Festa S.Agata patrimonio Unesco: la proposta della giunta «Riconoscimento che darebbe vero valore internazionale»

Rinsaldare il culto e la tradizione interne per poter giungere al traguardo dell’Unesco, che sarebbe un «fiore all’occhiello per quella che viene considerata oggi la terza festa popolare al mondo». Dopo la pulizia degli storici altarini di via Dusmet e della rotonda del Rotolo, due delle tante tessere che costituiscono il mosaico del culto e della devozione a Sant’Agata, in pochi giorni arriva un atto di indirizzo politico della giunta comunale che caldeggia la candidatura della festa della martire patrona di Catania a patrimonio immateriale dell’umanità. La giunta guidata dal sindaco facente funzioni Roberto Bonaccorsi in una delibera sottoscritta negli uffici di palazzo degli Elefanti con la presenza della segretaria generale Rossana Manno e del capo di Gabinetto del sindaco Giuseppe Ferraro. L’obiettivo di far annoverare la festa di Sant’Agata tra i beni Unesco, il cui busto reliquiario è stato ammirato dai fedeli solo lo scorso 18 maggio dopo i tre anni di pandemia, nasce da alcuni punti presi in considerazione dalla giunta e indicati nel documento. 

Un passaggio di cui si dice soddisfatta Mariella Gennarino, che dallo scorso 7 gennaio riveste il ruolo di presidente del comitato dei festeggiamenti. «È un sogno che ho dichiarato da quando mi sono insediata e ho ribadito nell’ultima conferenza – dichiara Gennarino a MeridioNews – Sarebbe il valore aggiunto a una festa già maestosa. Attorno a Sant’Agata c’è un mondo che orbita, che col riconoscimento nel registro ai beni immateriali andrebbe ulteriormente valorizzato. Inoltre, si punterebbe maggiormente sul turismo religioso. Parliamo di un busto reliquiario, non di un simulacro: questo aggiunge preziosità». Nella delibera da cui scaturisce l’atto di indirizzo, la festa di Sant’Agata «rappresenta uno dei momenti di devozione più intensi della Cristianità», l’evento religioso – si legge – «più partecipato d’Italia, il secondo in Europa e il terzo nel mondo. Un poderoso fattore di coesione umana e civile che descrive una continuità millenaria della Città di Catania». 

Una festa dove – illustra ancora la delibera – «si intrecciano fattori religiosi, leggendari, antropologici, teologici capaci di tradursi in arte, letteratura, musica, elaborazione artigianale, abilità, ingegno, creatività, saperi e tradizioni tramandati nel tempo». Se questo passaggio si concretizzasse, la festa della martire catanese, già nel registro delle Eredità immateriali della Regione Siciliana dal 2017, andrebbe a inserirsi tra i patrimoni Unesco delle città tardo barocche della Val di Noto – di cui fa parte anche Catania – e dell’Etna. Il procedimento verso il l’obiettivo è già in culla da mesi. «Il sostegno della giunta ci rende soddisfatti – prosegue la presidente – È un’apertura verso un iter che già stiamo seguendo. Stiamo producendo l’incartamento, curato anche dall’ex soprintendente ai Beni culturali Rosalba Panvini, che fa parte del comitato. Questo riconoscimento darebbe definitivamente un significato internazionale alla festa». Una vetrina mondiale che farebbe di Sant’Agata l’osservata speciale nel panorama dei patrimoni dell’umanità. 

«Tanti non hanno ancora inteso la potenzialità e l’importanza della festa – osserva Gennarino – Nonostante sia già seguita da tantissime persone in Italia e nel mondo. Questo riconoscimento porterebbe, inoltre, ancora più presenze». Al possibile incremento di turisti, un evento ancora più esposto al panorama mondiale potrebbe anche favorire l’ordine e la sicurezza spesso al centro delle cronache dei festeggiamenti. In qualche frangente lo scorso 5 febbraio Gennarino venne contestata da alcuni devoti col sacco bianco per la scelta – assunta per volontà delle istituzioni – di non esporre Sant’Agata ai fedeli, ma di svelare il busto reliquario soltanto in occasione della prima messa del mattino, con la cattedrale aperta alle autorità. I devoti hanno partecipato alle messe senza però avere davanti la Santa. Il motivo era legato all’emergenza Covid. «Dopo l’ostensione di maggio, adesso stiamo lavorando per la festa di agosto – conclude Gennarino – Stiamo cercando di riportare in strada le candelore, altro aspetto storico fondamentale della festa e segno di allegria. Devo dire che a febbraio, ho assistito a una manifestazione ordinata e disciplinata, per quello che ho potuto constatare. Adesso ce la metteremo tutta per il riconoscimento Unesco, che proveremo a ottenere già dal prossimo anno».


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