Via Chiavettieri, la provocazione del titolare di un pub «Movida non è criminalità, confinateci in un ghetto»

«Quanto accaduto ieri sera in via Chiavettieri non è movida, è criminalità». Gabriele Calandrino, gestore del locale Ai Chiavettieri, l’attività più longeva della strada, da tempo impegnato in prima persona nella spinosa querelle che vede da una parte il Comune e dall’altra i gestori delle attività commerciali che animano la vita notturna della città, non usa mezzi termini. Esclude categoricamente che i fatti che hanno portato alla vandalizzazione di una pizzeria a pochi metri dal suo locale possano essere in qualche modo riconducibili al mondo della movida.

«Il mio locale – dice – è aperto da undici anni, da quando la strada era buia, c’erano le prostitute e gli scippi erano all’ordine del giorno. Oggi tutti conoscono via Chiavettieri sotto un’altra veste e quello di ieri sera è stato un evento insolito, unico. Si è trattato di un gruppo di criminali che ha distrutto un locale e ha rotto la testa al ragazzo che ci lavora». Un episodio, dunque, imprevedibile e, a detta del commerciante, di certo non scongiurabile attraverso le restrizioni di un regolamento comunale, quello sulla movida, che regolerà l’attività dei locali per i prossimi sei mesi, in attesa della tanto agognata zonizzazione.

«Questo regolamento – continua Calandrini – sembra una presa in giro, una riproposizione delle ordinanze che si susseguono ormai dal 2011 e che sono state ampiamente criticate da altre istituzioni. Si presta a essere impugnato da quanti verranno sanzionati, come già accaduto a locali come I Bottai, che hanno vinto una causa per una chiusura di sette giorni, o ad altre attività in via Chiavettieri. Mi sembra assurdo che il Comune continui a proporre risposte del genere per preservare i residenti che non riescono a dormire e che non abbia mai ascoltato le nostre proposte e istituito un tavolo tecnico per farci confrontare con loro». Alle parole del commerciante fanno eco quelle di Nunzio Reina, presidente di Confartigianato Palermo, secondo cui «il regolamento è solamente una sorta di nuova ordinanza, dettata dal sindaco e approvata dal consiglio comunale. Esistono già delle leggi nazionali che si occupano di movida e per questo chi ricorrerà contro le nuove norme non avrà vita difficile».

Calandrini è anche parecchio scettico riguardo i possibili benefici portati dalla futura zonizzazione. «Penso che non cambierà assolutamente nulla – conclude – Ben vengano i controlli con le macchine per rilevare i decibel e l’audio ma, se in una strada il Comune concede l’autorizzazione a sei o sette attività identiche a distanza di pochi metri, non ci si può lamentare se il vociare degli avventori raggiunge un volume insostenibile per i residenti». E dal titolare de Ai Chiavettieri arriva anche una una provocazione nei confronti del Comune, ritenuto responsabile di buona parte dei disguidi creati dalla movida. «Che ci ghettizzino in una zona, magari alla Fiera del Mediterraneo. Creiamo un posto in cui la gente che viene per noi possa passare il tempo senza dare fastidio a chi vuole riposare. Viviamo in una situazione di disagio assoluto. L’abusivismo non viene contrastato, mentre noi siamo sempre sotto scacco, è insostenibile».


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