Da due giorni, Leif, ventiseienne norvegese, attende fuori dalla struttura del Cus di incontrare il suo amico, tra i superstiti del naufragio del 12 maggio. E' partito dieci giorni fa dagli Usa e prima di arrivare a Catania è stato a Pozzallo, Siracusa ed Augusta, raccontando il viaggio sul suo sito internet. «Non importa quanto dovrò aspettare - promette - non me ne vado fino a quando non lo porterò con me». Intanto la Procura chiede la convalida dell'arresto dei due scafisti, accusati di omicidio plurimo. Avrebbero procurato deliberatamente l'incidente
Da New York alla ricerca dell’amico eritreo Trovato al Pala Arcidiacono. «Lo aspetto qui»
Non sapeva dove, né quando. Sapeva solo che il suo amico era partito dalla Libia e sarebbe dovuto arrivare in qualche paese della Sicilia. Così Leif Harum, 26 anni, di origine norvegese, non ha perso tempo: ha preparato le valigie ed ha preso il primo aereo per l’Italia da New York, la città dove vive e lavora. E’ arrivato a Catania circa dieci giorni fa. E si è diretto a Sud: Augusta, Pozzallo, Siracusa. Con un nome e una foto dell’amico eitreo conosciuto tre anni fa in Sudan e che aveva deciso di rischiare la vita per raggiungere l’Europa. Lo ha trovato solo ieri, al Pala Arcidiacono di Catania. Champion – così lo chiama Leif – è uno dei 206 superstiti del naufragio del 12 maggio nel canale di Sicilia. Arrivato a Catania a bordo della nave militare Grecale, che trasportava le 17 salme, ora all’obitorio del cimitero.
«Sono riuscito a parlare con lui al telefono e l’ho visto anche stamattina da dietro la finestra. Mi ha salutato. Io lo aspetto qui». Leif da due giorni è appostato all’esterno della cancellata che protegge il Pala Arcidiacono come una fortezza. Non può entrare, perché solo i parenti diretti hanno la possibilità di parlare con i migranti. Ma non demorde. L’amicizia con Champion nasce nelle campagne del Sudan: il giovane norvegese a lavoro in una Ong per il Programma dell’Onu per la protezione dell’ambiente (Unep), l’eritreo alla guida di un trattore. Champion, come tanti connazionali, è scappato dalla leva obbligatoria e senza fine del suo Paese. «Vivevamo insieme: io, lui e un’altra amica», racconta Leif. Poi le loro strade si dividono, ma i due amici restano in contatto. Così il viaggio verso l’Europa lo programmano insieme: destinazione Norvegia o Svezia. Nel primo Paese vive il padre di Leif. «Ma il nuovo governo è molto duro con gli immigrati», sottolinea il ventiseienne scandinavo. Il secondo è la meta migliore per il sistema di garanzie concesso agli eritrei che chiedono diritto d’asilo.
Champion non dovrebbe far parte della maggior parte degli immigrati che stamattina sono stati trasferiti nei centri di altre regioni italiane. Nel palazzetto del Cus rimangono in una trentina. Le loro testimonianze hanno permesso di individuare i due scafisti, il tunisino Haj Hammouda Radouan e il marocchino Hamid Bouchab, entrambi di 23 anni, per cui la Procura di Catania ha chiesto la convalida dell’arresto al Gip. I reti contestati sono favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio e omicidio volontario plurimo. Secondo il procuratore Giovanni Salvi e il sostituto Minia Di Marco, «avrebbero causato deliberatamente un’avaria al barcone per essere soccorsi, ma il natante si è rovesciato facendo cadere i migranti in mare.
Leif sta raccontando il suo viaggio in Sicilia in un diario sul proprio sito internet, The Runaway Guide: video, foto e articoli che documentano non solo la ricerca di un amico, ma la situazione di emergenza che da giorni si vive nell’Isola con migliaia di arrivi dalla sponda Sud del Mediterraneo. «Non importa quanto dovrò aspettare – promette – non me ne vado dall’Italia fino a quando non riuscirò a portare Champion con me».
Ha collaborato Sanaz Alishahi