Zone Franche Montane, Lapunzina: «Chiediamo all’ARS di impegnare il Governo Schifani nella destinazione dei fondi»

«È tutto legato alla volontà politica. Il futuro di chi ancora non ha avuto la possibilità di scappare dalle terre alte di Sicilia dipende da questa scelta». Non usa mezzi termini Vincenzo Lapunzina, da anni convinto sostenitore della necessità di riconoscere come Zone franche montane alcuni territori siciliani. Comuni che sempre di più sono soggetti ad uno svuotamento sia in termini economici che nella popolazione. Alla base la mancanza di opportunità che rendono poco appetibile rimanere. Per questo il riconoscimento di una fiscalità di sviluppo potrebbe rappresentare l’unico modo per tornare ad essere attrattivi.
«Le zone franche montane in Sicilia – ha detto Lapunzina – raffigurano la punta di un iceberg di tutte le criticità che vive la Sicilia fin dalla dichiarazione dell’Autonomia statutaria e la parte sommersa è rappresentata dalla mancanza di autorevolezza dei governi regionali che negli anni si sono succeduti». Parole rivolte ai componenti della Commissione Bilancio dell’Assemblea Regionale Siciliana, alla presenza anche del co-coordinatore del comitato, Filippo Ricciardi, per ribadire l’urgenza di agevolare la definizione dell’iter per l’istituzione delle ZFM. «La norma di politica economica – prosegue – è perfettamente compatibile con le norme e la giurisprudenza comunitaria e che la stessa debba essere messa al riparo dalla Giustizia della Concorrenza, anche in considerazione del fatto che la Regione Siciliana ha un’autonomia costituzionalmente garantita, decisionale e finanziaria, quindi fiscale, così come assestato nella sentenza della Corte di Giustizia Europea del 6 settembre 2006».
Il nodo rimane sempre quello dei fondi da destinare per queste aree ma i sindaci interessati ribadiscono che la soluzione c’è e che la soluzione è tutta politica. Dovrà infatti essere la Regione ad assicurarli per evitare di mettere in contrasto il provvedimento con le norme europee. In modo specifico guardano alla definizione di «un accordo con lo Stato – prosegue – che destini allo scopo, tra gli altri, il cespite tributario dell’Iva all’importazione, maturata ogni anno in Sicilia. La Commissione paritetica, organo preposto a definire tale atto, si potrebbe determinare in pochi secondi, senza violare alcuna normativa».
La soluzione, dunque, risiede nei conti e nelle scelte effettuate in sede di Bilancio. Anche per tale motivo Lapunzina e Ricciardi incontrando il presidente dell’ARS, Gaetano Galvagno, e il Capo di Gabinetto del presidente del Senato, Filippo Milone, hanno sottolineato la mancanza di impedimenti per definire il percorso istruttorio e legislativo della norma. Ai deputati di palazzo dei Normanni, invece, hanno proposto di sottoscrivere un ordine del giorno per impegnare il Governo Schifani a predisporre l’adeguata copertura finanziaria ed evitare ulteriori ritardi.


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