Il Governo nazionale sceglie sette città da cui partire. Tra queste non c'è Messina, seconda solo a Genova in quanto a rischi, e non ci sono altre città siciliane, come non ci sono altre città del Sud. Secondo il Ministero dell'Ambiente la colpa sarebbe della Regione
700 milioni per il dissesto idrogeologico Non c’è un euro per la Sicilia
La Sicilia può attendere. A giudicare dalle decisioni del Governo nazionale in tema di prevenzione di dissesto idrogeologico, la nostra regione non corre rischi.
Non c’è, infatti, una sola città siciliana nella lista delle emergenze stilata dall’esecutivo Renzi per cui, come leggiamo sul Sole24Ore, sono stati stanziati quasi 700 milioni di euro (689,7), come primo stralcio urgente del piano da 9miliardi di euro per il 2014-20020 annunciato la scorsa settimana dal sottosegretario, Graziano Delrio, ma che al momento resta del tutto teorico.
Nella lista ci sono Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Roma e Cagliari. Brilla l’assenza di Messina, che secondo Legambiente è la seconda città più a rischio d’Italia, dopo Genova. Ma non ci sono neanche Palermo, Agrigento o Catania o altre città del Mezzogiorno. Tutte aeree che secondo gli esperti, sono ad alto rischio e che necessiterebbero di interventi immediati.
Eppure, per il Governo Renzi, non sono così urgenti. Ma è solo colpa del solito esecutivo nazionale che ignora il Sud e le sue esigenze?
Secondo fonti del Ministero dell’Ambiente, non è così. La Regione siciliana non avrebbe segnalato nessuna emergenza. E’ difficile da credere, anche se non del tutto inverosimile.
Per la cronaca, lo stralcio per le sette aree individuate, al momento può contare su 116 milioni. Per la restante parte, il Governo si sta attivando per reperire risorse dai fondi strutturali (magari quelle destinate al Sud a cui Delrio ha già scippato 4 miliardi di euro) e da finanziamenti della Banca europea per gli investimenti .
Tra gli interventi considerati più urgenti quelli sul Bisagno (Genova) cui andranno 146 milioni, il Seveso (Milano) per cui sono stati stanziati 145 milioni e l’Arno (Firenze) con 75 milioni.
Risorse che saranno stanziate in varie tranche, ma già con la prima, i lavori potranno comunque partire.
Le altre aree a rischio, come detto, dovranno attendere e non si sa quanto.