Il vicepresidente della Camera dei deputati Luigi Di Maio ha incontrato, a Palermo, davanti a Palazzo dei Normanni, un gruppo di lavoratori di Almaviva Contact in sit-in. I dipendenti del call center sono impegnati in questi giorni in una vertenza per la salvaguardia dei posti di lavoro
Vertenza Almaviva a Palermo I lavoratori incontrano Di Maio
Il vicepresidente della Camera dei deputati Luigi Di Maio ha incontrato, a Palermo, davanti a Palazzo dei Normanni, un gruppo di lavoratori di Almaviva Contact in sit-in. I dipendenti del call center sono impegnati in questi giorni in una vertenza per la salvaguardia dei posti di lavoro. «Abbiamo rappresentato un quadro critico e abbiamo fatto presente che ci preoccupano le dichiarazioni del ministro Guidi a proposito degli incentivi per le aziende che assumono personale in mobilità: la soluzione non puo’ riassumersi nel mero scambio di lavoratori fra aziende, il cui denominatore comune sembra essere quello di puntare al ribasso», dichiara Massimiliano Fiduccia, Rsu Slc Cgil per Almaviva, call center che conta 4 mila lavoratori a Palermo. «Abbiamo chiesto, inoltre – aggiunge -, le applicazioni delle sanzioni derivanti dalle irregolarità dell’applicazione dell’articolo 24 bis del decreto sviluppo 2012 e sottolineato il mancato recepimento della direttiva Europea 23 del 2001 in materia di cambi d’appalto. L’onorevole Di Maio ha fatto presente, condividendo con noi le falle legate al 24 bis, che attualmente mancano i decreti attuativi per le sanzioni». I lavoratori hanno consegnato al vicepresidente Di Maio un documento. «E’ un documento – continua Alice Corso, rsu Almaviva di Slc Cgil – firmato da tutti i colleghi, che rappresenta un quadro completo di un settore privo di una vera politica industriale. Siamo convinti delle nostre potenzialità e che, con un sistema di regole condiviso, possa esistere uno sviluppo maggiore per il nostro settore, anche guardando a nuove fette di mercato».
«Abbiamo rimarcato inoltre – aggiunge Emiliano Cammarata, rsu Almaviva – come il Jobs Act abbia escluso i lavoratori a progetto, ovvero una gran fetta di lavoratori del mondo dei call center».