13 marzo 1861: la resistenza di Messina contro la truffa dell’Unità d’Italia

PERCHE’ OGGI E’ IMPORTANTE RICORDARE IL GRANDE IMBROGLIO DEL RISORGIMENTO CHE ‘INTRAPPOLO’ LA SICILIA NEL FALLIMENTARE REGNO DI SAVOLIA CON I MERCENARI UNGHERESI SPACCIATI PER ‘PATRIOTI’

Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ricordano che, il 13 marzo del 1861, dopo un’eroica resistenza, si arrese alle truppe del Generale Enrico CIALDINI la guarnigione duo-siciliana della Cittadella di MESSINA, che il giorno 14 avrebbe lasciato definitivamente la posizione.

Ciò avveniva alla vigilia della proclamazione del Regno d’Italia, che sarebbe stata proclamata a Torino il giorno 14, appunto. Ed avveniva a distanza di circa cinque mesi dall’effettuazione del discusso PLEBISCITO del 21 ottobre del 1860, delegittimandolo ulteriormente.

E’ doveroso fare rilevare che, a quella data, erano già in corso, dalla Sicilia agli Abruzzi, numerose azioni di guerriglia contro l’occupazione dei territori dell’ex Regno delle Due Sicilie da parte delle truppe del Regno Sabaudo di Vittorio Emanuele II. Ed erano in corso tante rivolte popolari, che si sarebbero protratte per tutto il decennio successivo ed anche oltre. Anche in Città e Paesi che la retorica risorgimentalista classifica come promotrici dell’Unità d’Italia. Ad iniziare da Marsala.

Le rivolte in questione venivano represse con inaudita violenza, spesso con l’uso dell’Artiglieria, con STRAGI, con rappresaglie, con distruzioni ed incendi e con internamento dei ribelli prigionieri in appositi LAGER. Non mancavano sistematiche distruzioni delle fonti e delle attività produttive e spesso anche delle risorse naturali per le popolazioni dei Paesi e delle Città ribelli.

Fondamentali, nelle azioni di repressione e di rappresaglia, furono le migliaia di MERCENARI UNGHERESI, inquadrati in un’apposita “LEGIONE” e già utilizzati da Garibaldi nella cosiddetta “Impresa dei Mille”. Una vera “VERGOGNA”, sulla quale la Storiografia Ufficiale sorvola.

Ed è appena il caso di ricordare anche che Vittorio Emanuele II fu proclamato “Re d’Italia” – sempre dal Parlamento di Torino – soltanto il 17 marzo del 1861, legittimandosi, anche formalmente. E’ noto, infatti, che il titolo di “Re d’Italia” era stato abusivamente “spacciato” per valido, in tante operazioni militari, amministrative e politico-istituzionali, sin dal mese di maggio del 1860. Ed, in particolar modo, l’ABUSO fu compiuto spesso e volentieri dallo stesso Giuseppe GARIBALDI.

L’FNS “Sicilia Indipendente” farà di tutto affinché la ricorrenza del 153° anniversario della RESA della CITTADELLA di MESSINA e della fine di una resistenza eroica, venga vissuta, senza retorica, come un momento prezioso di recupero della nostra memoria storica e, soprattutto, come momento importante per dare corso ad una decisa rivendicazione del DIRITTO ALLA VERITA’, come diritto fondamentale del Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana.

Ed è, altresì, una preziosa opportunità per esprimere solidarietà – nella MALA SORTE – al Popolo della NAPOLITANIA, con il quale, superate le divergenze, si raggiunse, dopo il 1860, una comune strategia nella lotta per la libertà, contro l’oppressione del Regno d’Italia e per la riconquista delle perdute indipendenze.

Una “lotta”, questa, che (pur mantenendo le rispettive peculiarità), con metodi non violenti, i Popoli della Sicilia e della Napolitania devono oggi riprendere con maggiore determinazione che non nel passato, perché è sempre valida ed attuale nei princìpi, nei valori, nelle prospettive di un futuro migliore in Europa, nel Mediterraneo e nel Mondo.

 

Giuseppe Sciano

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