La giornata mondiale di sensibilizzazione viene vista in maniera disincantata dalla rete che opera quotidianamente con le vittime. Uno dei casi più spinosi è quello delle case rifugio e dei Comuni che non pagano le rette di mantenimento delle ospiti. «Vorremmo aiuti concreti», spiega la presidente Loredana Mazza
Violenze sulle donne, l’esperienza del centro Galatea «Istituzioni? Ci vogliono meno passerelle e più aiuti»
Una rete che parte da Catania e si estende in 13 Comuni della provincia, 12 volontarie e un centro antiviolenza nato da tre anni. È l’esperienza dell’associazione Galatea per il sostegno alle donne e ai minori vittime di abusi. Un fenomeno ampio e diffuso che in Italia riguarda, secondo i dati dell’ultimo rapporto Istat, quasi sette milioni di persone. Oggi, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ai piedi dell’Etna c’è un fronte che sembra compattarsi contro una data che sembra essersi trasformata in un rituale, condito da passerelle istituzionali, targhe commemorativa da scoprire, panchine da dipingere e inaugurazioni. «Avremmo bisogno di altro perché siamo veramente stanche di tutto ciò», spiega a MeridioNews Loredana Mazza, presidente del centro Galatea. Le mancanze delle istituzioni sarebbero molteplici e confluiscono principalmente sull’assenza di un sostegno concreto per i soggiorni alle case rifugio. Luoghi con indirizzi segreti che sono concepiti per dare la possibilità alle vittime di allontanarsi dalle relazioni violente e di conseguenza dall’ipotesi di essere rintracciate.
Servono meno passerelle e più aiuti concreti
A Catania non c’è una struttura del genere, ma soltanto alcuni appartamenti messi a disposizione da privati per accogliere le vittime. «Quando si tratta di mamme con figli al seguito ci sono più probabilità che i Comuni paghino la retta per il mantenimento, in caso contrario è difficile trovare istituzioni disposte a versare il contributo». La somma equivale a poche decine di euro al giorno, «quasi quanto a un soggiorno in un bed and breakfast; che sarebbe un aiuto reale per agevolare il rifugio in un contesto in cui le istituzioni non sono sufficientemente preparate», spiega Mazza. Il centro Galatea opera anche nei Comuni pedemontani grazie a un protocollo d’intesa con il distretto sociosanitario 19. Un elenco di 13 enti da Valverde a Nicolosi, passando per Viagrande e Sant’Agata li Battiati. «Abbiamo degli sportelli d’ascolto virtuali, perché non abbiamo le risorse umane per tenere le nostre volontarie nei vari luoghi». A interfacciarsi con le possibili vittime ci sono gli assistenti sociali dei Comuni «che hanno il compito di contattarci per fissare degli incontri con le persone segnalate».
«Il nostro lavoro riguarda anche attività di emergenza, quando veniamo contattate al nostro numero 3339000312». Se si tratta di casi di violenza «invitiamo la vittima a recarsi alle forze dell’ordine e noi offriamo il supporto psicologico e legale con la possibilità del patrocinio gratuito». Ci sono poi i processi in cui Galatea spesso si costituisce parte civile. Tra i più importanti c’è quello che ha come imputato Luca Priolo, che ha ucciso a coltellate la sua ex Giordana Di Stefano. «Ci sono poi gli eventi formativi nelle scuole, l’attività di diffusione culturale per il rispetto del genere e alcune occasioni utili ad autofinanziarci». Tra le file del centro Galatea operano 12 volontarie. Tutte «che agiscono nel concreto, con le mani in pasta, ognuna con una mansione specifica, compresa quella di curare il sito web e le pagine social».