Il sacerdote è stato riconosciuto colpevole anche in secondo grado. L'indagine ha portato alla luce diversi episodi in cui l'ex direttore della Caritas avrebbe approfittato del suo ruolo nella commissione territoriale per dare asilo politico. «Posso farti avere tutto facile o renderlo più difficile, ma tu in cambio che mi dai?», diceva
Trapani, condanna in Appello per don Librizzi Nove anni per violenza sessuale sui migranti
Sesso in cambio dello status di rifugiato. La Corte d’appello di Palermo ha confermato la condanna a nove anni di carcere nei confronti dell’ex numero uno della Caritas di Trapani, don Sergio Librizzi, accusato di violenza sessuale e concussione. Il sacerdote venne arrestato il 24 giugno del 2014 dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria della forestale. Secondo l’accusa, avrebbe abusato del suo ruolo all’interno della commissione territoriale per il riconoscimento dello status di asilo politico.
Librizzi, secondo quanto emerse nel processo di primo grado, avrebbe chiesto prestazioni sessuali ad alcuni richiedenti asilo ospiti nei centri gestiti dalla Caritas attraverso la cooperativa Badia Grande, che avrebbe esercitato una sorta di monopolio mediante una rete clientelare di cui facevano parte anche membri delle forze dell’ordine, del mondo del volontariato, della diocesi trapanese e dell’apparato amministrativo locale.
«Colpevole inerzia e l’ipocrita indifferenza di chi poteva denunciare il suo arrogante ed illecito abuso di potere». Così scrive il gup Antonio Cavasino nelle motivazioni della sentenza di primo grado. Le indagini presero il via nel 2009. Fondamentali le intercettazioni ambientali. Almeno otto le vittime accertate, tra cui anche giovani disagiati che si erano rivolti alla Caritas. A inchiodare il sacerdote sono state le microspie posizionate dagli inquirenti all’interno della sua autovettura. «Io sono una persona importante, faccio parte della commissione per il rilascio dei permessi di soggiorno, posso farti avere tutto facile o posso rendere tutto più difficile ma tu in cambio che mi dai? Ma non capisci cosa voglio».
Così parlava il sacerdote in una delle prime conversazioni intercettate dagli investigatori. Dalle indagini che hanno portato alla condanna in primo grado, oggi confermata in Appello, dell’ex direttore della Caritas trapanese, sono scaturiti altri due filoni di indagini. Il primo è uno dei procedimenti che riguardano l’ex vescovo di Trapani Francesco Miccichè. Librizzi infatti ha riferito ai magistrati che il prelato sarebbe stato al corrente di tutto, ma avrebbe fatto finta di non sapere per una questione di comodo. Il ruolo rivestito dal sacerdote all’interno della Caritas era infatti strategico per intascare le somme dell’otto per mille destinate ad opere di carità. L’altra indagine riguarda invece gli affari che ruotano attorno alla gestione dei centri. Un enorme giro di denaro di cui lo scorso anno si è occupata la commissione parlamentare che indaga su possibili illeciti nel settore dell’accoglienza. Le indagini sono tutt’ora in corso.