Vigili del Fuoco, tagli e carenze d’organico «Facciamo i debiti per la benzina»

«Si dice che più a Sud si va e più le cose funzionano male, ma non è vero». Maurizio Lucia, calabrese, da poco più di un anno è il comandante dei vigili del fuoco di Catania. Tra debiti per il carburante, mezzi datati spesso fuori servizio e carenze di organico, il corpo che coordina non gode della miglior salute possibile. Eppure molti cittadini non lo sanno. «Ho notato un forte senso di responsabilità tra i miei uomini – dice fiero – Che hanno sempre garantito il servizio anche con sacrifici personali. Trovo che le proteste di questi mesi siano state sempre civili e corrette». Un budget che sembra non bastare mai e la presenza di centinaia di vigili del fuoco precari – i cosiddetti discontinui – hanno infatti acceso i riflettori sulle condizioni di lavoro dei pompieri etnei. «Sicuramente non delle migliori, ma è tutta la pubblica amministrazione a soffrire in questo momento di crisi. E noi, come impiegati pubblici, dobbiamo dare il buon esempio».

E’ pacato il comandante Lucia, ma non nasconde le difficoltà. Innanzitutto di organico. Catania ha a disposizione oltre 500 vigili del fuoco permanenti, affiancati da circa 400 volontari a rotazione durante l’anno. Divisi in quattro turni, si alternano ogni dodici ore per garantire un servizio che copre l’intero giorno. In una giornata da pompiere non ci sono solo incendi: si pensa anche alla manutenzione e verifica degli automezzi, alla stesura delle relazioni dopo gli interventi e all’addestramento delle nuove reclute. «Al momento abbiamo una carenza di vigili permanenti del 10 per cento sulla pianta organica – spiega Lucia – Già sottostimata a livello nazionale». Il momento peggiore è stato a febbraio di quest’anno, quando Catania poteva contare su una sola squadra completa di vigili, dovendo spesso ricorrere all’aiuto dei distaccamenti volontari – Maletto, Vizzini e Linguaglossa – e i colleghi di Paternò e Acireale. Solo a giugno l’emergenza è rientrata, con l’aggiunta di 50 professionisti. A non mancare, in compenso, sono i volontari: in più di 1600 hanno presentato ultimamente domanda. «Ma non saprei nemmeno dove metterli», sorride il comandante indicando genericamente la caserma di via Cesare Beccaria.

Considerati anche i problemi vissuti già dai vigili discontinui: precari e ancora senza nessuna possibilità di essere assorbiti (di cui torneremo a parlare) .E non va meglio con i permanenti. «Con il blocco del turn over, l’età media si sta alzando – spiega il comandante – Molti vigili hanno circa 50 anni. Hanno il pregio dell’esperienza ma, dai controlli medici, il tasso di blocchi per necessità di cure o di personale comunque non impiegabile risulta significativo». A questo si aggiungono le difficoltà dell‘alta percentuale di vigili pendolari, che prestano servizio a Catania ma hanno una vita a Palermo o a Trapani che spesso li porta ad assentarsi. «In totale, dal punto di vista delle carenze di personale, Catania sta peggio del resto della Sicilia», commenta Lucia. E tra spese per le visite mediche – che stabiliscono la continua attitudine del personale a prestare servizio – e l’addestramento necessario delle nuove reclute, «il futuro non può che essere guardato con preoccupazione», ammette Lucia.

La situazione si fa ancora più grave spostando lo sguardo dagli uffici alle necessità degli interventi. «ll nostro parco mezzi è adeguato – spiega il comandante, che conta alcune centinaia di mezzi – Ma molti sono datati e quindi meno affidabili. Sono spesso fuori servizio e ci costano anche in impiego del personale per l’attività di controllo, i contatti con i fornitori e tutto quello che serve per rimetterli in funzione». Meglio non toccare il tasto carburante. «Non ho vergogna a dire che ho fatto debiti per la benzina», racconta Lucia. Che, come un padre di famiglia di oggi, si divide tra minacce di sospensione e contenziosi. Dal canto loro, i vigili hanno dato il via a una spending review interna: «Abbiamo tagliato soprattutto le spese per le missioni. Quando siamo fuori, consumiamo i pasti nella sede del corpo più vicina, non compriamo più niente».

Eppure non ha ricevuto lamentele, racconta. Neppure per la situazione in cui si trovano a lavorare i pompieri nel nuovo scalo civile allestito nell’aeroporto militare di Sigonella durante il mese di chiusura di Fontanarossa per i lavori di rifacimento della pista. «Stiamo in tre container, con una mensa adattata, lavorando anche quando sappiamo che forse gli straordinari non verranno mai pagati – racconta – Il nostro presidio sembra un accampamento post terremoto. Di quelli che si usano solo quando ci sono delle calamità». E invece, a Catania ma non solo, diventa ordinaria amministrazione. Come spegnere gli incendi o salvare i gattini sugli alberi. Almeno nell’immaginario collettivo.

[Foto di Google maps]


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Un organico sottodimensionato del dieci per cento, un parco mezzi adeguato ma datato, i soldi che non bastano mai nemmeno per il carburante. Non nasconde le difficoltà dei pompieri etnei il comandante Maurizio Lucia, che però è sereno: «Il futuro non può che essere guardato con preoccupazione ma, come pubblici impiegati, dobbiamo dare il buon esempio»

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