Dopo l'appello estivo del sindaco Giusi Nicolini, sull'isola sono arrivati centinaia di libri. Da catalogare e ordinare per renderli fruibili. Così alcune società di studi nazionali hanno deciso di lanciare una raccolta fondi per attivare un contratto a progetto di minimo otto mesi per un giovane o a una giovane lampedusani. «Un gesto simbolico ma concreto dal mondo accademico che non vive chiuso in una torre d'avorio», spiega Antonio Pioletti, docente di Unict e presidente della società italiana di Filologia romanza. In un Paese dove cultura non fa rima con politica
A Lampedusa serve ancora un bibliotecario Gli enti culturali attivano una sottoscrizione
«Lampedusa non ha né una biblioteca né un negozio dove poter acquistare libri. Voi ci vivreste mai in una città dove non è possibile comprare dei libri? Io non credo!». Scriveva così, ad agosto, Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, per ricordare a tutta Italia una delle carenze di un’isola sempre più di frontiera. Dall’estate a oggi, l’appello della prima cittadina ha scatenato un crescendo di solidarietà che ha portato a Lampedusa centinaia di volumi. Così, l’isola, avrà la sua biblioteca. Ma a mancare è ancora il suo bibliotecario, fanno notare la società di Linguistica italiana, la società italiana di Filologia romanza, lassociazione per la Storia della Lingua italiana, il centro di studi filologici e linguistici siciliani e la società internazionale di Linguistica e Filologia italiana. Che hanno lanciato una sottoscrizione per permettere a un giovane o a una giovane lampedusani di lavorare per almeno un anno alla catalogazione e all’ordinamento dei volumi offerti dai cittadini di tutta Italia e non solo.
Un’iniziativa concordata con Nicolini e di cui si fa garante il centro di studi filologici e linguistici siciliani che gestirà la parte amministrativa. L’idea è quella di raccogliere almeno diecimila euro per attivare un contratto a progetto della durata di minimo otto mesi. «Si tratta di un inizio e di un modo per dare un segno di solidarietà a Lampedusa – spiega Antonio Pioletti, docente dell’ateneo di Catania e presidente della società italiana di Filologia romanza – La sottoscrizione è partita da pochi giorni e già due società scientifiche hanno disposto un versamento: quella che presiedo e la società universitaria di studi di Lingua e letteratura francese. Oltre ai singoli, ovviamente». Tutto nasce proprio dalla sottoscrizione lanciata mesi fa per acquistare nuovi volumi da spedire sull’isola. E la nuova raccolta fondi è sembrata ai presidenti degli enti di cultura promotori la sua naturale evoluzione: «In quanto uomini di cultura, insegnanti e intellettuali, questa è la nostra funzione».
«Si tratta di un gesto simbolico perché è chiaro che i problemi di Lampedusa sono ben più complessi – continua Pioletti – Ma è anche un gesto concreto del mondo accademico che non vive chiuso in una torre d’avorio». E che sceglie di fare da sé in un settore, la cultura, bistrattato dalla politica. «C’è una forte latitanza della classe dirigente e dello Stato, ma secondo me bisogna operare a due livelli – spiega la sua opinione il docente – Uno della progettualità politica, sperando che ci sia qualcuno che inverta la rotta italiana nel campo della cultura, e l’altro è il non arrendersi alla passività, ma sviluppare le reti di solidarietà come questa. Piccola, ma significante».
Per aderire alla sottoscrizione, basterà effettuare un versamento utilizzando l’Iban del centro di studi filologici e linguistici siciliani: Unicredit (Bando di Sicilia) Palermo – via Roma 404, ag. 22 – IT69T0200804624000300011160. Causale: per la Biblioteca di Lampedusa.