Operazione del Ros dei carabinieri. Sotto la lente d'ingrandimento i nuovi assetti di Cosa nostra. Disposto il sequestro di nove ditte. Tra gli affari, oltre alla droga e il trasporto su gomma, anche i servizi cimiteriali nel calatino. Guarda il video
La riorganizzazione mafiosa tra Catania-Ramacca e Siracusa In manette 56. Mani dei boss su appalti a Caltagirone e Vizzini
La riorganizzazione della mafia tra Catania, Siracusa e il Calatino. Questo il cuore dell’indagine Agorà che questa mattina ha impegnato centinaia di carabinieri per la notifica di 56 misure cautelari. Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, traffico di droga, estorsioni, turbativa d’asta. Disposto anche il sequestro preventivo per nove società attive nel settore dell’edilizia, delle logistica e dei servizi cimiteriali. Il tutto per un valore di oltre 10 milioni di euro. L’indagine, nata nel 2016, è una prosecuzione dell’inchiesta Chaos.
L’officina di Salvatore Rinaldi sarebbe diventato il luogo d’incontro privilegiato per i summit di Cosa nostra. Una riorganizzazione, dopo l’inchiesta Chaos, che avrebbe coinvolto le articolazioni mafiose di Catania, Caltagirone, Ramacca, dove insiste una storica famiglia, e Siracusa. Dopo l’arresto del reggente Antonio Tomaselli i gruppi sarebbero riusciti a riorganizzarsi nonostante i forti momenti di conflittualità. A occuparsi della gestione delle estorsioni sarebbero stati lo stesso Rinaldi, ma anche Michele Lorenzo Squillaci, quest’ultimo referente del clan Nizza, Luigi Ferrini e Carmelo Renna, indicato come attivo nel quartiere Villaggio Sant’Agata. A capo della famiglia di Caltagirone ci sarebbe stato Gianfranco La Rocca, figlio dello storico capomafia Ciccio, deceduto nel 2020. La Rocca avrebbe intrattenuto rapporti criminali con alcuni imprenditori: Giuseppe e Gianfilippo Ciriacono, padre e figlio, Giuseppe Spitale e Salvatore Orefice. Tramite loro e con la complicità di alcuni dipendenti del
Comune di Caltagirone, il gruppo sarebbe diventato monopolista nel settore degli appalti. Per i magistrati i bandi di gara sarebbero stati modellati su misura per favorire le aziende, oggi finite tutte sotto sequestro.
Particolarmente significativa appare inoltre la vicenda relativa alla gestione dei
servizi cimiteriali nel Comune di Vizzini, scaturita dalla volontà di Gesualdo Briganti – gravemente indiziato di essere esponente di spicco del clan Nardo – di inserirsi nella gestione dell’appalto attraverso una società a lui riconducibile, ma in violazione di accordi risalenti nel tempo che attribuivano tale servizio, sebbene ricadesse in un’area di influenza del clan Nardo, alla ditta La Cutrera Onoranze Funebri, di fatto riconducibile a Gianfranco La Rocca. La questione sarebbe poi stata risolta a seguito di alcune interlocuzioni tra i vertici dei due gruppi mafiosi che avrebbero stabilito come la ditta riconducibile al boss calatino avrebbe continuato la gestione dei servizi, cedendo tuttavia una percentuale dei profitti al clan Nardo e a Cosa nostra catanese.
All’interno dell’officina di Rinaldi si sarebbe discusso anche dei rapporti tra la famiglia di Cosa nostra di Catania e quella di Ramacca. A quest’ultima sono riconducibili, secondo gli inquirenti, i nomi di Franco Compagnino e Alessandro Fatuzzo. Sullo sfondo, destinatario di misura cautelare, torna Pasquale Oliva, storico volto della mafia ramacchese già finito nei guai nell’indagine Iblis su mafia, politica e imprenditoria. Per quanto riguarda il clan Nardo è emersa l’attuale reggenza del clan e la sua composizione comprensiva dei referenti dei paesi limitrofi sotto il suo controllo, quali Francofonte e Vizzini. In particolare l’attuale reggente operativo sarebbe Antonino Guercio, subordinato solo a Giuseppe Furnò, il quale va qualificato come successore di Pippo Floridia, già reggente del gruppo nel 2016, come documentato durante l’indagine Kronos.
Santapaola e clan Nardo sarebbero stati in affari per il traffico di droga, ed è in questo ambito che emerge il ruolo di Tiziana Bellistri, anche per gli appalti. Nel mirino del Ros è finito l’appalto per la stazione ferroviaria di Lentini. Guercio e Rinaldi avrebbero imposto all’associazione temporanea d’imprese Consortile-Bicocca-Augusta, di cedere materiale ferroso, poi venduto, ma avrebbero imposto i servizi di guardiania al cantiere. Durante l’inchiesta è stato documentato il tentativo di estorsione alla società
Trasporti e Movimento Terra e Figeco, impegnate nell’esecuzione di lavori di pulitura, smaltimento di detriti e rifacimento degli argini sul fiume Dirillo. Nel mirino anche la ditta L.C. Costruzioni, impegnata nei lavori di risanamento della sovrastruttura stradale lungo la strada statale 124 Grammichele-Buccheri.
L’azione delittuosa avrebbe interessato anche il
settore dei trasposti su gomma da parte di Giuseppe Gentile – deceduto per cause naturali qualche giorno fa – il quale, attraverso il titolare della Ecotrasporti, avrebbe gestito una piattaforma logistica adibita a centro di raccolta degli agrumi che, dopo essere stati confezionati, venivano affidati in esclusiva per il trasporto, in considerazione della riconosciuta caratura criminale, a ditte di fatto riconducibili a Giuseppe Gentile – Logitrade, Tlog e Lg – e oggi sottoposte a sequestro preventivo. Tale monopolio avrebbe determinato un momento di forte attrito quando il titolare della Ecotrasporti si sarebbe opposto all’apertura a Francofonte di un’altra agenzia di trasporti da parte di tale Gregorio Luminario, soggetto vicino a Michele Schillaci, che senza il benestare e l’autorizzazione di Cosa nostra catanese, avrebbe intrapreso l’iniziativa imprenditoriale. La situazione di tensione sarebbe diventata evidente all’inizio di dicembre del 2018 quando Carmelo Gualtieri, titolare della ditta sopra citata avrebbe avuto una violenta colluttazione con Luminario. Per le lesioni subite era stato costretto a recarsi al Pronto soccorso dell’ospedale di Lentini. Il potenziale conflitto sarebbe poi stato ricomposto nel rispetto della tradizionale alleanza tra le due compagini mafiose, stabilendosi che Luminario avrebbe aperto l’agenzia, ma avrebbe dovuto corrispondere delle somme a entrambi i gruppi criminali.
I nomi delle persone coinvolte: Calogero Aquilino; Sebastiano Basso; Antonino Sebastiano Battaglia; Antonino Briganti; Salvatore Briganti; Gaetano Casciana; Vincenzo Castelli; Rosario Ciaffaglione; Giuseppe Ciriacono; Francesco Compagnino; Donatello Cormaci; Filippo Crisafulli; Giuseppe De Luca; Salvatore Di Liberto; Benedetto Distefano; Carmelo Fallara; Alessandro Antonio Fatuzzo; Salvatore Fazio; Luigi Ferrini; Giuseppe Furnò; Salvatore Giarrusso; Antonino Guercio; Giuseppe Midore; Nicholas Midore; Sebastiano Midore; Pasquale Oliva; Orazio Papale; Maurizio Pinzone Vecchio; Benito Privitera; Domenico Querulo; Salvatore Rannesi; Carmelo Renna; Salvatore Rinaldi; Gaetano Riolo; Gabriele Santapaola; Vincenzo Sapia; Lorenzo Michele Schillaci; Giuseppe Scuderi; Lorenzo Sgroi; Barbaro Stimoli; Matteo Vasta; Rosario Zagame.