Mari, verso una nuova estate senza depuratori Dove si corre il rischio fare un tuffo tra i liquami

Oltre 220 infrazioni, più della metà dei Comuni coinvolti e la consapevolezza per decine di migliaia di persone di tuffarsi in acque che di limpido hanno ben poco. Con macchie marroni, bollicine di dubbia origine e, in alcuni casi, anche cattivi odori. Questa in sintesi la situazione dei mari siciliani per quanto riguarda lo stato di depurazione dei reflui prodotti dai cinque milioni di abitanti, ai quali nella stagione estiva vanno aggiunti i turisti che scelgono l’Isola per il cibo, il sole, le bellezze naturali e, appunto, il mare. 

Le coste siciliane infatti, nonostante le sette bandiere blu assegnate nei giorni scorsi, rimangono al centro di uno dei problemi più seri e al contempo sottovalutati: il cattivo stato e in molti casi l’assenza degli impianti di depurazione. E questo nonostante nell’estate 2012 una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) dava via libera a oltre un miliardo e 600 milioni di euro per interventi nei settori della depurazione e della bonifica di discariche. Di tale somma, la Sicilia avrebbe beneficiato di circa un miliardo da utilizzare in 96 progetti. A distanza di cinque anni, questo fiume di denaro è rimasto pressoché inutilizzato mentre a essere scattate via via sono state le multe che l’Unione europea prevede in caso di inadempienze. Un salasso quotidiano che per l’Italia, a fine 2016, è stato quantificato in circa 347mila euro giornalieri.

D’altra parte il nostro Paese è andato incontro ad altre tre infrazioni comunitarie dall’inizio degli anni Duemila. E così, mentre per la risoluzione dei mille intoppi burocratici e politici – in diversi casi le amministrazioni dei Comuni capofila non sono stati capaci di individuare le aree in cui sarebbero dovuti sorgere i depuratori – si è passati dai commissari regionali voluti da Matteo Renzi – per la Sicilia, l’assessora all’Energia Vania Contrafatto – al commissario unico individuato da Paolo Gentiloni in Enrico Rolle, quel che è certo è che anche per questa estate fare il bagno a mare comporterà un certa percentuale di rischio. Non sono rari i casi di presunte intossicazioni derivanti dal contatto con acque inquinate. Nel ferragosto di due anni fa, per esempio, furono decine le persone costrette a ricorrere alle cure dei medici per improvvisi attacchi di dissenteria dopo essere stati sulla spiaggia di Fondachello, a Mascali.

Proprio la costa ionica, da tempo è oggetto dell’attenzione del Movimento 5 stelle, con l’ennesima denuncia riguardante «lo sversamento di liquami non depurati» dall’impianto che serve i Comuni di Taormina, Giardini, Letojanni e Castelmola. I pentastellati, in tal senso, hanno divulgato un video in cui si vede confluire gli scarichi non depurati dall’impianto di Caltabiano nel corso d’acqua che sfocia in mare «Abbiamo presentato numerosi atti parlamentari ed esposti affinché la Regione si interessasse della vicenda, ma ad oggi ha solo fatto orecchie da mercante. La verità è che in questo Paese le cose si muovono solo quando accadono i disastri», ha dichiarato il deputato Alessio Villarosa. Il caso del depuratore di contrada Pietre Nere è però soltanto uno dei tanti. Scendendo a sud, per esempio, ci si imbatte in quello di Mascali, in provincia di Catania, considerato inadeguato al trattamento della quantità di liquami prodotti. Da quelle parti accade infatti che specialmente in estate parte dei reflui finiscano direttamente nel torrente Macchia, con i bagnanti che si immergono a poca distanza dalla sua foce.

Sulla costa orientale dell’Isola spicca poi la situazione di Marina di Acate, in provincia di Ragusa, dove il sindaco Francesco Raffo a inizio mese è ritornato a fare sentire la propria voce affinché si sblocchi il finanziamento per il depuratore di contrada Canale. «Un impianto degli anni Sessanta che risulta essere stato inserito tra i Comuni sanzionati per carenza di funzionamento», ha detto il primo cittadino, ricordando che «nel luglio del 2014 è stato posto sotto sequestro in quanto non venivano rispettati i parametri di legge». A quella misura preventiva seguirono lavori prescritti dall’Arpa che però non hanno portato a «risultati soddisfacenti».

Parlando di sequestri, è inevitabile ricordare quanto accaduto l’anno scorso nell’Agrigentino, dove la procura ha ordinato l‘apposizione dei sigilli a numerosi impianti gestiti da Girgenti Acque. «L’anno scorso sono stati sequestrati 13 depuratori – commenta Claudio Lombardo dell’associazione Mareamico -. Alcuni sono stati restituiti perché i problemi erano di lieve entità, altri invece rimangono sotto sequestro e c’è stata una richiesta di rinvio a giudizio per quello di Villaggio Mosè. Quello per cui l’Arpa diceva che ciò che usciva era più inquinato di ciò che entrava. La situazione in diversi Comuni – continua – è molto grave. A Licata, con l’inquinamento del fiume Salso, non va bene, ma anche a Palma di Montechiaro e ad Agrigento». I problemi non riguardano solo i depuratori, ma anche i pennelli a mare, ovvero quelle infrastrutture che consentono di sversare i reflui a debita distanza dalle coste. «A Porto Empedocle il pennello scarica liquami non depurati, così come a Siculiana dove ne sono stati sequestrati due», conclude Lombardo.

I problemi con il pennello si trovano anche nella costa tirrenica. «Mi viene da pensare a Isola delle femmine e a Capo Gallo – spiega il deputato regionale Giampiero Trizzino, già presidente della commissione Ambiente all’Ars -. Ma sono tanti i casi delicati che in questi anni ho avuto modo di appurare. Nell’isola di Levanzo, per esempio, una spiaggia bellissima viene deturpata dai liquami che in alcuni casi arrivano direttamente dagli scarichi delle case che non sono allacciate alla rete fognaria e non hanno fossa settica. Con conseguenze per i bagnanti – conclude – che vi lascio immaginare».

D’altro canto, a rappresentare graficamente la situazione, è il portale del governo dedicato alle acque. Con l’Isola che è coperta da puntini colorati che indicano le procedure di infrazioni, ma ricordano tanto una reazione allergica. Allegoria tutt’altro fuori luogo.


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