Travi spezzate, chiodi a vista e una sola recinzione di plastica rossa a impedire l'accesso a un'area ormai abbandonata del giardino più centrale di Catania. E a frenare i bambini dall'usare la struttura come parco giochi ci sono solo «le vociate dei genitori». Guarda le foto
Villa Bellini, carnevale al chiosco pericolante L’attivista: «Vederlo in questo modo è squallido»
«Io al chiosco della musica ci giocavo quando ero bambino. Aspettavo il carnevale per andare alla villa Bellini e fingere che quella fosse casa mia. Non vedevo l’ora. Adesso vederlo ridotto così è squallido». Ad aver immortalato il chiosco della musica del giardino Bellini, il polmone verde più centrale di Catania, è stato Alessio Marchetti, fotografo e cicloattivista del gruppo Ruote libere. Ieri mattina, intorno alle 11.30, «nell’orario di massima affluenza, sono andato a dare un’occhiata a com’era la situazione al chiosco. Avevo già notato in passato quanto fosse pericoloso». L’area in questione è al di sopra dello spazio con i giochi per i bambini, nella parte alta del parco intitolato al celebre musicista catanese. Un chiosco sopraelevato, costruito con travi di legno, fatto per esibizioni musicali all’aria aperta. Come quella della banda dei carabinieri, il 23 settembre 2010, giorno dell’inaugurazione dopo la ristrutturazione. «Che io sappia, quella è stata l’unica volta che è stato usato – si rammarica Marchetti – Ora solo le vociate dei genitori impediscono ai bambini di farsi male».
«Sicuramente è una situazione pericolosa: le pedane di legno non sono fisse, basta metterci un piede e si spostano. Non solo soltanto i buchi il problema, è tutto il resto», commenta Marchetti. Dal momento del suo arrivo alla villa Bellini, a metà mattinata, «ci sarà voluto al massimo un minuto prima che vedessi un bambino essere richiamato da sua madre perché stava spostando la plastica e stava andando a giocare al chiosco della musica». Lui pensava che, visto lo stato di abbandono della struttura, quell’area non fosse frequentata, «invece c’erano almeno una cinquantina di ragazzini, molti dei quali incuriositissimi». «Sono bambini – prosegue Alessio Marchetti – avevano immaginato che chissà cosa ci fosse sotto quelle travi. Sparavano le stelle filanti dentro ai buchi».
Un cambiamento radicale rispetto al passato: «Io ho ricordi di un posto meraviglioso a carnevale: mi travestivo da principe e quella era la mia reggia. Ci tengo tanto e vederlo adesso ridotto in questo modo è squallidissimo, mi ha lasciato senza parole».