Via Dusmet, protesta a un mese dalla pedonalizzazione «È via della Solitudine, che senso ha avuto chiuderla?»

«Via della Solitudine – Ex via Dusmet». Recità così un cartello affisso in via Dusmet, all’ingresso dell’area che lo scorso 28 novembre è stata chiusa al traffico, in un tratto di strada che va da villa Pacini all’inizio di via Cristoforo Colombo, proprio all’ingresso della pescheria. Sebbene nessuno dei commercianti della zona abbia rivendicato ufficialmente la paternità dell’atto, si tratta evidentemente di una manifestazione di dissenso nei confronti della pedonalizzazione dell’area, che secondo i titolari delle attività commerciali che vi si trovano sfavorirebbe notevolmente i loro affari.

La chiusura di via Dusmet al traffico con divieto di transito, fermata e sosta, giunta contestualmente all’inaugurazione di un parcheggio nell’attigua piazza Borsellino (ex piazza Alcalà), riguarda soltanto le ore diurne, dalle 8 alle 21 e non si applica ai mezzi pubblici e alle vetture di polizia, ambulanze, pompieri. Il cui accesso alla strada viene reso possibile spostando manualmente una delle transenne presenti a delimitare l’area pedonale, in presenza degli agenti di polizia municipale che ogni giorno stazionano al punto d’ingresso e regolano l’ingresso dei veicoli. La zona dovrebbe essere poi trasformata in vera e propria isola pedonale, seguendo un progetto promosso lo scorso anno dall’architetta Annamaria Pace, i cui tempi di realizzazione non sono però attualmente noti.

«Ma che senso ha chiudere solo durante il giorno, mi chiedo? Dopo le 21, quando finisce il divieto di passaggio, la situazione torna ad essere esattamente quella che era prima, con macchine ferme ovunque ovunque e posteggiatori abusivi che fanno quello che vogliono», tuona uno dei lavoratori de La Marina, estremamente critico nei confronti del provvedimento. «Molti dei miei clienti non possono più fermarsi a passare. Vendendo forniture in quantità elevate, è necessario potersi fermare qui davanti per poter caricare la merce in macchina. Inoltre il posteggio Alcalà dopo le dieci del mattino diventa strapieno, i posti non sono abbastanza per accogliere tutti quelli che vorrebbero fermarsi», aggiunge. 

Nemmeno il grande negozio di souvenir di via Dusmet sembra aver beneficiato della chiusura al traffico, stando alle parole del proprietario: «I miei vecchi clienti, quelli continuano ancora a venire per fortuna. Ma abbiamo perso i passanti casuali, quelli che sostavano per poco tempo per prendere un arancino al bar e acquistare un souvenir subito prima di partire». Confermato il malcontento anche dal bar Etoile che lamenta un calo nell’afflusso di clienti e che specifica: «Noi non siamo contrari all’idea dell’isola pedonale in sé e non vogliamo assolutamente andare contro la pubblica amministrazione. Ma questa è una strada chiusa, mancano i servizi e le attrattive che portino qui le persone, è stato solo bloccato l’accesso alle macchine durante il giorno e le cose per noi sono peggiorate notevolmente». L’accesso alla strada dei fornitori è regolato in maniera discrezionale, secondo i negozianti, dalla polizia municipale: «In un primo momento era categoricamente vietato anche il passaggio dei furgoni, e non sapevamo più come fare per prendere le merci al mattino – spiegano – poi qualche vigile, ogni tanto, ha iniziato a concedere la breve sosta davanti al negozio per il carico e scarico merci, ma dipende da chi capita in turno, non c’è una disposizione effettiva in tal senso».

Allo scontento dei commercianti di via Dusmet si aggiunge quello dei negozianti del Lungomare, nel tratto di strada compreso tra le piazze Europa e Mancini Battaglia, che da ormai due anni, una domenica al mese, viene chiuso al traffico per il Lungomare liberato. L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo da molti cittadini ma certamente non dagli esercenti della zona. Dai bar ai ristoranti, dai tabacchi ai negozi, il coro è unanime: quando la strada è chiusa al traffico, le vendite calano notevolmente. «Durante le belle giornate di primavera, nonostante la strada chiusa, non è andata troppo male per noi – spiegano dallo storico caffè Ernesto– ma durante tutto il resto dell’anno, per noi la chiusura della strada rappresenta un problema. Perché passano meno persone, la gente preferisce andare altrove». 

«Nel mese di marzo un po’ di movimento c’è stato – fa eco il ristorante accanto – ma durante le giornate molto fredde o molto calde non passa quasi nessuno. Inizialmente ero piuttosto favorevole all’iniziativa, ora decisamente meno». La caffetteria Cioccolato Cafè lamenta anche il mancato coinvolgimento dei commercianti nello stabilire il calendario del Lungomare liberato: «Non sempre viene fatto ogni prima domenica del mese, come ci era stato detto. E noi non siamo stati né consultati né avvisati», spiega Alessandro Leone, il titolare, che aggiunge: «Certo, sicuramente influisce anche la mentalità di tanti catanesi che non amano spostarsi a piedi, ma c’è da dire che non tutti possono camminare per svariate centinaia di metri prima di poter raggiungere un bar, soprattutto se con carrozzine, o bambini piccoli».


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