito della biblioteca universitaria», spiega Francesco Mannino, presidente di Officine culturali. «Il problema dei libri e delle riviste è serissimo» e quando l’Ateneo di Catania affidò all’architetto Giancarlo De Carlo i lavori di ristrutturazione dell’edificio si pensò a un luogo nel quale ospitare il vasto patrimonio letterario. Venne così individuata un’area particolare, «in gran parte occupata dalle macerie del crollo del terremoto del 1693». I tecnici recuperarono così gli spazi «dopo centinaia di anni di ammasso di materiale». Dopo il sisma il volto del monastero è cambiato irreparabilmente e i livelli, un tempo definiti, si confondono. Uno smarrimento percettibile anche oggi: «Dal punto di vista sensoriale sarà un viaggio straniante», anticipa Mannino con un sorriso.
«Quello spazio è un’intercapedine di circa due metri che corrisponde al primo piano del monastero cinquecentesco», racconta. «Gli angoli più nascosti del monastero», quelli dove sono ancora oggi visibili i segni di un sisma al quale sono sopravvissuti solo una decina di monaci. «I pavimenti sono tutti originali, con mattonelle in cotto, molte delle quali sconquassate – prosegue il presidente di Officine – Di quel terremoto oggi vediamo solo la ricostruzione, difficilmente vediamo la frattura, il taglio». In un’ora e mezza di percorso, i visitatori fanno un viaggio attraverso il tempo e dalle macerie di un evento terribile salgono – letteralmente – ai fasti della ricostruzione. «Normalmente il percorso è solo di bellezza, qui si vedrà il disastro». Un’operazione resa possibile anche grazie al genio di De Carlo, che «ha reso tutto visibile a futura memoria».
Il tour parte della biblioteca universitaria e si addentra anche nel cuore dei depositi. «Abbiamo insistito affinché passassimo attraverso questi luoghi – sottolinea Mannino – Per gli umanisti la biblioteca e l’archivio sono i laboratori. Poter entrare con il pubblico è importante: fa vedere il backstage del nostro lavoro». Un mestiere fatto di eventi accaduti secoli fa, ma così importanti da avere un significato anche nel nuovo millennio.
Un personaggio in particolare ha affascinato i membri dell’associazione, Benedetto Fontanini da Mantova, monaco benedettino autore di un volume speciale, Il beneficio di Cristo. «La posa della prima pietra del monastero risale al 1558 – racconta Francesco Mannino – È un momento importante, in Europa sta succedendo di tutto e il fulcro è una grande guerra ideologica tra Riforma e Controriforma». Una storia ripresa anche nel romanzo Q di Luther Blissett. E Catania, in maniera diretta e indiretta, ne è protagonista. «Plausibilmente dieci anni prima della posa della prima pietra, Il beneficio di Cristo viene scritto nel monastero di San Nicolò a Nicolosi». La congregazione etnea ha accolto Fontanini che proprio per la sua opera verrà perseguitato dall’Inquisizione. «Questa vicenda ci permette di capire come i monaci catanesi avessero una visione dialettica del problema della Riforma – afferma – Erano i più illuminati tra le congregazioni».
Incastrato in una città che spesso dimentica di possedere un bene così prezioso, quello catanese è «un monastero che non è solo un insieme di architetture e fatti naturali, ma ha un suo ruolo nella storia», conclude Francesco Mannino.