Waterfront, chi era costui?

Li chiamano waterfront, per dare un nome univoco allo stesso processo di riqualificazione urbanistica che in tutto il mondo riguarda determinate aree del centro urbano, quelle che si affacciano sul mare e sui corsi d’acqua. Aree spesso degradate e abbandonate, frutto del graduale abbandono dalle zone portuali a seguito delle trasformazioni industriali, dal secondo dopoguerra in poi. Se prima il mare veniva visto come risorsa esclusiva per il trasporto di persone e merci, oggi, a seguito della deindustrializzazione dei centri cittadini, l’acqua diventa una componente del paesaggio urbano, un’occasione di svago e di divertimento, un’opportunità di accoglienza.

La prima grande trasformazione è avvenuta a Baltimora nel 1963, seguita poi da Sidney, Barcellona e Cardiff. I progetti attualmente più ambiziosi sono quelli di Dublino e Bilbao.
Come ha affermato Stefano Sampaolo del CENSIS, nel corso del forum “Waterfront” organizzato da Scenari Immobiliari e CENSIS a Catania il 25 Marzo: “i punti chiave per il rilancio sono il potenziamento delle funzioni portuali e il ripristino di un legame forte con la città attraverso l’introduzione di un mix funzionale a carattere prettamente urbano. Le destinazioni d’uso dei progetti di waterfront più importanti in Italia riguardano la realizzazione di terminali e servizi per i passeggeri delle crociere, spazi e servizi per la natica da diporto, attrezzature ricettive, ristoranti e pubs, spazi per intrattenimento e cultura (acquari, musei), spazi pubblici e percorsi (“piazza a mare”), recupero ambientale”.  
In tutto questo panorama si inserisce anche Catania che, come ha affermato durante i lavori del forum il sindaco Scapagnini, “è una metafora di quel graduale processo di perdita del rapporto tra la città e il mare”.

Il progetto di recupero e riqualificazione del lungomare di Catania è stato affidato agli architetti catalani Bohigas e Martorell, ed è possibile dividerlo in tre parti: la prima che riguarda la zona portuale, dal faro Biscari a Piazza dei Martiri, la seconda dalla Stazione fino a Piazza Europa, la terza da Piazza Europa fino ad Ognina. 
Il progetto, tra i tantissimi interventi, prevede il recupero degli spazi del porto, l’abbattimento delle barriere che lo separano dalla città e la creazione di un porto turistico. Attraverso l’interramento dei binari ferroviari sarà possibile liberare gli archi della marina e l’intera fascia costiera dove si potranno realizzare interventi di urbanizzazione e di recupero in una lunghissima passeggiata a mare. Dietro l’attuale stazione sarà realizzato un porto turistico.

La parte che vedrà le trasformazioni più immediate è quella che partendo da Piazza Europa, arriva fino ad Ognina. Piazza Europa ospiterà un parcheggio sotterraneo e sarà il punto di partenza del viale Alcide De Gasperi, la cui posizione rialzata porterà alla realizzazione di locali e parcheggi direttamente sul viale Ruggiero di Lauria che, chiuso al transito automobilistico, beneficierà di una massiccia operazione di restyling. Il Viale De Gasperi proseguirà fino alla Circonvallazione. Piazza Nettuno e via del Rotolo, secondo il progetto di Bohigas, vedranno la costruzione di due torri alte circa 60 metri, un parco e una serie di costruzioni che ospiteranno hotel, ristoranti e abitazioni. Si procede con l’abbattimento del ponte di Ognina, la contestuale riqualificazione del borgo e la realizzazione di un porto turistico. Contemporaneamente le Ferrovie dello Stato realizzeranno un tratto di Metropolitana che collegherà Ognina con Piazza Europa.

Alcuni di questi interventi sono in corso d’opera, altri inizieranno a breve (la parte di Viale De Gasperi Europa – Rotolo e la Metropolitana sono stati già appaltati), alcuni sono già conclusi; ma da più parti ci si pone la domanda: ci sono soldi per fare tutto questo, soprattutto dopo che il CIPE ha ridimensionato il finanziamento? L’amministrazione comunale potrà realizzare in breve tempo i progetti, che dopo due anni sono ad uno stato di avanzamento lavori che l’architetto Martorell ha definito “miracoloso”, solo se farà ricorso ai finanziamenti straordinari della Comunità Europea e se riuscirà a dar vita ad una gestione manageriale degli spazi a sua disposizione.

E’ una sfida epocale, di cui la città forse non ha ancora preso del tutto coscienza, attraverso la quale ci si gioca il futuro, un primo elemento per far sì che Catania possa finalmente diventare una destinazione turistica al centro della Sicilia Orientale.


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