Regia: Zack Snyder
Sceneggiatura: Zack Snyder, Michael Gordon
Durata: 01:57
Cast: Gerard Butler, Lena Headey, David Wenham, Dominic West, Vincent Regan, Rodrigo Santoro, Andrew Tiernan, Andrew Pleavin
Effetti speciali: Jeremy Hunt, Richard Martin, Ray Mcintyre jr. Paroo, Kirsty Millar, Jake Morrison, Colin strause Gewirtz, Greg Strause Hill, Stephan Trojansky
Scenografia: James d. bissell Shore
Montaggio: William Dreville
Musiche: Tyler Bates
Fotografia: Larry fong
Distribuito da Warner bros. Italia
3 mesi di produzione, 60 giorni di riprese in interni su sfondo blu, 1 anno e mezzo di post-produzione grafica. Campione di incassi negli Stati Uniti (130 milioni di dollari in sole 2 settimane), e, a giudicare dalle cifre relative al primo weekend di programmazione, anche in Italia. Un regista quasi esordiente (solo innumerevoli video musicali e spot pubblicitari, più, eventualmente, “L’alba dei morti viventi”, nel curriculum di Zach Snyder) e un cast di semi-sconosciuti. Questi gli inattaccabili dati di fatto. Ma per poter apprezzare il liberissimo adattamento della battaglia delle Termopili (480 a.C. : Leonida, re di Sparta, guida un contingente di soli 300 uomini a difesa del passo montuoso delle Termopili, dove ben un milione di persiani, con a capo Serse figlio di Dario, attacca per soggiogare la Grecia al proprio impero) è d’obbligo partire da un presupposto fondamentale: è il graphic novel di Frank Miller (già autore, in coppia con la moglie Lynn Varley, dell’altro fumetto altrettanto noto per essere passato al grande schermo, “Sin City”), e non la Storia con la S maiuscola, la vera fonte di ispirazione del lungometraggio, tant’è che sono i conoscitori dell’opera a fumetti i primi fan del film. Ed è legittimo parlare di fedeltà assoluta, purché sia chiaro, del film al fumetto.
“Non c’è nemmeno un’oncia di realismo nel film, che del fumetto di Miller mantiene anche la grafica anti-naturalista: il che, paradossalmente, lo rende mediaticamente vulnerabile, perché è facile (oltre che stupido) applicare alle fiabe i dettami del ‘politicamente corretto’. ‘300’ è una fiaba moderna, violenta come le fiabe antiche. Ed è un bel film, checché ne dicano gli ayatollah.” scrive Dario Zonta su ”L’Unità”. Già, perché a detta del capo di Stato iraniano Mahmud Ahmadinejad e di Jawad Shamkaderi (presidente del dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo iraniano) “il film è offensivo nei confronti della civiltà persiana e dunque di quella iraniana che da essa discende, gli americani vogliono falsificare la storia con un film fornendo un’immagine barbara dell’Iran, e in nome di una guerra psicologica globale alla cultura iraniana stanno cercando di impedire lo sviluppo della nostra nazione”.
Poco importa, dunque, se ogni cosa, nel film, è al suo posto. Poco importa se il cast (dal valoroso Leonida di Gerard Butler al Serse sopra le righe di Rodrigo Santoro, dall’intensa Gorgo di Lena Headey al malvagio Terone di Dominic West) è del tutto azzeccato, se quel particolare procedimento denominato ‘crush’ (attraverso il quale viene intensificato il nero dell’immagine e accentuata la saturazione del colore per modificarne il contrasto) conferisce alla fotografia un tono evocativo ed originale, se le scene di violenza e perfino quell’unica scena di sesso coniugale non sono mai gratuite ma al contrario appaiono quasi imprescindibili anche agli occhi dello spettatore meno accondiscendente. Cosa volete che importi se la colonna sonora firmata Tyler Bates (già collaboratore di Snyder ne “L’alba dei Morti Viventi”) ricama sonorità dense ed esemplari ed enfatizza pochi ma puntuali silenzi, o se la regia a tratti maestosa a tratti (meno frequentemente) mite e delicata è un tributo alle tavole-capolavoro di Miller e un inno all’eroismo e al sacrificio, se Snyder ci tiene a sottolineare che è un fantasy che si era proposto di creare e non un film storico, se stando alle sue testuali parole “Leonida è un folle, pur dimostrando un coraggio eccezionale, mentre Serse e i suoi ambasciatori sono uomini di grande intelligenza e diplomazia. Il vero cattivo del film è Terone, il consigliere spartano, che tradisce la regina e vende Sparta.” ? Se “300” riesce nell’intento di emozionare il pubblico in sala e di intrattenerlo rivelandosi un grande spettacolo (che poi, più o meno, suole essere l’intento di ogni produzione cinematografica, hollywoodiana e non), se è un film bello da vedere e da ascoltare, se induce alla riflessione su quel genere di eroismo che è ormai d’altri tempi e mette addosso allo spettatore sprovveduto la voglia di riaprire il libro di storia antica per sapere come è andata veramente, beh, tutto ciò ha un peso irrilevante. Ciò che conta è dare risalto alle incongruenze, alimentare le polemiche ché l’obiettivo è senz’altro una nuova crociata e concludere senza esitazione che il beneficio del dubbio, quello no, alle solite americanate non lo si può proprio concedere.
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