Peculato e appropriazione indebita. Sono queste le ipotesi di reato che, secondo la procura etnea, si celerebbero dietro l’Opera diocesana d’assistenza di Catania. Nell’elenco delle persone indagate, come riportato dalla testata Live Sicilia, ci sarebbero l’arcivescovo etneo Salvatore Gristina, l’ex presidente dell’Oda monsignor Alfio Russo, l’ex presidente del consiglio d’amministrazione Alberto Marsella e la dipendente Daniela Stefani Iacubacci. Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati, come confermato a MeridioNews, le operazioni che si sarebbero celate dietro l’affitto della sede dell’ente d’assistenza accreditato con la Regione Sicilia, al civico 173 di via Galermo. Il canone in questione sarebbe stato pagato con fondi regionali dall’Oda a un altro ente, l’Opera diocesana catanese per il culto e la religione, al cui vertice c’era l’arcivescovo. Il contratto però sarebbe stata soltanto una maschera, dietro la quale si sarebbe celato il sostentamento da parte della stessa Oda di un mutuo contratto con le banche per l’acquisto dell’immobile. La somma che sarebbe stata utilizzata, secondo l’Ansa, equivale a oltre 200mila euro.
La vicenda non finisce qui. C’è infatti un capitolo dedicato alla questione prettamente amministrativa e gestionale. Oggi l’Oda è in mano all’avvocato e commissario straordinario Alberdo Landi. Ma il recente passato ha fatto emergere una guerra di potere interna con il vecchio consiglio d’amministrazione. Per ricostruire questa storia bisogna andare indietro nel tempo e partire almeno da dicembre 2016, quando monsignor Russo si dimette dal suo ruolo di vertice all’interno dell’Oda. Qualche mese dopo Gristina decide di azzerare il cda e sceglie come guida proprio l’avvocato Landi. Da gestire c’è una situazione economica al collasso con un buco milionario, stipendi arretrati da saldare e circa 500 posti di lavoro a rischio a fronte di 1500 diversamente abili da assistere.
A puntare i piedi, dopo l’azzeramento voluto da Gristina, erano stati proprio i vecchi componenti del cda. Un gruppo di persone, guidate dall’ex consigliere regionale Marsella, provenienti principalmente dalla Liguria. Claudia Pizzo, originaria di Genova e dipendente del ministero dello Sviluppo economico, Romano Calero, anch’egli genovese e attivo nel settore petrolifero e infine Marco Bonistalli ex dirigente della società Coopsette. Nell’ambito dell’indagine Marsella e Iacubacci sono accusati di appropriazione indebita. Reato che, stando all’accusa e come riportato da Live Sicilia, sarebbe stato consumato nell’ambito della gestione della casa di riposo villa Madonna di Lourdes di Viagrande. Nello specifico i due indagati si sarebbero appropriati delle rette mensili versate dagli utenti. Poco più di 10mila euro nel periodo compreso tra ottobre 2016 e gennaio 2017. L’ex vertice del Cda e la dipendente, inoltre, sono accusati di essersi «appropriati di 26mila euro mediante l’utilizzo non giustificato di carte di credito prepagate – si legge in uno stralcio dell’avviso di conclusione indagini pubblicato dall’Ansa – ricaricate con addebito sui conti correnti intestati alla fondazione».
Oggi l’Oda, nonostante un quadro tribolato in cui, nel 2014, i lavoratori avevano anche occupato la Cattedrale di piazza Duomo, sta comunque tentanto la strada della risalita, come racconta a MeridioNews il commissario Alberto Landi: «L’indagine riguarda i singoli, l’Oda continua a lavorare e non chiuderà – spiega – Non c’è stata nessuna riduzione del personale e stiamo ristabilendo la situazione dopo che il tribunale ha approvato il piano di rientro». Sembrano quindi lontani i mesi in cui la procura etnea chiedeva il fallimento davanti il tribunale etneo salvo poi rinunciare al ricorso.
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