Vieni avanti cre…ativo

Scrivo per sostenere la tesi Giorgione: il termine creativo suona, se non come un insulto, certamente come una presa per i fondelli. Lei è un poeta? Scusi signora: lei batte? Sono frasi indicibili. L’essere definito creativo genera imbarazzo: è quasi insopportabile.

D’altra parte la possibilità di creare ex nihilo non è data agli umani; si può al massimo ri-creare, attraverso itinerari semplici o complessi, contando anche sul fatto che, come ricorda George Steiner in Grammatiche della creazione, invenire significa sia cercare che trovare, rendendo con ciò possibile l’eventualità di inciampare del tutto casualmente nella soluzione. La botta di culo rientra dunque a pieno titolo nello statuto del creativo.

Nonostante ci siano delle persone che mensilmente percepiscano uno stipendio in quanto creativi, non sono per questo i titolari in esclusiva della creatività. E’ un po’ come se a cantare fossero legittimati solo i cantanti. Però se qualcuno vuole che voi sforniate idee a getto continuo perché lui possa vendere meglio i suoi prodotti, è giusto che vi paghi: e in quel momento voi diventate dei creativi. Creativi non si nasce, si diventa per ragioni congiunturali. E’ una convenzione e a chi ci rientra si impone la lettera scarlatta: una bella c impiantata al centro del petto. Poi a tutto ci si abitua. Anche Barbella si è abituato.

Agli inizi degli anni ‘80 con il mio art director di allora, incaricati di pensare ad uno spot che enfatizzasse la velocità di un nuovo computer (Honeywell) rispetto alla concorrenza, ci inventammo la storiella di un computer che entra in un ufficio col piglio di un duro che spalanca la porta di in un saloon; alla sua vista gli impiegati davanti ai loro computer obsoleti impallidiscono, il duello tra nuovo e vecchio è inevitabile e il nostro vince: morale della favola: Honneywell, il personal più veloce del west. Siccome eravamo in tempi di vacche grasse, proponemmo il progetto a Sergio Leone.

Eur, casa del maestro, interno giorno. Presento il progetto al famoso regista che durante il mio racconto dell’esile sceneggiatura da già segni di impazienza; alla fine sbotta: “ma che cazzo c’entra er vest?” Io rimasi con le mani abbandonate lungo i fianchi come un pistolero che ha appena visto la madonna. “E lei sarebbe er creativo?”. Volevo morire, cambiare mestiere, tornarmene a Catania dove forse avrei potuto incontrare un Giorgione che mi avrebbe capito.


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