Da anni lo Stato chiede a Daniele Ventura la restituzione di un prestito di otto anni fa. A condizioni difficili da sostenere. «Forse dovrei rivolgermi direttamente al ministro Di Maio ma francamente non so se mi darebbe ascolto» dice l'ex imprenditore palermitano
Vittima di racket, dilazione di pagamento insostenibile «Guadagno 800 euro, Invitalia ne vuole 954 al mese»
Guadagnare 800 euro lordi al mese, doverne restituire 954 al mese: se fosse una proposta di prestito, o di mutuo, nessuna banca la prenderebbe sul serio. Invece è l’ingiunzione di pagamento, distribuita in cinque anni, che Invitalia ha recapitato a Daniele Ventura per la restituzione di un prestito, risalente a otto anni fa, che l’agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa ha destinato a un giovane palermitano che nel 2011, con quei soldi, ha aperto un bar a Borgo Vecchio. Peccato che il locale in questione, il New Paradise, abbia chiuso ad appena un anno di distanza dall’inaugurazione, dopo che il titolare ha prima subìto minacce e intimidazioni e ha poi, con la propria coraggiosa denuncia, fatto arrestare i propri estorsori.
Poco più di un mese fa Invitalia aveva chiesto a Daniele quei soldi, esattamente 57.253,17 euro, sull’unghia. Oggi invece, dopo le attenzioni dei mass media – Ventura si è rivolto anche a Striscia La Notizia, col responsabile Marco De Guzzis che davanti le telecamere si era impegnato a «trovare una soluzione nel rispetto delle norme» – l’ente di proprietà del Ministero dell’Economia prova a venire incontro alle esigenze dell’ex imprenditore palermitano, che attualmente lavora presso un’altra vittima di racket, Gianluca Maria Calì. «Ci spiace doverle evidenziare che, in assenza di una sua esplicita manifestazione di interesse alla soluzione da noi prospettata, dovremo nostro malgrado procedere con le previste azioni esecutive di recupero del credito». Che vuol dire anche il blocco del conto corrente. L’unilaterale proposta di dilazione, però, a Daniele appare insostenibile.
«Bisognerebbe pagare almeno duemila euro al mese per poter vivere discretamente e poter pagare questa rata – dice l’ex imprenditore – È una cifra fuori da ogni logica, per un prestito o un mutuo di norma si paga il 35 per cento di quel che si guadagna. Parlerò col mio avvocato a breve, cercheremo di trovare una legge che ci consenta l’abbattimento della quota. Forse dovrei rivolgermi direttamente al ministro Luigi Di Maio, ma francamente non so se mi darebbero ascolto, anche se la speranza rimane. Io continuo a lottare ma c’è lo sconforto, lo faccio più per mia moglie e mio figlio».
AGGIORNAMENTO DEL 15 FEBBRAIO, NOTA DI INVITALIA:
La vicenda del signor Ventura è nota. Così come è noto l’impegno assunto da Invitalia. Del resto, fin dall’inizio l’agenzia ha fatto tutto ciò che era lecito per venire incontro ad un imprenditore che è stato vittima del racket. Abbiamo atteso quattro anni per formalizzare la richiesta di restituzione del mutuo, abbiamo poi concesso la facoltà di restituirlo con la massima rateizzazione consentita. Purtroppo con le norme attuali, non è possibile andare oltre i sessanta mesi: da qui l’entità della rata mensile. Infine, in tutto questo arco temporale, non è stata avviata alcuna azione esecutiva e negli ultimi mesi abbiamo cercato più volte, ma senza riscontro, di metterci in contatto con l’imprenditore. Proprio per facilitare questo incontro abbiamo concesso ulteriori 90 giorni di tempo.
L’Ufficio Stampa di Invitalia