«Se serve a evitare Manchester, ne vale la pena». I taorminesi in fila per sottoporsi ai controlli sembrano già essersi abituati ai disagi. Non così i commercianti, rimasti senza turisti. Mentre sul lungomare dove passerà la protesta, si smantellano pedane e fioriere, nonostante il confronto con i manifestanti. Guarda il video
Viaggio tra Giardini e Taormina alla vigilia del G7 Tra pass, paure e libertà di movimento azzerate
A metà della salita che conduce a Taormina dal lato dell’ospedale, un autolavaggio e un panificio si fronteggiano. Non sanno se chiudere i battenti o rimanere aperti nonostante tutto. «Il lavoro è diminuito del 50 per cento e nei prossimi giorni non andrà meglio, anzi», allarga le braccia il titolare dell’autolavaggio. «Ma in centro – aggiunge – le cose vanno peggio, alcuni miei amici che hanno attività lì hanno già chiuso». La sua officina occupa gli ultimi metri raggiungibili da chi non ha accesso alla zona di sicurezza: da qui in poi passano solo residenti e addetti ai lavori, da cui sono esclusi i giornalisti, anche quelli accreditati.
Su questo versante i controlli della polizia si limitano a verificare i pass, dall’altro, quello di Capo Taormina, le auto vengono anche perquisite e vengono eseguiti i controlli anti bomba. «Noi taorminesi – dice una donna che attende in fila sul motorino – siamo i più disagiati, ma va bene così». «Se serve a evitare quello che è successo a Manchester, ne vale la pena», le fa eco un altro residente che lavora a Giardini Naxos e ogni giorno fa su e giù tra le due località. I residenti sembrano essersi già abituati, i commercianti no. Sono loro i più penalizzati. «Da lunedì non abbiamo più visto turisti, solo militari in centro», racconta il titolare di un bar sul corso Umberto, piena zona rossa.
Solo oggi infatti cominceranno ad arrivare le delegazioni estere e le strade tirate a lucido torneranno a riempirsi anche di civili. Intanto nelle ultime ore, i taorminesi hanno assistito alle sfilate delle forze armate: all’inizio in fila indiana, al punto da occupare il corso Umberto per qualche centinaio di metri. Le immagini del serpentone militare hanno fatto il giro del web, lasciando l’impressione di una vera e proprio occupazione, così dai vertici sarebbe arrivato l’ordine di procedere su più file.
All’ingresso della zona rossa tutti devono passare dai metal detector, compreso chi deve ususfuire delle uniche due farmacie di Taormina, ricadenti dentro la zona di massima sicurezza. «Esattamente come in aeroporto – continua l’esercente – e, una volta sul corso principale, non si può entrare nei vicoli laterali, perché sono sbarrati». In totale è previsto l’impiego di 2.112 poliziotti, 1.722 carabinieri, 1.294 finanzieri e 2023 unità delle forze armate. Giornalmente saranno impiegati: 770 agenti del reparto mobile, 150 agenti Polstrada, 60 agenti Polfer, 50 poliziotti Digos, 30 agenti Squadra Mobile, 105 poliziotti della Scientifica, 10 tra acqua scooter e sommozzatori, 77 agenti impiegati nelle sale operative, 144 agenti di scorta, 50 agenti Nocs, 20 artificieri, 30 cinofili, 16 tiratori scelti e 13 elicotteristi.
A questi settemila uomini si sono aggiunti in seconda battuta 2.900 militari grazie a uno stanziamento aggiuntivo di 5,3 milioni di euro deciso con un emendamento del governo alla manovrina finanziaria. Si arriva così a circa 10mila unità e le risorse serviranno a coprire i costi dello straordinario, le indennità di missione e le spese di vitto e alloggio.
Nonostante questa impressionante prova di forza, sul lungomare di Giardini Naxos regna la paura. I commercianti e i ristoratori attendono con grande timore il corteo di protesta di sabato pomeriggio. Ieri il Comune ha emanato un’ordinanza che obbliga la chiusura di negozi e scuole. «Altro che vetrina internazionale – sbotta il titolare di un ristorante con una grande pedana in strada -, molti turisti hanno deciso di rinviare la vacanza a giugno e in questi giorni non si lavora. Adesso, a nostre spese, dobbiamo pure smantellare tutte le pedane e chiudere. E nessuno, né il Comune né lo Stato ci ristora le spese».
Il sindaco di Giardini, Pancrazio Lo Turco, denuncia un trattamento «da figli di un Dio minore». «Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che le frange più estremiste non saranno alla manifestazione, ma la paura tra i miei concittadini resta». I manifestanti, sovrastati dalla risonanza mediatica legata alla paventata presenza di black bloc, hanno provato ad avere un confronto con la popolazione locale per spiegare le ragioni del corteo e per tranquillizzare sulle intenzioni assolutamente pacifiche. E lo continueranno a fare anche domani mattina, quando alcune associazioni, prima di una conferenza stampa in piazza Municipio che si terrà alle 10, faranno volantinaggio per le strade del Comune ionico.
«Ciò che rende maggiormente odioso questo G7 – ha scritto il messinese Luigi Sturniolo, tra gli organizzatori del corteo di sabato – è proprio la sovrabbondanza delle forme sui contenuti, l’esibizione dello sfarzo, la Sicilia usata come sfondo, il territorio come ottovolante dove far circolare i loro aeromobili, l’evento come scommessa organizzativa da cui raccattare qualche briciola di vantaggio per le amministrazioni locali. Solo il corteo di Giardini rompe l’ordine del discorso. Per questa ragione stanno provando a esaltarne le forme sopra i contenuti, la dimensione estetica sopra il carattere politico». I temi che gli attivisti intendono contrapporre ai sette capi di stato sono il diritto dei migranti alla libertà, un’agenda globale che riconosca reddito, casa, mobilità come diritti fondamentali.