Grande musica alla festa di Radio Onda D’urto

“Hey you!!”. La voce di un energumeno della security con maglietta dalla scritta Piccadilly Circus ci blocca all’entrata del campo dove è adibita la festa di Radio Onda d’Urto, coi battenti ancora chiusi e meglio nota a tutti come S.eufemia. Questa sera ospita un duo d’eccezione: Giorgio Canali & Rossofuoco, ovvero il progetto del ex-chitarrista dei CSI, e gli Afterhours, gruppo principale della serata. Due parole magiche ad un’organizzatrice e siamo dentro. Troviamo Giorgio Canali impegnato nel soundcheck con i membri del gruppo in un’atmosfera amichevole da star al Roxy Bar quando ormai le saracinesche sono abbassate. Ci sono anche Manuel Agnelli e gli altri del gruppo nel backstage a lato del palco, seduti sul loro furgoncino Mercedes. Dopo qualche minuto tirano le tendine dei finestrini con fare un po’ snob e se ne vanno. Il counting down in francese di Canali conclude il controllo voce.

Alle nove e cinque i Rossofuoco appaiono sul palco e aprono il concerto su un cielo in tramonto e pochi spettatori sotto il palco. L’energia di 100000 e di Mostri sotto il letto comincia a scaldare l’atmosfera. Lo sguardo di Canali, in camicia rossa per l’occasione, scruta ipnotico le prime file mentre intona l’emozionante Questa è la fine. Lo show man del palco però è Luca Martelli, il batterista, che, mosso da una carica a dir poco spettacolare, cattura l’attenzione del pubblico con le sue braccia da dea Kali. L’intesa di quest’ultimo con il cantante spicca sul palco: sguardi complici e movimenti giocosi. Con Precipito le voci del pubblico, notevolmente aumentato, si fanno sentire. I pezzi si susseguono con rapidità a causa dei tempi ristretti. Claude Saut, la bassista, balla rapita dalle note di una melodia che non sembra il palpitare rock del suo basso. Unico neo dello spettacolo è la voce di Canali, un po’ meno aggressiva rispetto al cd, ma nonostante tutto coinvolgente. Un urlo dirompente di Luca nel bel mezzo di 1, 2, 3, 1000 Vietnam ci fa scatenare, chiudendo un’ottima performance di nove canzoni, davanti ad un pubblico indubbiamente colpito. Lo schermo a lato del palco proietta l’intervista in diretta di uno speaker di Radio Onda d’Urto a Giorgio Prette, il batterista degli Afterhours, che confessa la sua stima personale, prima ancora che professionale, per Canali.

L’oscurarsi dello schermo ci prepara all’entrata del gruppo. Appare il video di una ragazza mascherata in mezzo ad un campo, che inquietante chiede “hai paura del buio?”. Il primo ad entrare è Dario Giffo, il violinista, che si esibisce al piano e voce in un pezzo struggente. Successivamente fanno capolino gli altri membri della band, accompagnati da un’ospite d’onore alla terza chitarra, Greg Dulli, cantante dei Twilight Singers, presentato da Manuel come un fondamentale aiuto nella loro ultima opera, Ballata per piccole iene. I primi pezzi sono tutti del nuovo album, quasi a voler confermare l’evoluzione artistica del gruppo, forse invitandoci a non fossilizzarci sugli album vecchi. Ballata per la mia piccola iena ci fa cantare all’unisono, ma è sulle note di Rapace che il pubblico impazzisce e si lancia in un gran pogo che quasi ci fa credere di essere ad un concerto dei NOFX.

La malleabilità degli elementi sul palco ci sorprende: un camaleontico Greg Dulli al piano in Ci sono molti modi, un incazzato Dario Giffo solista in Dea, e chiaramente la voce ipnotica di Manuel che ci emoziona soprattutto quando accompagnata dal piano. L’attacco di Male di miele costringe quelli della security a tenere ferme le transenne. Con un gomito nel fianco e una borchia nella schiena continuiamo a saltare. Una piccola pausa dietro le quinte e si continua con hit di sempre (Sui giovani d’oggi ci catarro su) e pezzi più ricercati (Strategie) che fanno felici i fans di vecchia data. Richiamato sul palco a gran voce Manuel ritorna e ci ammalia con un assolo voce-chitarra in Non sono immaginario. Soddisfatto ringrazia il pubblico per essere così numeroso. La telecamera ci inquadra e ci rendiamo conto di essere tantissimi, sulle note di un pezzo come Quello che non c’è che ci da i brividi, meraviglioso come a volte ciò che sembra non è.

 

*articolo realizzato in collaborazione con il sito amico www.ilcibicida.com


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