Il 27enne Giovanni Interlici è accusato di avere aperto il fuoco, la notte tra venerdì e sabato, in piazza del Popolo. Un'azione che sarebbe stata dettata da una precedente lite per presunte avance a una ragazza. Rimasta ferita insieme a un altro ragazzo
Vittoria, attesa per udienza convalida per Interlici In passato condannato con lo zio per un omicidio
Si svolgerà domani mattina al tribunale di Ragusa l’udienza di convalida dell’arresto di Giovanni Interlici, il 27enne pregiudicato vittoriese che la polizia del commissariato di Vittoria e della squadra mobile di Ragusa ha fermato dopo i fatti avvenuti nella notte tra venerdì e sabato in piazza del Popolo a Vittoria. Interlici si trova rinchiuso nel carcere del capoluogo ibleo con l’accusa di tentato omicidio. Sarebbe stato lui, secondo gli inquirenti, a esplodere i colpi di pistola che hanno ferito, per fortuna in modo non grave, due giovani vittoriesi, un ragazzo di 25 anni e una ragazza di 23, all’uscita di un locale del centro del comune ipparino. Insieme a Interlici, una persona è stata denunciata per favoreggiamento personale.
Tutto sarebbe stato originato da una lite per futili motivi cominiciata all’interno di un pub, dove, secondo una prima ricostruzione, il presunto omicida avrebbe fatto delle avance alla ragazza. Il 25enne si sarebbe trovato coinvolto casualmente nella vicenda, nel tentativo di sottrarla alle attenzioni del pretendente.
Per Interlici non è il primo guaio con la giustizia. Era l’ottobre del 2010 quando l’allora 18enne incensurato Giovanni Interlici veniva arrestato dalla polizia per la rapina alla gioielleria Oro Inn di via Cavour. Due anni dopo, il 18 luglio 2012, fu coinvolto nell’omicidio di Francesco Nigito, in via Adua a Vittoria. Come riportato la sentenza della Cassazione, datata 1 marzo 2016, fu lui a passare l’arma del delitto all’esecutore materiale del delitto, lo zio Massimo Interlici. Quest’ultimo, si legge testualmente, «ha esploso una raffica di colpi all’indirizzo di Nigito Gianluca e Nigito Giuseppe, attingendoli rispettivamente a un braccio e a una caviglia, utilizzando, a seguito dell’inceppamento della pistola calibro 7,65 impiegata nelle prime fasi della sparatoria, la pistola calibro 9×21, prontamente e direttamente fornitagli, mentre era in atto l’azione criminosa, dal nipote Interlici Giovanni».
Per quei fatti di sangue, che rientravano nella guerra per il controllo di slot e giochi nei locali dell’Ipparino, Giovanni Interlici è stato condannato a cinque anni.