Muos, denuncia contro chi ha firmato il via libera Opposizione contro terza richiesta d’archiviazione

Per la terza volta la Procura ha chiesto l’archiviazione. Si tratta del procedimento a carico di Gaetano Gullo, dirigente regionale che ha firmato il via libera alla realizzazione del Muos, in particolare il provvedimento che annullava le revoche proprio delle originali autorizzazioni. L’associazione Rita Atria lo ha denunciato per falso ideologico e abuso in atti d’ufficio. Perché a sostegno della sua decisione venne citata la relazione dell’Istituto di superiore di sanità, «ma solo una parte e decontestualizzata». Al punto da tradire le conclusioni dello stesso Istituto. Adesso, di fronte alla terza richiesta di chiudere il caso avanzata dal pubblico ministero, l’associazione, attraverso il suo legale Goffredo D’Antona, chiede l’imputazione coatta di Gullo e sottolinea come, nonostante finalmente sia stata affidato un approfondimento sul caso ai carabinieri, il pm non abbia preso in considerazione le conclusioni a cui questi sono giunti. 

Nell’atto di opposizione vengono per prima cosa ricordate le conclusioni dell’Istituto superiore di sanità nella relazione del 2013: «La natura puramente tecnica delle valutazioni qui riportate – si legge nel documento – impone comunque la necessità di verifiche sperimentali successive alla messa in funzione delle antenne del sistema Muos, qualora quest’ultime vengano effettivamente installate». Non dunque un’ammissione della mancanza di rischi legati all’impianto satellitare Usa di Niscemi, come invece sostenuto dal dirigente. Al punto che lo stesso gip, al momento di respingere la seconda richiesta di archiviazione, scrisse che si riscontravano nel provvedimento di Gullo «carenze e contraddittorietà della motivazione» tali da indurre «ad ulteriori sospetti sulla eventuale, possibile strumentalità, e sul fatto che questo possa essere ispirato da fini differenti rispetto alle prerogative proprie dell’organo che lo ha emesso, ed agli scopi precipui che dovrebbe perseguire».

Dopo questa pronuncia del gip, sono partite per la prima volta le indagini dei carabinieri, le cui conclusioni però non trovano spazio nella nuova richiesta di archiviazione. A citarle è sempre l’avvocato D’Antona nella sua opposizione. «Il provvedimento emesso da Gullo – si legge nella nota della polizia giudiziaria – sembrerebbe unicamente ispirato a far cessare le impugnazioni dell’amministrazione statale pendenti innanzi gli organi di Giustizia amministrativa siciliani, senza un vero e proprio approfondimento della documentazione messa a disposizione degli esperti in materia». Conclusioni che spingono l’associazione Rita Atria ad attaccare: «Dagli atti emerge che Gullo ha revocato le legittime revoche non nell’ambito di un giudizio di innocuità del Muos, ma per far cessare le impugnazioni dell’amministrazione statale». E ricorda come proprio il provvedimento firmato dal dirigente, cioè la revoca della revoca, arriva «il giorno prima del giudizio del Cga». 

D’Antona si chiede come mai della nota dei carabinieri «non c’è traccia nella nuova richiesta di archiviazione del pm. La condotta del Gullo – conclude il legale dell’associazione – è consistita in una falsa rappresentazione della realtà in un atto pubblico, per finalità che esulano completamente la sua funzione ovvero favorire un’amministrazione, quella statale, a lui comunque estranea».


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