Wind Jet, i dipendenti chiedono notizie «Molto presto potremo tornare a volare»

Rompono il silenzio i dipendenti della Wind Jet, senza lavoro e in cassa integrazione dallo scorso agosto in seguito al blocco delle attività della low cost etnea di Antonino Pulvirenti. Lo fanno comprando un’intera pagina del quotidiano La Sicilia su cui hanno pubblicato una lettera in cui chiedono ai protagonisti coinvolti nella vicenda – il loro presidente, quello della Regione Rosario Crocetta e dell’Enac Vito Riggio – notizie sul loro futuro e quello della compagnia. Ma, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è una lettera di protesta.

«Presidente Pulvirenti crede ancora nella Wind Jet?». È la prima domanda, che arriva dopo una breve cronistoria di quello che è accaduto in questi mesi, dal blocco di agosto degli aeromobili a oggi. Dalla delusione per la mancata conclusione della trattativa con Alitalia alla cassa integrazione, accennando agli ultimi due stipendi ancora non corrisposti e agli emolumenti della Cigs fermi a novembre, con un pensiero anche per i passeggeri «che si sono ritrovati a sborsare cifre mai viste dai tempi di Wind Jet per potersi muovere da e per la Sicilia», scrivono.

Al presidente del Calcio Catania chiedono spiegazioni: «Perché non riceviamo nessun aggiornamento sulla situazione – si legge nella lettera – adesso che la data delle prevista ripartenza, il 5 dicembre 2012, è passata da più di due mesi?». Per poi passare alle domande per il governatore Crocetta da cui vogliono sapere se «l’aiuto della Regione tramite l’Irfis ha delle fondamenta concrete» e se aspettarselo «in tempi ragionevoli è un’utopia». «Le nostre tratte – continuano, rivolgendosi al presidente dell’Enac, Vito Riggio – verranno tutelate per aiutarci della ripartenza o sono già alla mercé delle compagnie concorrenti di certo non siciliane».

Ad aver pagato la pagina della Sicilia, però, non sono tutti e 433 lavoratori a cui il 13 febbraio scorso il ministro Elsa Fornero ha rinnovato il decreto di cassa integrazione per il periodo dal 20 dicembre 2012 al 19 giugno 2013. Solo 101 di loro hanno versato la quota per raggiungere la cifra di 3600 euro, utile a coprire il costo della pagina. Tra chi non lo ha fatto c’è chi giudica la lettera troppo tardiva: «L’avrei pubblicata per chiedere la firma del decreto, ma non adesso a due giorni dalle elezioni», dice uno di loro, temendo la strumentalizzazione da parte di qualche candidato. E c’è chi fa notare che «la lettera è stata anticipata dalle dichiarazioni del presidente Pulvirenti e dagli appelli dei sindacati», che erano rimasti per mesi in silenzio.

«Per il momento non ci sono novità. Ma presto ce ne saranno, spero molto presto», ha dichiarato infatti Pulvirenti mercoledì, durante una conferenza stampa. E i suoi dipendenti sembrano credergli e aspettare ancora. Nonostante l’attesa, i dubbi e le difficoltà che stanno affrontando, infatti, il tono della loro lettera è pacato. Nessuna rivendicazione, nessuna critica, nessuna attribuzione di colpa. Non traspare rabbia dalle loro parole. Mostrano solo orgoglio e senso di appartenenza per la compagnia e i passeggeri. «Nonostante tutto – concludono – noi crediamo ancora che molto presto potremo tornare a volare e ad augurare ai nostri passeggeri un felice soggiorno, ringraziandoli per aver scelto Wind Jet, la nostra e la loro compagnia».


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Centouno dei 433 ex dipendenti Wind Jet, in cassa integrazione dallo scorso agosto, hanno pubblicato un appello per chiedere notizie sul futuro della low cost etnea, comprando a proprie spese una pagina del quotidiano La Sicilia. Una lettera che arriva dopo le dichiarazioni di mercoledì di Antonio Pulvirenti sulla possibile ripresa della compagnia. E che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è un gesto di protesta

Centouno dei 433 ex dipendenti Wind Jet, in cassa integrazione dallo scorso agosto, hanno pubblicato un appello per chiedere notizie sul futuro della low cost etnea, comprando a proprie spese una pagina del quotidiano La Sicilia. Una lettera che arriva dopo le dichiarazioni di mercoledì di Antonio Pulvirenti sulla possibile ripresa della compagnia. E che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è un gesto di protesta

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