Giri di parole

Adoro parlare le lingue. Comunicare con gente diversa, in posti diversi, mi sembra lo scopo principale dell’intelletto umano. La cosa che più richiama la mia attenzione quando paragono  le lingue tra loro sono i giri di parole, ovvero l’espressione di uno stesso concetto con parole diverse secondo la lingua che scegliamo di usare. Ad esempio in Spagna è alquanto autoctona l’espressione “tomar el pelo”, l’usiamo spesso e sono fiero di avere appena imparato il suo sinonimo italiano: “prendere in giro” – con tutte le sue diverse sfumature. Voglio essere sicuro ed Einstein, che di dimostrazioni se ne intendeva, avrebbe fatto un esempio per esserne certo.

Vediamo. Mettiamo il caso voglia che un ragazzo qualunque, magari spagnolo, volesse fare il lettore di Lingua Spagnola nella Facoltà di Lingue dell’Università di Catania in qualità di Esperto Linguistico Madrelingua (10 anni di studi nel paese di nascita saranno pochi per essere esperti?). E mettiamo il caso che il ragazzo avesse fatto la domanda per il concorso, con tanto di contratto teoricamente non rinnovabile: una svolta per la sua situazione di precario! La mattina, giunto al  colloquio previsto- forse con un esagerato anticipo fantozziano, nell’attesa ahimè, gli occhi cadono su un elenco con i punteggi di tutti i concorrenti, calcolati in conformità ad un criterio rigoroso:  i titoli di studi, le pubblicazioni e l’esperienza nel campo. Il voto totale nella graduatoria finale è la somma del punteggio iniziale più il voto al colloquio.

Il candidato avrebbe aspettato pazientemente fino alle 16:30 il suo turno, annullando i propri impegni di lavoro come del resto la maggior parte dei presenti. La mattina seguente , i risultati erano già in bacheca… Mmmm, strano! Non perchè non avesse vinto – prevedibile- ma perché i nomi dei vincitori gli erano familiari… Erano i lettori di Lingua Spagnola della Facoltà di Lingue dell’Università degli Studi di Catania dell’anno scorso! – attimo di riflessione. Quindi il discorso della graduatoria provvisoria dei concorrenti, la serietà e la credibilità del colloquio e soprattutto il contratto apparentemente non rinnovabile (che differenza c’è, allora, tra gli assunti a tempo indeterminato e i lettori “usa e getta”, sempre gli stessi però) cosa erano?… Una presa in giro!! E così ho imparato ancora un po’ d’italiano, che sempre ci sta.

Sarebbe divertente se fosse soltanto un esempio, ma non lo è affatto, e sono proprio i “vincitori” del concorso ad avere la peggio ! Gli stessi lettori che collaborano da anni con l’Università degli Studi di Catania e che ogni anno si devono rimettere in discussione. Gli stessi lettori che non possono usufruire della legge italiana che obbliga il ”datore di lavoro” a stabilizzare la loro situazione professionale a tempo indefinito. E’ un esempio, si, ma di come funziona l’Università degli Studi di Catania.

Io, che purtroppo non ho come voi la facoltà di capire il mondo, avrei gradito più trasparenza e coerenza non solo per gli ipotetici candidati, ma anche per i vostri esperti linguistici.

Grazie per la lezione, professori!


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