A poche ore dalla conferma dell'inchiesta della Procura di Catania che coinvolge i due candidati al ballottaggio, ma anche l'esponente del Pd e il sindaco uscente, arrivano le prese di distanze da parte degli interessati. Mentre il M5s chiede lo stop delle elezioni
Vittoria, l’ombra della mafia sul ballottaggio Le reazioni degli indagati per voto di scambio
Nove indagati, tra cui tre candidati sindaco e il primo cittadino uscente. A tre giorni dal ballottaggio che a Vittoria determinerà chi sarà a guidare la città ipparina nei prossimi cinque anni – ma a questo punto fare previsioni a lungo termine sembra quantomeno azzardato – la notizia dell’inchiesta della Procura di Catania per voto di scambio con la mafia ha determinato un vero terremoto politico, con i diretti interessati che sono corsi a prendere le distanze da quanto trapelato in mattinata e confermato da fonti giudiziarie.
I distinguo arrivano un po’ da tutti. A partire dai due principali interessati: Francesco Aiello e Giovanni Moscato, i candidati che il 5 giugno si sono aggiudicati il diritto di giocarsi la fascia tricolore al secondo turno.
«Mi dispiace trovarmi assieme agli altri nello stesso calderone di nomi che io stesso denunciai subendo anche condanne per diffamazione». Sono queste le parole di Aiello, che specifica di aver chiesto di essere sentito dai magistrati perché «leggendo l’ordinanza non vedo quale possa essere il mio coinvolgimento». Il candidato sindaco ha poi parlato delle accuse che un pentito gli avrebbe rivolto in merito al presunto sostegno che avrebbe ricevuto nelle scorse amministrative. «Mi contestano di avere avuto aiuto da un capoclan niscemese in soggiorno obbligato a Scoglitti nel 1995. Avrebbero potuto anche rinviare questa operazione di qualche tempo. Così si rischia la destabilizzazione», ha concluso.
Da parte di Moscato, invece, poche parole riguardanti il fatto di aver ricevuto per adesso soltanto «un decreto di perquisizione del mio comitato elettorale» e nessun avviso di garanzia. Ribadisce la propria estraneità alle accuse anche la candidata del Pd Lisa Pisani, già sconfitta al primo turno e tra i nove indagati della Procura. «Mi sento totalmente distante dall’accusa sull’ipotesi di voto di scambio con la mafia per le amministrative a Vittoria. Non c’è alcun nesso ricollegabile alla mia attività elettorale», commenta l’esponente democratica.
A chiedere invece un intervento esterno è il Movimento 5 stelle, secondo cui domenica non bisognerebbe andare a votare. «Ci domandiamo con quale animo i cittadini di Vittoria possano votare al ballottaggio davanti ad una situazione così paradossale e assurda – dichiarano -. Chiediamo che vengano ritirati i candidati». Quest’ultima ipotesi, tuttavia, è stata da poco smentita dalla Prefettura di Ragusa, secondo cui al momento non ci sarebbero elementi sufficientemente circoscritti da poter far pensare a uno stop del voto.