Cassazione conferma sequestro della nave Iuventa Ong tedesca: «Ricorso alla Corte europea dei diritti»

La Cassazione ha confermato il sequestro della nave Iuventa e ha respinto il ricorso dei legali della ong tedesca Jugend Rettet, proprietaria dell’imbarcazione ferma nel porto di Trapani dall’agosto 2017. Secondo la magistratura di Trapani, l’organizzazione non governativa avrebbe favorito l’immigrazione clandestina in collusione con gli scafisti. «Siamo devastati, ma combatteremo per il diritto di soccorrere persone in pericolo in mare – commenta la ong su Twitter – Dovremo considerare di ricorrere alla Corte europea per i diritti umani».

Al momento la Procura di Trapani ha chiesto e ottenuto il sequestro, ma non è noto chi siano gli indagati. La Cassazione si è espressa dopo il ricorso dei legali della ong. «Sin dall’inizio – spiega a MeridioNews l’avvocato Leonardo Marino – sosteniamo che la competenza sia dello Stato di cui la nave batte bandiera, e non di quello italiano. E che quindi la Procura di Trapani non fosse legittimata a eseguire il sequestro. La Cassazione, che ricordiamo non entra nel merito delle accuse, evidentemente non ha riconosciuto il motivo del nostro ricorso, ritenendo che la giurisdizione sia dell’Italia». I legali aspettano dunque di leggere le motivazioni per valutare le prossime mosse. 

Le indagini di Trapani partono dalla denuncia di due dipendenti dell’agenzia di sicurezze Imi Security Service, Pietro Gallo e Lucio Montanino, imbarcati sulla nave Vox Hestia di Save the children. Sono loro i primi a segnalare anomalie nelle fasi di soccorso in mare. A puntare il dito contro la Iuventa è anche Stefano Spinelli, un medico che fa parte della onlus Rainbow for Africa che partecipa alle missioni a bordo della nave della ong tedesca. Dopo queste segnalazioni viene infiltrato un agente dello Sco a bordo della nave di Save the children, Vox Hestia. È lui che, a partire dal 19 maggio del 2017, racconta e fotografa il recupero da parte degli esponenti della ong Jugend Rettet di tre imbarcazioni utilizzate dai migranti soccorsi, che, una volta vuote, sarebbero state trainate dall’organizzazione tedesca verso le acque libiche, «consentendone – scrive il Tribunale di Trapani – il recupero ad opera di alcuni soggetti che si trovavano già all’altezza di quelle acque».

Per i responsabili della ong tedesca che chiedono che la nave venga dissequestrata, si tratta però di «dichiarazioni contrastanti» e «immagini decontestualizzate». È settembre quando organizzano una conferenza stampa in cui ribattono punto su punto a tutte le accuse. Secondo il portavoce della Ong tedesca, a dare il via alle indagini sono state le dichiarazioni di due operatori «legati a gruppi di estrema destra italiana che hanno riportato informazioni errate ai servizi segreti».Sono loro anche a occuparsi di fare una ricostruzione della cronologia e a sottoporla all’attenzione dei giudici.

Chi difende Jugend Rettet è il documentarista Michele Cinque, che ha seguito per oltre un anni gli attivisti per produrre un film, Iuventa, che sarà presentato in prima mondiale al Biografilm – festival cinematografico internazionale dedicato alle biografie e ai racconti di vita che si svolgerà a Bologna dal’1 al 24 giugno. «È paradossale che durante una crisi umanitaria di tali proporzioni – dice – dopo otto mesi di sequestro preventivo e ancora nessuna accusa mossa ai giovani della Jugend Rettet e dopo il dissequestro della Proactiva, la Iuventa rimanga ferma nel porto di Trapani. Solo nell’ultimo weekend sono stati salvati oltre 1400 migranti che hanno scelto di tentare la roulette russa del Mediterraneo pur di scappare dalla Libia, Paese in cui la stessa Onu ha riconosciuto gravissime violazioni dei diritti umani, e non si conoscono i numeri esatti di chi ha perso la vita in mare nelle ultime ore in seguito all’ennesimo naufragio al largo di Sabratha. Pur essendo una fase indiziaria del processo, in quanto l’indagine della procura di Trapani è ancora in corso, per chiunque conosca la situazione nel Mediterraneo centrale è scontato che ci sia bisogno della Iuventa e delle altre navi delle Ong per far fronte all’emergenza in mare ma anche per testimoniare cosa sta succedendo laggiù».


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