Vitalizi, con un mese di ritardo nasce la commissione Corsa contro il tempo per non subire i tagli da Roma

La decisione è stata presa lo scorso 19 marzo, con l’impegno preciso di istituire a stretto giro una commissione speciale per recepire il taglio dei vitalizi chiesto da Roma entro il 30 aprile. A distanza di quasi un mese, nella migliore delle ipotesi, l’organismo parlamentare verrà formalizzato nella seduta di Sala d’Ercole convocata per il prossimo martedì 16 aprile. 

Un ritardo dovuto al fatto che fino a ieri non tutti i gruppi parlamentari avevano indicato alla presidenza dell’Assemblea i nomi dei deputati che comporranno la commissione speciale sui vitalizi. Intanto, da Roma il termine fissato è stato posticipato al 30 maggio ma la questione, più che meramente numerica, appare ancora una volta politica. Non ne aveva fatto mistero Gianfranco Miccichè che, proprio a margine di quella seduta della capigruppo, aveva ribadito «io questa cosa non la faccio», lasciando poco spazio all’interpretazione. Secondo il primo inquilino di Sala d’Ercole, che sull’argomento non ha mai cambiato opinione considerando i tagli ai vitalizi «un’azione di macelleria reale», si tratterebbe di un atto «palesemente illegittimo». 

«Quando gli ex deputati e le loro famiglie – era stato il monito di Miccichè – vinceranno i ricorsi, dovremo rimborsare le somme e, sulla parte degli interessi, ne risponderei personalmente io per danno erariale». La via individuata in quella capigruppo era istituire la commissione affinché si producesse, al posto di un atto amministrativo, un provvedimento legislativo di cui fosse responsabile l’intera Assemblea. Ma, a distanza di un mese, la commissione appare più un organismo di supporto per redigere un atto che alla fine, così come avvenuto alla Camera e al Senato, sarà comunque di natura amministrativa, recepito cioè dall’Ufficio di presidenza. Al quale, si sussurra tra i corridoi del Palazzo, Miccichè potrebbe non prendere parte, lasciando l’onere della firma al suo vice, Giancarlo Cancelleri

In questo clima non stupisce che l’ultimo gruppo parlamentare ad avere formalizzato il nome del componente che farà parte della commissione sia stato proprio Forza Italia, che ha scelto di puntare su Stefano Pellegrino, «per via delle competenze giuridiche in materia costituzionale». Anche se il capogruppo forzista, Giuseppe Milazzo, sottolinea di essere stato lui «a sollecitare la capigruppo affinché venissero indicati i nomi». Per il resto, ecco che in quota 5 Stelle andrà certamente Giancarlo Cancelleri, per il Pd saranno Antonello Cracolici e Nello Dipasquale, per Diventerà Bellissima Alessandro Aricò, per i Popolari e Autonomisti Giovanni Di Mauro, per l’Udc Eleonora Lo Curto, per il gruppo misto Marianna Caronia, per Fratelli d’Italia Antonio Catalfamo e per Sicilia Futura Nicola D’Agostino

Resta il mistero, invece, attorno alle cifre: la norma nazionale, infatti, parla di un taglio per le Regioni inadempienti «pari al 20 per cento dei trasferimenti erariali a loro favore, diversi da quelli destinati al finanziamento del servizio sanitario nazionale, delle politiche sociali e per le non autosufficienze e del trasporto pubblico locale». Una sanzione quantificata dai pentastellati in un taglio tra i 50 e i 70 milioni di euro e ridimensionata dalla maggioranza all’Ars attorno ai 20 milioni. «In realtà – spiega il ragioniere generale della Regione, Giovani Bologna – si tratta di numeri che non ci è possibile quantificare al momento, posto che all’interno del termine “trasferimenti” rientrano più entrate». Insomma, qualora la Sicilia non recepisse la norma e dovesse subire la sanzione, sarebbe chiaro a quanto ammonterebbe. Intanto, si è istituita la commissione. L’obiettivo, almeno nelle intenzioni, è di arrivare in tempo per non dover pagarne le conseguenze.


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