Il loro utilizzo è più che raddoppiato rispetto allo scorso anno, più che in Sicilia sono stati usati solo in Campania: sono i voucher Inps. Lo strumento di pagamento per i lavori occasionali che nell’Isola, come dimostra il rapporto sul primo semestre del 2016 presentato dall’Istituto di previdenza sociale, ha registrato un’impennata ben al di sopra della media nazionale. Oltre due milioni e mezzo di voucher già spesi da gennaio ad agosto, quasi 900mila in più rispetto allo stesso periodo del 2015. In molti rimangono scettici sulla reale utilità di questo sistema di pagamento nel mercato del lavoro, eppure gli imprenditori si dicono soddisfatti.
Cosa sono e come funzionano i voucher Inps? Sono un metodo di pagamento destinato al lavoro occasionale accessorio. I datori di lavoro possono acquistarli direttamente in una sede Inps, o in alternativa nelle tabaccherie convenzionate. In soldoni, si tratta di un ticket cartaceo formato da due parti: in entrambe sono riportati il numero progressivo assegnato al voucher e il codice fiscale del datore di lavoro. Nel momento in cui il datore di lavoro decide di utilizzarlo, può registrare i dati del lavoratore sia presso una sede Inps, che online, indicando il codice fiscale del lavoratore, la data della giornata lavorativa e il tipo di mansione svolta dal collaboratore. A partire dal secondo giorno successivo alla prestazione lavorativa, il dipendente potrà presentare a una tabaccheria (o sede Inps) il voucher, ricevendo il corrispettivo netto (75 per cento) del suo valore. Se il voucher ha un valore di 10 euro al lavoratore ne andranno 7 euro e 50 centesimi. I restanti due euro e mezzo saranno serviti per le trattenute fiscali.
«È un sistema che ha certamente aumentato il lavoro precario – commenta Michele Palazzotto, segretario regionale della Funzione Pubblica Cgil -. Purtroppo l’abuso di questo strumento sta destabilizzando il mercato del lavoro. Certo – ammette il sindacalista – bisogna riconoscere che si tratta di uno strumento flessibile, che in alcuni casi risulta essere utile. Il rovescio della medaglia resta però che si è trovato un modo per non assumere, ancora una volta, nuove risorse umane».
I voucher hanno sostituito i contratti a tempo determinato? Oppure sono serviti per regolarizzare molte forme di lavoro occasionale rimaste finora sommerse per il fisco? «Il fenomeno più rilevante – riconosce il sindacalista – è quello legato alle forme di lavoro nero che, attraverso i voucher, cominciano ad avere qualche riconoscimento. Certo, purtroppo registriamo anche i casi in cui i contratti a tempo determinato non sono stati rinnovati in favore dei voucher, ma certamente l’utilizzo più significativo è legato al primo caso».
Le categorie più interessate sono quelle che operano nel settore turistico e in quello agricolo, dove spesso serve più personale in eventi specifici o in particolari periodi dell’anno, come per la vendemmia o la raccolta delle olive in agricoltura.
Sul versante turistico, il rappresentante degli albergatori del comprensorio di Taormina, Italo Mennella, frena rispetto ai dati presentati dall’istituto previdenziale: «Nella nostra provincia – dichiara – non sono ancora molto diffusi. Capita che si stipulino dei contratti con un monte ore annuo, i cosiddetti contratti a chiamata, e che poi le singole giornate lavorative vengano pagate coi voucher, ma in generale non sono ancora particolarmente diffusi nelle nostre zone».
Non è dello stesso parere Giuseppe, che gestisce un agriturismo nell’hinterland catanese: «La gestione di un’azienda agrituristica si colloca esattamente a metà tra il settore turistico e quello alberghiero – racconta – e il voucher per noi è uno strumento molto utile. Non sappiamo mai fino all’ultimo momento di quante persone abbiamo bisogno, perché i clienti si materializzano all’ultimo secondo, spesso in gruppo, e bisogna aggiungere tavoli, sistemare le camere, tutte cose che non possono essere previste in anticipo. È chiaro che in questi casi il sistema dei voucher risulta molto comodo. Finora ha funzionato fino a un massimo di 7.500 euro all’anno per ciascun collaboratore, ma ora vorrebbero abbassare la soglia a duemila euro annui. Per noi sarebbe un problema, in Sicilia come in tutto il Sud certi strumenti non vengono compresi subito, ma hanno bisogno di rodaggio. Le aziende siciliane hanno scoperto dopo i voucher rispetto al resto d’Italia, sarebbe un peccato vederci ridimensionato questo strumento proprio adesso».
Proprio in questo periodo, per la vendemmia o per la raccolta delle olive, si fa un largo uso dei voucher. «Tutelare questi ragazzi (spesso si tratta di studenti, che arrotondano con la raccolta prima dell’uva, poi delle olive) non è solo convenienza nostra ma di tutti. Io sono contento di poter dichiarare chi sta lavorando nella mia azienda, anche solo per un giorno. In caso contrario, sarebbe difficile immaginare una forma contrattuale per dei lavori così saltuari».
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