A 60 anni dalla sua demolizione, l'edificio torna al centro della cronaca grazie all'idea, ambiziosa, di due giovani architetti che intendono ricostruirlo. A Comune e Regione propongono di usare fondi comunitari o privati per portare a compimento l'importante opera
Villa Deliella, il gioiello Liberty abbattuto in una notte Un progetto per ricostruirlo dove era e come era
Oltre cento tra professori, intellettuali e noti professionisti hanno già firmato il documento che gli architetti Danilo Maniscalco e Giulia Argiroffi intendono presentare ufficialmente il 28 novembre. Il progetto è quello di ricostruire villa Deliella, edificio progettato da Ernesto Basile e costruito da Rutelli nel 1907, barbaramente abbattuto in una notte durante il sacco di Palermo. Oggi in quello spazio, rimasto un vuoto di architettura e memoria, c’è un noto parcheggio/autolavaggio perché, ai tempi, è stata bloccata l’edificazione di un altro moderno multipiano ad alta densità in favore di un’area di verde pubblico. A discapito delle aspettative di cittadini, l’area diventa un parcheggio per auto.
«Proponiamo di ricostruire Villa Deliella dove era e come era prima che lo scempio si concretizzasse – afferma Danilo Maniscalco -, inoltre il terreno dove oggi è situato il parcheggio è destinato ad altro secondo il piano regolatore». In occasione del triste anniversario, il 28 novembre in una sala di palazzo Forcella De Seta, i due architetti presenteranno alla stampa e alle istituzioni il documento alla presenza dei firmatari. «Saranno Comune e Regione a doversi industriare per ricostruire la villa». I due architetti proporranno alle istituzioni di utilizzare fondi comunitari o privati per portare a compimento l’ambiziosa opera. «È un loro dovere, si occupino loro di stabilire come farlo – dice Maniscalco -. Dresda, Mostar e tante altre comunità hanno voluto e saputo ricostruire dalle fondamenta chiese e ponti, distrutti da chi voleva spegnere i simboli delle loro identità». Come Barcellona è la città di Antoni Gaudì, Palermo potrebbe diventare museo del Liberty. «La famiglia di Ernesto Basile conserva documentazioni complete e dettagliate che saranno i progetti sui quali ricostruire filologicamente la villa. I discendenti sono anche entusiasti del progetto».
Nel novembre del 1959, in poco più di 24 ore, Palermo viene privata di uno dei suoi più simbolici capolavori. Gli intellettuali tentano di opporsi alla devastazione di villa Deliella, a piazza Crispi, ma la distruzione è avvenuta già nella notte tra sabato e domenica, momento di cui molti ricordano ancora il frastuono. Lunedì, quando se ne accorgono, è già troppo tardi per contestare le decisioni dell’allora sindaco Salvo Lima e dell’assessore Vito Ciancimino, con il consenso del proprietario, Franco Lanza di Scalea. Tale vicenda è una storia che perfino il critico Bruno Zevi ha inserito nel saggio Cronache di Architettura (1971 Laterza), descrivendo il malaffare politico e mafioso che ha visto il capoluogo siciliano oggetto di scempi e devastazioni urbanistiche. Il decreto di vincolo per edifici costruiti da oltre 50 anni sarebbe stato emesso appena un mese dopo.
«La distruzione di Villa Deliella è avvenuta nell’omertà della borghesia palermitana – scrivono nel documento – sottomettendo arte e cultura alla speculazione di privati e di un intero sistema oscuro. Noi cittadini, dal primo all’ultimo, dobbiamo e vogliamo pagare il conto con il passato, con l’arte e con la memoria, e pretendere un risarcimento». Vito Ciancimino in sede processuale replicava: «Non ho tratto vantaggi di nessun genere. Anzi, posso dire che ho fatto inserire nel piano regolatore la zona come verde pubblico, per cui il principe Franco Lanza di Scalea non ha avuto alcun utile a demolire la villa». Le polemiche rivolte contro il Comune culminano con le dimissioni dei redattori del piano regolatore.