I due gol subiti sono arrivati nel momento in cui, nella ripresa, i rosanero hanno tolto il piede dall'acceleratore dopo avere creato nel primo tempo, con un parziale di 3-0, i presupposti per un match in discesa
Vittoria di misura solo nel punteggio finale Il Palermo c’è e fa registrare dei progressi
Nel calcio ci sta che Davide batta Golia ma si tratta, comunque, di eccezioni. Seguendo la logica, nella maggior parte dei casi la squadra più forte vince contro quella più debole e, al netto di qualche imprevisto o circostanza particolare, riesce ad imporre le proprie qualità. Lo ha fatto anche il Palermo superando in casa per 3-2 il San Tommaso nella seconda giornata del Girone I del campionato di serie D. Un successo più largo, nei contenuti, rispetto alle proporzioni numeriche sancite dal verdetto del campo. Non inganni l’affermazione di misura, spia di una fatica o di una sofferenza che in realtà i rosanero non hanno patito, e non traggano in inganno le due reti subite dai padroni di casa, arrivate in seguito ad episodi casuali (prodezza di Tedesco che al 69’ ha accorciato le distanze con una parabola sotto la traversa da circa 25 metri che ha sorpreso il portiere Pelagotti e autogol del neo-entrato Accardi allo scadere) e in una porzione di partita in cui il Palermo aveva tolto il piede dall’acceleratore dopo un ottimo primo tempo nel quale aveva creato le premesse per una gara in discesa.
Che gli uomini di Pergolizzi hanno interpretato nella maniera giusta facendo valere nella prima mezzora la legge del più forte grazie alla doppietta del centravanti Ricciardo intervallata da un acuto vincente di Kraja. Tre gol che hanno mandato in tilt i meccanismi di un avversario spaesato e incanalato il match verso i binari costruiti dai rosanero. Compatti, nel primo tempo, e anche ordinati. In grado, anche in virtù di un manto erboso in buone condizioni e delle lacune di un San Tommaso piuttosto contratto, di sviluppare una manovra ariosa. Nella prima frazione di gioco tutti i componenti dell’orchestra, ognuno in base alle competenze specifiche dei reparti, hanno contribuito alla produzione di un suono armonioso: attaccanti incisivi e abili a svariare su tutto il fronte offensivo (va migliorando l’intesa tra Ricciardo, autore di due gol da bomber di razza, e Santana, in campo nell’undici iniziale e assist-man in occasione della rete del momentaneo 1-0 siglato dall’ex Cesena), difensori sempre sul pezzo e centrocampisti efficaci, bravi a lasciare un segno tangibile coniugando senso geometrico (Martin e Martinelli) e dinamismo, risorsa attraverso la quale Kraja, autore del momentaneo 2-0 con un rasoterra angolato di sinistro su un pallone vagante in area di rigore, ha recitato un ruolo da protagonista nell’arco dei 90 minuti.
Nel secondo tempo, poi, la squadra ha tirato un po’ i remi in barca e, al netto di qualche lampo del classe 2001 Felici (il più pericoloso dei rosa nella ripresa con almeno tre tentativi che non hanno sortito gli effetti sperati) e del neo-acquisto Ficarrotta (l’ex Marsala, entrato al posto di Santana, si è messo in evidenza sulla fascia destra con qualche giocata ad effetto), ha pensato più che altro a gestire il vantaggio maturato nei primi 45 minuti di gioco. È stato un errore evitabile ma l’involuzione fisica e mentale accusata nella ripresa, sulla quale Pergolizzi dovrà comunque riflettere, va comunque contestualizzata nell’ambito di una partita che sul fronte rosanero ha inviato segnali confortanti. Una gara, alla quale ha assistito anche il sindaco Leoluca Orlando, in cui ha vinto anche il pubblico in termini di calore (16.735 gli spettatori presenti sugli spalti nella prima gara interna di campionato) e pure di sportività come dimostrano gli applausi carichi di sincerità rivolti al triplice fischio dell’arbitro ad un San Tommaso che sta vivendo una bellissima favola e che ha coronato il sogno di affrontare una big in uno stadio ricco di storia e di tradizione. Come se, in proporzione, il Palermo andasse a giocare sul campo di un top club europeo.