Musica, antimafia, ironia: è iniziato martedì all'Auditorium del Monastero dei Benedettini il tour siciliano del cantautore-operaio. Una serata all'insegna dell'incontro tra nord e sud
Varchetta, dall’officina al palcoscenico
Fabrizio Varchetta si è esibito martedì sera, accompagnato dalla sua band “Witko” con cui ha anche registrato l’ultimo disco “Siamo gli Operai”. La professoressa Vincenza Scuderi, docente di Lingue e membro dell’Associazione Rita Atria, ha fatto gli onori di casa, aprendo la serata con una riflessione sulla situazione degli operai in Italia, invitando per un approfondimento un operaio specializzato della “Cesame”, storica azienda manifatturiera del catanese. “Quello siciliano è ormai un popolo che consuma ciò che si produce da Roma in su”, spiega l’operaio, che continua proponendo uno sviluppo dal basso per riscoprire i valori umani e la “cultura del lavoro”.
Aprono l’evento musicale due volti noti della musica popolare siciliana: Matilde Politi e Simona Di Gregorio. Il duo femminile ripropone canti dei lavoratori della tradizione regionale. Alternano tamburelli a fisarmonica e organetto per poi eseguire litanie siculo-calabresi solo cantate. Si passa dal lavoro del frantoio all’aria di festa della vendemmia, fino al canto di tonnara. Quest’ultimo eseguito insieme a Varchetta e al flautista dei Witko, che non capivano i testi, tutti rigorosamente in dialetto, ma si divertivano.
Nell’intervallo fra l’esibizione della Politi e della Di Gregorio, interviene l’inarrestabile Pino Maniaci, giornalista della celebre “Telejato” di Partinico, con un discorso sulla mafia e il mercato del lavoro. Il giornalista “abusivo”, che ha recentemente rischiato di essere eliminato fisicamente, ha raccontato con la sua solita ironia lotte e intimidazioni, riuscendo a far ridere di gusto la platea. Dopo una breve apparizione di Graziella Proto, direttore del periodico “Casablanca”, ci addentriamo nel clou della serata: il concerto di Fabrizio Varchetta per Rita Atria e i lavoratori siciliani.
Si comincia con una brevissima riflessione sull’immigrazione, tema centrale del brano “Rashid”, ballata acustica dove gli altri musicisti si inseriscono piano piano fino alla completa formazione. Si susseguono “Dimmi come ti chiami”, dedicata ai nonni del cantautore, “Nino il Marzianino” e “Sorrido al nemico”, canzone dal pacifismo estremo rivolta ai paesi del Terzo Mondo.
Il cantante emiliano è molto rilassato davanti al pubblico nonostante sia stato colpito dall’influenza come anche la bassista Greta Fornasari, che però a metà concerto è stata costretta ad abbandonare la scena per la febbre alta. C’è spazio per l’ilarità e l’ironia ricordando la stesura del testo di “Piccoli frammenti” e “Matilde di Canossa”. In quest’ultimo Fabrizio si sofferma sulla descrizione del “foionco”, un leggendario rapace a tre zampe “così pigro che per accoppiarsi attende che ci sia un terremoto sussultorio”, spiega Varchetta, riuscendo a restare miracolosamente serio.
Come annunciato, il settimo pezzo in scaletta è “Siamo gli Operai”, la title-track dell’ultimo disco di Fabrizio, scritto dopo i fatti della ThyssenKrupp. È in questo momento che il concerto diventa veramente toccante: ci si tiene per mano e, durante l’esecuzione del brano, scorrono immagini in bianco e nero di giornate lavorative in fabbrica. “Il nord ‘ricco’ non è ricco perché non c’è umiltà. Una ricchezza economica sfocia in una forte mediocrità. Bisogna chiedere scusa ai meridionali perché per tanti anni sono stati la forza lavoro per le industrie del nord”; queste le parole di presentazione della canzone per gli operai, cantata per l’occasione in collaborazione con Matilde Politi e Simona Di Gregorio.
Dopo “Siamo gli Operai” viene introdotta “Testimone di Giustizia”, dedicata a Rita Atria e Piera Aiello, brano per scrivere il quale lo stesso Varchetta ha chiesto il permesso all’associazione antimafie “Rita Atria”. Segue “La pianura dei sette fratelli”, una giga folk diretta alle vittime delle guerre.
Fra acqua, pillole e sciroppo, Varchetta e i Witko giungono al termine del concerto con “Facciamo i nomi – parte 2”, brano dedicato agli “amici politici”, come li definice lo stesso cantautore. Conclude la serata Nadia Furnari, dell’associazione antimafie “Rita Atria”, ringraziando gli artisti e i sostenitori dell’iniziativa. Ma c’è ancora spazio per un bis: “Il giorno dei giorni” un vecchio brano che Varchetta ripropone spesso ai suoi concerti.
“Il ricavato delle vendite del disco ‘Siamo gli Operai’ andrà alle famiglie degli operai morti sul lavoro, ma l’eccezione di questi concerti è che questi proventi sosterranno le sole famiglie siciliane”. Queste le parole che l’autore del disco usa per sottolineare una solidarietà senza paragoni verso quei lavoratori, come lui, che escono di casa al mattino. Alcuni dei quali, però, non sono più tornati.