Durante l'interrogatorio di garanzia, non ha convinto la difesa del suocero dell'onorevole forzista Riccardo Gallo Afflitto. Per il giudice Francesco Provenzano il terreno oggetto della compravendita tra l'imprenditore e la Regione, in zona archeologica e trasformato in parcheggio, resta un bene inalienabile
Valle Templi, albergatore Sinatra resta ai domiciliari Gip: «Con le lagne avrebbe comprato pure le rovine?»
Confermati gli arresti domiciliari per l’82enne Vincenzo Sinatra, titolare dell’Hotel della Valle e suocero dell’onorevole di Forza Italia Riccardo Gallo Afflitto. Arrestato lo scorso 15 marzo per abuso d’ufficio e falso ideologico, l’accusa per l’albergatore è di aver adibito abusivamente a parcheggio dell’albergo un’area sottoposta a vincolo archeologico, vicino alla Valle dei Templi, venduta dalla Regione sulla base di atti falsi. È il gip Francesco Provenzano a rigettare la richiesta di scarcerazione formulata durante l’interrogatorio di garanzia dal legale di Sinatra, l’avvocato Antonino Gaziano.
La difesa dell’indagato motiva la richiesta sui presunti chiarimenti che avrebbero dovuto far cadere l’impianto delle prove. In particolare, il legale fa riferimento a un decreto del presidente della Regione Sicilia – datato 20 novembre 1982 – che trasforma l’Albergo dei Templi, poi diventato Villa Genuardi, da patrimonio indisponibile a quello disponibile. Sulla base di questo passaggio, nel novembre 2011 Sinatra avrebbe fatto richiesta di acquisto del terreno accanto, dando per scontata l’estensione della riclassificazione. Per la difesa, questa sarebbe la prova della legittimità dell’operazione compiuta dall’albergatore. Il gip ha però rilevato che quel decreto – superato dalla nuova legislazione – non è comunque rilevante, perché il terreno oggetto della compravendita è un bene demaniale inalienabile, in quanto si trova nell’area della Valle dei Templi, zona archeologica di interesse nazionale.
Allegata ai documenti della difesa c’è anche la fotocopia di una cartolina di ricevimento postale. Secondo Sinatra si tratta della prova dell’invio agli uffici regionali della richiesta di acquisto del terreno. Ma, fa notare il giudice, alla cartolina mancherebbe il numero di protocollo della ragioneria generale del dipartimento regionale Bilancio e tesoro. Questo significherebbe che quel documento non è mai arrivato all’assessorato all’Economia. La richiesta sarebbe stata materialmente ricevuta dalla dirigente regionale Dania Ciaceri che, con la sua complicità, avrebbe consentito a Sinatra di portare avanti l’operazione. La dipendente del servizio Patrimonio del dipartimento del Bilancio si sarebbe rifiutata di spiegare questa circostanza.
In sostanza, per il gip, l’atto di vendita sarebbe falso perché ha per oggetto un’area molto più estesa di quella su cui si trova l’albergo e sulla quale la Soprintendenza dei Beni Culturali di Agrigento aveva espresso parere positivo alla vendita. Conclusa in favore della Tas, la società di cui Sinatra era rappresentante, che ha ottenuto a prezzi stracciati, diecimila euro circa, la vendita di 3500 metri quadrati di terreno di proprietà della Regione Siciliana. Salvo poi decidere di allargarsi appunto al terreno accanto, secondo l’accusa non oggetto della trattativa. Curiosa la spiegazione data dall’imprenditore e ricostruita dal gip: «Sinatra ha ottenuto tutti i beni “così gli uffici competenti si potevano liberare delle (sue, ndr) continue richieste“, ha affermato l’albergatore in aula». Un’insistenza che, portata all’estremo, potrebbe generare un paradosso: «Se così fosse – conclude il giudice Provenzano -, Sinatra potrebbe aumentare le sue lagne per acquistare direttamente il Tempio della Concordia».