Centinaia di studenti catanesi con disabilità gravi non avranno più a disposizione i servizi garantiti finora dalla Provincia e molti di loro saranno costretti a rimanere a casa. L'ente ha comunicato una riduzione drastica e in meno di un mese si passerà da un rapporto alunno-assistente paritario ad uno di cinque ragazzi per operatore. Una di loro lancia un appello: «Le patologie che intacca questa nuova disposizione sono le più gravi - scrive - i ragazzi che hanno necessità di gambe perché sono in carrozzina, di braccia e mani perché la tetraparesi li rende immobili, di voce perché l'autismo toglie la parola»
Studenti disabili, tagli all’assistenza La prof: «Non tutti i ragazzi sono uguali»
Mancano i fondi e dal primo aprile sarà ridotta l’assistenza agli studenti con disabilità gravi iscritti alle scuole di secondo grado di Catania. È quanto ha comunicato mercoledì scorso il dipartimento Politiche sociali e del lavoro della Provincia etnea ai dirigenti degli istituti catanesi. «Nelle nostre scuole superiori sono iscritti tantissimi alunni diversamente abili che fruiscono delle ore di sostegno, con insegnanti specializzati», scrive una docente in un accorato appello inviato alla redazione. «Tra questi, però, ce ne sono tantissimi che portano con sé patologie di grave entità che hanno necessità oggettive, per la propria frequenza scolastica, del supporto di figure professionali in possesso di titolo specifico osa (operatore socio-assistenziale) che collaborano con gli insegnanti per l’effettiva integrazione dei giovani disabili».
I servizi offerti erano già stati ridotti per i casi meno gravi, ma adesso la scure dei tagli imposti da un ente ormai in dismissione si è abbattuta sull’intero settore. «Le minori entrate complessive di parte corrente, sia tributarie che da trasferimenti dello Stato e della Regione, impongono a questa amministrazione di rivedere le modalità di erogazione del servizio», si legge nella nota firmata dal dirigente provinciale Francesco Schilirò. E a farne le spese rimangono decine di adolescenti che nonostante cecità assoluta e tetraparesi ogni giorno si recano a scuola. «La Provincia ha sinora erogato tale servizio permettendo agli alunni una fattiva, efficiente frequenza – ammette la docente – Improvvisamente, però, ha disposto il taglio netto delle assistenze personalizzate, comunicando alle scuole che dal 1 di aprile 2014 non saranno più garantite le assistenze nel rapporto uno a uno operatore-alunno, garantendo il servizio in un rapporto di uno a cinque, un operatore di assistenza per cinque alunni diversamente abili».
Nonostante la sua categoria sia quella che dovrà subire tagli per l’improvviso esubero del personale, la donna punta l’attenzione sulla ricaduta sulla vita quotidiana dei giovani. «Le patologie che intacca questa nuova disposizione sono appunto le più gravi – scrive – i ragazzi che hanno necessità di gambe perché sono in carrozzina, di braccia e mani perché la tetraparesi li rende immobili, di voce perché l’autismo toglie la parola e il ritardo mentale grave non permette un pensiero logico, perché il disturbo pervasivo dello sviluppo non consente di essere in grado di vivere autonomamente, i loro occhi perché i ciechi assoluti e gli ipovedenti non possono godere della stessa fruizione della scuola rispetto ai compagni». Tante le storie di difficoltà e impegno, «eppure questi ragazzi, pur avendo tante e tali patologie invalidanti hanno nella frequenza a scuola un momento di comunione con gli altri: i propri compagni, i propri insegnanti, tutto il personale che è per loro esempio di vita normale».
Ovviamente, oltre agli studenti e i lavoratori, la nuova situazione graverà sulle famiglie, la maggior parte delle quali non sono nemmeno a conoscenza della novità. «I genitori sono disperati: hanno lottato tanto per i loro figli, per permettere loro una integrazione tanto decantata, ma troppo spesso dimenticata – racconta la professoressa – Ancor di più nelle scuole superiori, i genitori hanno già dovuto fare i conti con i tantissimi problemi dei propri figli nell’inserimento sociale negli anni trascorsi e si sentono troppo spesso soli ed inascoltati». Nonostante la nuova rimodulazione segua la normativa in materia, l’assistente igienico-personale «sviluppa con il ragazzo il rapporto di empatia, di fiducia reciproca che gli permette di inserirsi, fintanto che la sua patologia lo consente, in modo autonomo nella scuola». Una figura che fa anche da «mediatore nel rapporto con i compagni, permettendo loro di rapportarsi in modo adeguato e sereno con il compagno disabile».
Adesso, con appena tre settimane di preavviso e a due mesi dalla fine dell’anno scolastico, i ragazzi non potranno avere «la figura di riferimento che spesso li ha accompagnati per diversi anni scolastici». E per molte famiglia significherà non poter più mandare i propri figli a scuola. La docente lancia un appello alle autorità, ma anche agli stessi genitori invitandoli a intraprendere un percorso di lotta: «Non tutti i ragazzi sono uguali, non si può fare di tutta un erba un fascio, il diritto allo studio è anche questo».
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