La struttura nel Catanese accoglie 100mila utenti e ha offerto in un solo anno 35mila accessi al pronto soccorso. Ma la riforma proposta dall'assessore alla Sanità Lucia Borsellino chiede la chiusura di quattro chirurgie su cinque e il trasferimento del punto nascita. Se questo dovesse avvenire, i centri più vicini sarebbero quelli di Catania, «venti chilometri e tutta la città da attraversare per arrivare al Garibaldi o al Vittorio», afferma il coordinatore aziendale dell'Asp 3 Orazio Lopes
Paternò, un presidio per salvare l’ospedale I cittadini contro il Piano di riordino regionale
Cinque chirurgie, 100mila utenti, 35mila accessi al pronto soccorso in un anno, migliaia di interventi. Sono i numeri dell’ospedale Santissimo Salvatore di Paternò, che però rischia di rientrare tra le strutture da ridimensionare come disposto dal Piano regionale di riordino sanitario. Una decisione alla quale di oppongono i cittadini che da stamattina hanno formato un presidio davanti l’edificio. La prima bozza della nuova normativa, presentata all’Assemblea regionale dall’assessore alla Sanità Lucia Borsellino, è stata subito bersaglio di numerose critiche e congelato per il momento. Il testo, nel caso etneo, prevede la riduzione delle attività del nosocomio di Paternò in favore dei punti vicini – ma minori – di Biancavilla e Bronte. «Se dovessero ridurre l’attività dell’ospedale, per noi il più vicino sarebbe quello di Catania – afferma Orazio Lopes, sindacalista della Uil e coordinatore aziendale dell’Asp 3 – Venti chilometri e tutta la città da attraversare per arrivare al Garibaldi o al Vittorio».
Nella struttura di Paternò sono presenti i reparti di chirurgia generale, oculistica, otorinolaringoiatrica, ortopedica e ginecologica. «Sono 700mila gli interventi ogni anno – prosegue Lopes – dai Comuni vicini, se hanno bisogno, vengono qui. Con questo piano si perderanno quattro chirurgie». La riforma regionale, sostengono i suoi detrattori, non farebbe altro che invertire il percorso nella provincia e dirottare i pazienti verso Catania. A preoccupare ulteriormente è la chiusura del punto nascita che verrà trasferito a Biancavilla. «Ma secondo i dati che ci dà l’azienda è Paternò quello più moderno e sicuro». Un centro completo, con sala parto e chirurgica nello stesso reparto, e non diviso come a Biancavilla, sostiene il sindacalista. «In questo momento, tutte le urgenze vengono dirottate qui».
In attesa del nuovo testo, i cittadini da stamattina sono in presidio. «Hanno aderito le 72 associazioni di volontariato di Paternò», afferma Salvo Pappalardo, presidente di una di queste, l’Anpas. «Abbiamo fatto un’assemblea e da oggi siamo qui, ci siamo dati dei turni». «Saremo qui tutto il giorno – gli fa eco Lopes – Martedì ci sposteremo in via Santa Maria la Grande», davanti la sede catanese dell’Asp. I cittadini in questi giorni si stanno coordinando attraverso la pagina Facebook Per l’ospedale di Paternò e contano sul sostegno del primo cittadino Mauro Mangano. «Sono molto contento del fatto che la città continui a mobilitarsi con passione in difesa dellospedale ha affermato il primo cittadino perché questo impedirà di spegnere i riflettori su un tema di enorme rilevanza». E Mangano, oltre a chiedere un incontro con il coordinatore sanitario del distretto ospedaliero etneo, Salvo Cali, i primari e i sindacati, rilancia: «Se la razionalizzazione è necessaria, allora pretendiamo che i reparti vitali per il nosocomio vengano non solo mantenuti, ma anche potenziati affinché diventino unità deccellenza».
[Foto di Per l’ospedale di Paternò su Facebook]