Il Dalai Lama a Messina, cittadinanza in dubbio Accorinti: «Resistenze mai viste in tutto il mondo»

«Per me possono diventare normali, cose che sono eccezionali. Come portare il Dalai Lama in Sicilia, dopo ben 21 anni». Parla con grande entusiasmo e in modo diretto Renato Accorinti, sindaco della città metropolitana di Messina, che ha organizzato la due giorni Sua Santità il XIV Dalai Lama a Taormina e Messina, in programma sabato 16 e domenica 17 settembre.

«Se stimo a tal punto il Dalai Lama – chiarisce subito durante la conferenza stampa di questa mattina il sindaco, pantaloni di lino, sandali e l’immancabile maglietta Free Tibet – non è per una questione religiosa, ma perché condivido il pensiero che solo l’affetto della famiglia, l’educazione scolastica e la cultura possono stimolare le coscienze e renderle più evolute». Ed è anche compito di un primo cittadino lavorare in questo senso. «Oltre a occuparmi di strade, autobus e servizi sociali sento il dovere di dare un sussulto a tutti noi, per cercare di cambiare gli animi. Tutti cercano sempre un nemico con cui prendersela – continua – ma gli unici che esistono li abbiamo dentro di noi e sono l’ego e l’ignavia». Diventa importante, dunque, anche intraprendere un cammino interiore, che possa trasformare la comunità in cittadini veri, che non si girano dall’altra parte di fronte alle ingiustizie e partecipano alla vita collettiva.

«Portare tra la gente personaggi forti come Ghandi, Martin Luter King, Nelson Mandela, Madre Teresa di Calcutta, ma anche Papa Francesco (invitato all’evento) e, appunto, il Dalai Lama, serve a dare un indirizzo e scuotere le coscienze. Non lo faccio di certo per me, che ho avuto la fortuna di incontrarlo una decina di volte, persino nel suo monastero, ma per condividere questa grande opportunità con i cittadini messinesi e siciliani».

Due gli appuntamenti in programma, durante i quali verranno affrontate delle tematiche precise. Il discorso di sabato al teatro antico di Taormina verterà sulla pace e l’incontro tra i popoli, mentre domenica, al teatro Vittorio Emanuele di Messina, al centro dell’attenzione verranno posti l’educazione e il controllo della mente, la forza più grande che l’uomo ha per cambiare le coscienze.

Dieci euro il prezzo del biglietto standard, trenta per i posti più vicini. «Sono simbolici, servono per pagare le spese del viaggio e dell’organizzazione e se ci sarà qualcosa in più sarà destinata a Dharamsala, il villaggio al nord dell’India che ho visto con i miei occhi, dove vivono tanti bambini tibetani, lasciati dalle mamme che attraversano l’Himalaya per permettere loro di mangiare, studiare e avere un futuro». E se domenica il premio Nobel per la pace verrà premiato all’interno dell’iniziativa Costruttori di pace, giustizia e nonviolenza, è ancora in forse il conferimento dell’onorificenza della città metropolitana di Messina. «Il consiglio comunale non si è espresso a riguardo e non è mai successa una cosa del genere in tutto il pianeta – commenta Accorinti con amarezza -. Se fossi stato al loro posto e mi avessero portato Mandela, di certo gli avrei stretto la mano e non sarei stato un ostacolo».

Ma perché proprio il Dalai Lama? «Non sono buddista, nonostante la maglietta Free Tibet che indosso da quando sono sindaco, che rappresenta simbolicamente un riconoscimento a una terra e a una nazione che da quasi 70 anni soffre a causa dell’invasione cinese, che ha ucciso su circa sei milioni di abitanti – quanto tutta la Sicilia per intenderci – un milione e duecentomila persone, oltre ad aver distrutto seimila monasteri». C’è chi lo capisce e chi pensa sia una fesseria. Secondo Accorinti a dimostrare che a Messina c’è chi ha capito il suo messaggio, c’è l’iniziativa RipuliAmo Messina, in cui tanti studenti si riuniscono volontariamente per pulire la città. «Se avessi la bacchetta magica, non la userei – sottolinea il sindaco – perché non mi interessa cambiare la situazione trovando, per dire, due miliardi di euro a terra. La città cambia se cambiano i cittadini. Insieme alle istituzioni».

Infine un passaggio sulle storiche resistenze della Cina verso tutti coloro che sposano la causa del Tibet. «Sui diritti umani non mi piego e nonostante l’ambasciata cinese sia contraria a questa visita, non mi sono lasciato intimorire. Questo ricatto che la Cina fa ai governi e ai Comuni con me non attacca, non possono dirmi chi devo o non devo invitare a casa mia».  


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