Sid Vicious ha ammazzato la sua compagna Nancy (non andò a processo perché morì di overdose). Bill Cosby sta facendo collezione di denunce per violenza sessuale. A Harvey Weinstein sappiamo tutti com’è finita. C’hanno fatto anche un movimento, il #metoo, per sensibilizzare alla violenza di genere tra i vipponi. Ma al governo italiano piacciono soltanto i film di Tina Pica, perché pensano che i Vip, essendo Vip, sono educati sentimentalmente e questa “educazione” puoi insegnarla ai ragazzini.
Così la pensa non l’aspirante influencer di Agira, ma il ministro dell’Istruzione e del Merito (oramai molti lo chiamano ministro dell’istruzione e del marito, per le vicende familiari in casa Meloni) Giuseppe Valditara il quale presenterà domani un progetto che prevede un’ora a settimana di lezione sull’ “educazione alle relazioni”. E fin qui ok. Va bene. Giusto. Che si sensibilizzi. Poi però non ce la fanno e mollano gli ormeggi: oltre psicologi, avvocati, organizzazioni contro la violenza di genere, i docenti saranno affiancati da «influencer, cantanti e attori per rendere l’iniziativa più vicina al mondo giovanile».
Ci mancava qualche bel trapper o rapper, di quelli che usano “bitch”, “sei la mia bitch”, “ti sparo” o roba del genere a insegnare nei licei per sensibilizzare. È fresca la polemica, lanciata su Mow, su Elodie che chiede un minuto di silenzio per la povera Giulia dimenticando di avere partecipato alla canzone di Sfera Ebbasta il cui testo recita: “Sei soltanto mia, mai più di nessuno”, “per te vado in galera”. Ma al governo ascoltano soltanto Claudio Villa.
Sugli influencer a scuola il problema è sempre quello: qualunque cosa possa uscire dalla loro bocca il messaggio inequivocabile e soprattutto il medium è sempre quello: che studiate a fare, non è la scuola e lo studio che mi hanno fatto diventare ricca, ma le fotine. Io farei una legge per vietare agli influencer di avvicinarsi più di 300 metri alle scuole. Gli studenti restano traumatizzati alla vista degli influencer: allontanano dallo studio, promettono paradisi artificiali scollegati dalla realtà, danno dipendenza e i giovani fanno di tutto per procurarsi la loro dose di click.
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