Petizione contro il vitalizio ai politici mafiosi L’idea di un imprenditore vittima del racket

«Sono un giovane imprenditore vittima del racket mafioso. Chi come me ha denunciato per lottare contro la mafia, non può accettare che un condannato riceva dallo Stato un vitalizio». Sono le parole di Pietro Franzetti, imprenditore romano vittima del racket mafioso e promotore della petizione on line reperibile sul sito change.org, con la quale chiede il taglio dei vitalizi per tutti i politici condannati per mafia. La petizione ha raggiunto in poche ore oltre quarantamila firmatari ed è destinata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al governatore siciliano Rosario Crocetta.

Il riferimento è allo scorso 29 maggio, quando l’assemblea regionale siciliana ha deciso di salvare il vitalizio percepito dai politici condannati per mafia, insieme a quello dell’ex governatore Totò Cuffaro, condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia e rivelazione di segreto d’ufficio. Il Movimento cinque stelle aveva presentato un emendamento finalizzato a cancellare quello che è ritenuto un ingiusto vantaggio per chi si macchia di questi reati, ma l’aula lo ha bocciato a larga maggioranza. La proposta aveva ottenuto il voto favorevole dei deputati di Forza Italia Edgardo Bandiera e Salvo Pogliese, del democratico Fabrizio Ferrandelli, di Antonio Venturino del Gruppo Misto e dell’esponente Ncd Vincenzo Vinciullo. Adesioni non sufficienti, dato che l’assemblea ha respinto la proposta con 33 voti contrari.

Per aggirare l’ostacolo e dopo le critiche dei cittadini, si è cosi provveduto a sospendere il vitalizio di seimila euro mensili per Totò Cuffaro, detenuto a Rebibbia, in relazione a un reato minore: rivelazione di segreto d’ufficio. L’ex governatore, infatti, vanta nel suo curriculum anche una condanna per il suddetto reato, rientrante tra quelli contro la pubblica amministrazione per i quali la legge prevede la perdita del vitalizio. Ma questa paradossale situazione ha generato non poche polemiche. Da qui la decisione di promuovere un’apposita petizione per sensibilizzare i cittadini e le istituzioni.

Un’impasse che comporta la necessità di un intervento radicale in materia per lanciare un messaggio ben preciso e di concreta lotta antimafia. Anche perché la pensione d’oro che nel giro di un mese Totò Cuffaro potrebbe perdere non rappresenta un caso isolato, come spiega l’autore della petizione: «L’ex assessore regionale Udc Vincenzo Lo Giudice, arrestato nel 2004 e condannato in via definitiva per associazione di stampo mafioso, ha sempre percepito il vitalizio. E come loro chissà quanti altri». Il pensiero si sposta dal locale al nazionale, con il caso di Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa: in attesa che lasci Beirut per tornare in Italia a scontare la pena, l’ex senatore percepisce dallo Stato una pensione che si aggira sui 4500 euro. «Oggi più che mai non possiamo accettare questo atteggiamento», conclude Pietro Franzetti.


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