Cronaca

Valverde, la verità dei residenti sul panorama negato «Da anni siamo vittime di vandali, tossici e incivili»

«Voglio prima di tutto chiedere scusa al signor Giacomo e lo invito personalmente a vedere il panorama e bere insieme un latte di mandorla». Inizia così la lunga conversazione con Ruggero, uno dei residenti di via dei Principi Borghese, a Valverde in contrada Carminello, che spiega le ragioni che hanno portato alla costruzione della sbarra metallica che chiude l’accesso alla strada. La delimitazione è finita recentemente al centro delle cronache cittadine dopo la denuncia di Giacomo, un cittadino tetraplegico che, proprio a causa di quella che definisce «una vera e propria barriera architettonica», non ha potuto osservare lo splendido panorama della zona. Per poter sollevare la cancellata l’unica soluzione è infatti citofonare ai residenti e chiedere la chiave.

«Mi dispiace moltissimo per l’accaduto – spiega Ruggero – noi abbiamo sempre aperto a tutti ma, soprattutto in periodo estivo, le visite si intensificano e spesso veniamo disturbati nel cuore della notte da incivili che si divertono a citofonare solo per il gusto di dar fastidio». Sarebbe questo il motivo che, dato l’orario, potrebbe aver portato i residenti a non rispondere a Giacomo. Il cittadino tiene a spiegare inoltre la legittimità della costruzione, autorizzata dal Comune di Valverde nel 2007. «Il sindaco chiede quale sia la base normativa che ha portato alla chiusura della via – continua – ma la verità è che ho presentato un progetto alle passate amministrazioni, che l’hanno approvato».

«Ma la vicenda – continua il residente – ha radici storiche. Abbiamo iniziato a denunciare i nostri disagi già dal 1990, con una prima lettera all’amministrazione. Nel 1995 abbiamo chiesto alla polizia municipale di intensificare i controlli ma non è mai successo nulla. Abbiamo chiamato anche i carabinieri, ma quelli di Acireale, che sono lontani, spesso non sono venuti». A creare i principali disagi, ascoltando le parole del residente, sarebbero le condizioni strutturali della strada, molto stretta e, per questo, difficilmente agibile a causa delle macchine. «Se dovessi avere un problema di salute e dovessi avere bisogno di andare in ospedale, non potrei farlo per via delle automobili parcheggiate», racconta Ruggero. Un disagio al quale si aggiungono la maleducazione e l‘inciviltà dei frequentatori del posto.

«Da più di vent’anni non si contano infatti gli episodi di vandalismo, le automobili posteggiate in fila che bloccano l’ingresso a casa, per non parlare della sporcizia lasciata dai ragazzi. Siringhe, rifiuti organici. Abbiamo anche trovato una coltivazione di marijuana nel mio terreno, posto proprio sotto la terrazza pubblica». La costruzione della sbarra avrebbe ridotto notevolmente gli episodi di disagio ma potrebbe non essere l’unica soluzione possibile. «Il primo cittadino, Rosario D’Agata, mi aveva contattato proponendomi un dissuasore mobile – conclude il residente – ma già abbiamo speso 7.515 euro, e non vogliamo più spendere soldi».

Mattia S. Gangi

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