Voto: verso un ‘terremoto’ liberatorio?

Le tre fiammate (nel 1947 con il Blocco democratico liberalqualunquista, nel 1971 con il Movimento Sociale, nel 1991 con la Rete di Leoluca Orlando) che hanno scosso la sonnolenta politica isolana, statica nel voto, conservatrice negli interessi, e sorda alle grida di dolore che continuavano e continuano a levarsi dalla società siciliana, hanno costituito un urlo seppellito dall’ovattato silenzio dei salotti e dai passi felpati dei faccendieri di sempre.

I Governi a guida conservatrice e parassitaria si sono succeduti senza essere scalfiti né dagli innesti riformatori, subito mesi in riga, né dalle forze che irrompevano nell’Assemblea regionale siciliana, rese impotenti dalle politiche dei rinvii e dalla solidità delle alleanze trasversali.

La gran botta che il sistema politico siciliano si prepara a ricevere in questo ottobre dell’anno domini 2012 può avere caratteristiche diverse e rivoluzionarie. Intanto, a differenza del passato, c’è l’elezione diretta del presidente. Poi, anche se modesto, esiste un premio alla coalizione o alla lista vincente.

I blocchi, a differenza del passato, si sono sfaldati affrontandosi in una competizione fraticida che sta liberando spazi immensi. Il nuovo presidente potrebbe vincere con il 25 per cento dei voti e i Partiti politici fino a ieri fuori dall’Ars vi irromperebbero in forze.

Per la prima volta dal 1947 accadrebbe un terremoto, un sommovimento dalle fondamenta del potere in Sicilia. C’è un disperato bisogno che questo accada. E i segnali sono tutti in questa direzione.

Poche ore e verificheremo se la rivoluzione in marcia si infrangerà prima di toccare la riva, o se si abbatterà, liberatrice, sulle mura che imprigionano i siciliani.

 


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