Il debutto è previsto per il 5 luglio allo Spazio Franco - il Padiglione 18 dei Cantieri Culturali della Zisa. E giunge al termine di un laboratorio teatrale che ha visto interagire ragazzi e ragazze provenienti da diverse nazioni. Nessun professionista tra di loro, ma tanta passione e impegno
Volver, lo spettacolo della Compagnia dei Migranti Quando erano gli italiani ad andare via dal Paese
Debutta il 5 luglio 2018 l’anteprima nazionale di Volver, lo spettacolo scritto e diretto da Giuseppe Provinzano già vincitore nel 2015 del Premio Dante Cappelletti alle arti sceniche e nel 2018 del Bando MigrArti indetto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Volver è il punto di arrivo di un ampio programma laboratoriale svoltosi durante quest’anno all’interno del Progetto Amunì che ha accolto voci e volti migranti arricchendo l’esperienza della scena che Giuseppe Provinzano aveva intrapreso nel 2017 con la neocostituita Compagnia dei Migranti Amunì. Lo spettacolo andrà in scena, dunque, martedì 5 luglio alle 21 e 15 allo Spazio Franco – il Padiglione 18 dei Cantieri Culturali della Zisa.
Il testo pone al centro la memoria storica degli italiani costretti a partire, nei primi dei Novecento, verso terre lontane alla ricerca di un mondo migliore in cui insediarsi. Volver è la storia di Nico e di Rosetta, due fratelli siciliani che allʼalba del secolo scorso hanno visto crollare in pochi secondi tutti i loro sogni e che poco più che adolescenti decidono di andare dallʼaltra parte del mondo alla ricerca di una vita migliore. In Argentina i due fratelli sono diventati adulti e mentre uno dei due si è integrato a fatica, l’altro molto meno tanto da pensare di tornare in Italia al richiamo delle promesse populiste del fascismo.
Nico e Rosetta sono «migranti tra i migranti in un mondo di migranti» con la loro piccola grande storia, simile a quelle di milioni di migranti di ieri, di oggi e di domani. Il nuovo allestimento vede un cast composto unicamente dai giovani attori migranti della Compagnia Amunì. L’esperimento risalta i punti di contatto tra la loro storia e la nostra, quella italiana, vista con gli occhi di giovani donne e uomini che hanno potuto ritrovarvi parti di sé, a conferma che le storie di migrazione sono simili in ogni tempo, paese, cultura.
Anche lo staff tecnico di Volver è un mix di culture e il palcoscenico si conferma un luogo di scambio. Mali, Nigeria, Marocco, Tunisia, Sri Lanka, Bangladesh, Isole Mauritius, Iraq, Italia sono i paesi che si incontrano nella fase creativa contaminandosi a partire dalla scena. I ragazzi protagonisti dello spettacolo proseguono dunque così la loro formazione artistica e vanno in scena da soli, senza professionisti al loro fianco, i quali però li hanno seguiti nella loro crescita. E se l’anno scorso il tema dello spettacolo “Il rispetto di una puttana” metteva al centro la discriminazione sociale nella società contemporanea, quest’anno con Volver l’autore vuole raccontare una storia che svelasse quella faccia della medaglia che vedeva gli italiani “protagonisti emigranti” di cui troppo spesso e troppo facilmente ci si dimentica, permettendo così ai ragazzi di guardare la nostra cultura coi loro occhi.
Volver è una «storia semplice» che intreccia gli stilemi della narrazione popolare con gli strumenti del teatro contemporaneo, una piccola grande storia ricostruita tra le testimonianze d’epoca e le suggestioni contemporanee. La vicenda dei protagonisti viene raccontata con tutto l’entusiasmo e la passione che ne conviene, con un carico emotivo sostanzioso e tangibile: una serie di personaggi prendono vita e poi spariscono, stupiscono e avvolgono il pubblico ricostruendo atmosfere del passato e sentimenti universali, corpi che diventano storia e che entrano ed escono dai personaggi e dagli stili narrativi facendo esplodere il potenziale espressivo dello spettacolo.