Forestali, il punto a tre mesi dalla stagione antincendio Sindacato: «Passi avanti, ma ora reintegro condannati»

«Con Crocetta avremmo dovuto fare sette scioperi per ottenere un incontro, stavolta siamo stati invitati». Dopo anni di scontro frontale con il governo regionale, lo stato d’animo tra i forestali, quando mancano meno di tre mesi all’inizio del periodo clou della loro attività, sembra essere migliorato. Questa mattina, i rappresentanti dei sindacati del comparto saranno ascoltati in commissione Attività produttive all’Ars. «Un segnale di apertura – commenta Maurizio Grosso del Sifus -. Speriamo si prosegua su questa strada». Giudicare l’operato di un governo dopo meno di cinque mesi di vita e quando ancora non ha attraversato l’estate e le sue problematiche in fatto di incendi, è avventato. Qualche passo avanti, però, sembrerebbe essere stato fatto. «Il giudizio finora è sostanzialmente positivo – continua Grosso -. Certo, bisogna capire cosa conterrà la legge finanziaria per stabilire quanto questa giunta faccia sul serio». 

Intanto la decisione, presa a fine anno, di svincolare la gestione delle attività nei boschi dalle limitazioni previste dall’esercizio provvisorio sembra avere dato i primi risultati. «Rispetto all’anno scorso i dispositivi di protezione individuale (Dpi) sono stati revisionati e ripristinati, così da garantire per tempo la sicurezza dei lavoratori – commenta Gaetano Guarino, funzionario del Corpo forestale in servizio nel Palermitano e delegato Cgil -. Stesso discorso vale per i flabelli, usati per spegnere i roghi dai seimila operai che verranno assunti a metà giugno in concomitanza con l’inizio della stagione antincendio». Buone notizie anche dal parco mezzi, dopo che l’anno scorso le attività partirono a rilento anche a causa dei ritardi nella revisione delle vetture. «Siamo in vantaggio rispetto al 2017, ma bisogna ricordare che rimaniamo con parte dei mezzi vecchi, e per questo esposti a improvvisi guasti, senza contare che quelli danneggiati l’estate scorsa non sono stati rimpiazzati». Questi passi avanti non consentono comunque di prevedere una concreta riduzione dei danni ogni anno causati dagli incendi. «Cose da fare ce ne sono ancora molte. Dall’impegno che i Comuni devono mettere nel fare rispettare le ordinanze che impongono la pulizia dei terreni prima dell’inizio della stagione antincendio ai lavori di preparazione dei boschi, a partire dai viali parafuoco», conclude Guarino.

A occuparsi della delimitazione delle aree di propagazione delle fiamme dovrebbero essere i circa 15mila addetti alla manutenzione delle zone boschive. Gli stessi che, negli ultimi anni, sono entrati in polemica diretta con i vertici politici della Regione per i ritardi nelle assunzioni. Quest’anno, però, le cose potrebbero cambiare. «Potremo iniziare ad assumere gli operai a partire da metà aprile – dichiara il dirigente generale del dipartimento Sviluppo regionale e territoriale, Mario Candore -. Farlo adesso? Non avrebbe senso. È ancora presto, considerate anche le condizioni climatiche attuali».

Chi guarda con attenzione a ciò che verrà fatto è il Sifus, tra i sindacati più critici dello scorso governo. Fino ad arrivare al punto di presentare esposti contro gli allora assessori al Territorio e all’Agricoltura, Maurizio Croce e Antonello Cracolici. «L’anno scorso c’è stato chi ha detto che i viali parafuoco sono una cosa inutile – ricorda Grosso -. Adesso le cose sembrano diverse, ma noi vogliamo un impegno serio, che vada oltre gli annunci. Per questo oggi faremo alcune precise richieste. La prima riguarda l’abolizione del tetto delle giornate lavorative per gli operai (attualmente divisi tra 78isti, 101isti e 151isti, ndr). Questo non significa chiedere più risorse, ma creare le condizioni per cui, nel caso dovessero in futuro rimanere residui di bilancio spendibili nel settore o arrivare risorse dall’Ue, gli operai possano lavorare di più, in un settore che, dati alla mano, necessità di attenzione». 

Tra i desiderata di Sifus, infine, anche una proposta che sicuramente farà discutere. «Chiediamo il reintegro di quegli operai licenziati perché condannati dalla giustizia – ribadisce -. Sono circa un centinaio. Se hanno scontato la pena, è giusto che venga data loro la possibilità di tornare a lavorare. Se no significa dire alle persone che per vivere devono stare nell’illegalità». Il discorso comprende anche per quelli condannati per mafia, contro i quali Crocetta ha condotto una personale battaglia. «Sono una piccola parte di quelli licenziati – conclude il sindacalista -. Ma anche per loro chiediamo il reintegro nel momento in cui hanno scontato la condanna. La pena dovrebbe servire a rieducare».


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