«Quello che faccio non è un passo indietro, né di lato: oggi, tutti insieme, facciamo due passi avanti nel tutelare l’unità del centrodestra, come strumento per proteggere Catania e riportarla verso un percorso di crescita». Parole e musica di Valeria Sudano, wannabe sindaca di Catania, che rinuncia alla candidatura per amore di pace o per […]
Valeria Sudano e quel (non) passo indietro che nasconde tutte le fragilità del centrodestra
«Quello che faccio non è un passo indietro, né di lato: oggi, tutti insieme, facciamo due passi avanti nel tutelare l’unità del centrodestra, come strumento per proteggere Catania e riportarla verso un percorso di crescita». Parole e musica di Valeria Sudano, wannabe sindaca di Catania, che rinuncia alla candidatura per amore di pace o per «atto di responsabilità», come si dice sempre più spesso in politica. Una rinuncia che vale molto più di quanto non sembri, per parafrasare il motto elettorale di Sudano, che era già uscita in città con manifesti e claim Catania Vale.
Dietro il non passo indietro di Sudano ci sono una incredibile molteplicità di questioni politiche. Su tutte quella personale: Valeria Sudano compagna nella vita e nella politica di Luca Sammartino, uno che pur essendo alfiere a centrodestra, avrebbe forse creato insieme a lei un ticket troppo grande da gestire persino per i suoi alleati, con vicepresidenza della Regione, secondo candidato più votato alle Regionali e sindaca della seconda città della regione tutto sotto lo stesso tetto: forse un po’ troppo per un centrodestra che alla fine si ricompatta sempre, ma tutto si può dire fuorché che non sia piuttosto litigarello al suo interno.
Secondo elemento non da poco: la gara a chi ha fatto più rinunce tra Lega e Fratelli d’Italia. Meloniani che ancora rivendicano il non aver espresso il candidato alla presidenza della Regione e di avere ritirato la candidata a sindaco di Palermo, ora vicesindaca, Carolina Varchi. Stesso discorso che più o meno vale per il Carroccio, che non piazza nemmeno un amministratore nelle posizioni elettive che contano. Anche per questo lo spareggio si è giocato a Roma e non sui poco proficui tavoli regionali. Terzo punto: Raffaele Lombardo. L’ex presidente della Regione, nome che ancora conta parecchio a Catania, non è un segreto che abbia poco in simpatia (leggesi nemico giurato) Sammartino e i sammartiniani, fin dai tempi in cui l’attuale assessore regionale vestiva maglie di partito di segno opposto alle attuali.
Infine, anche se in tanti negheranno, non è da sottovalutare la possibilità che il centrodestra catanese (anche se il discorso potrebbe essere esteso in generale più o meno a tutta la politica siciliana), in un momento piuttosto florido a livello elettorale e tante figure di spicco che sono passate sui tavoli del confronto: da Razza a Messina, da Parisi ad Arcidiacono, passando per lo stesso Lombardo, forse non si sente ancora propriamente pronto a lavorare per una donna. Nemmeno se questa donna ha in mano tutte le carte in regola per vincere la tornata elettorale. Anzi, forse soprattutto per questo motivo.
Intanto Sudano ricorda: «Ho messo la mia candidatura a disposizione della coalizione e della mia comunità, venendo letteralmente travolta da un entusiasmo, da una passione, da una voglia di fare e di essere al mio fianco che mi hanno emozionato. Soprattutto, mi hanno ulteriormente responsabilizzato rispetto all’entità – enorme – della sfida: rifare Catania. Un obiettivo per la cui realizzazione sono necessarie l’unità della coalizione di centrodestra – l’unica che può garantire un governo credibile e all’altezza del compito – e la continuità di azione con il governo nazionale e regionale, perché la situazione di difficoltà economica in cui si trova Catania può essere risolta solo con una interlocuzione continua e costante con Roma e con Palermo». Seguono richiami all’unità e ringraziamenti a tutti (meno che a Forza Italia, MpA e FdI. Ma ci sta, diremmo).