Vaccini, una giornata in fila tra assembramenti e paura «Colpa del sistema, ci sono 500 utenti in più al giorno»

La lunga fila comincia in macchina, già da via Martin Luther King. In coda le auto sia di chi entrerà alla Fiera del Mediterraneo per effettuare il test rapido, che di chi ha prenotato la dose del vaccino. In prossimità dell’ingresso di via Anwar Sadat l’inizio del percorso di vaccinazione: i prenotati sostano sul marciapiede, in fila, armati di giubbotti pesanti, berretti e ombrelli, dato il maltempo. Nonostante l’appuntamento sia stato fissato per la fascia oraria 12-13 in tanti aspettano ancora in strada che la fila avanzi per ritirare il numerino. Si avanza lentamente, una signora aspetta seduta su uno sgabello. Sono le 12.55. «Mio padre è qui dalle 10.30 – spiega una ragazza, mentre attende fuori dall’ingresso destinato alle auto – era nel turno 11-12 e ancora non è uscito».

Due signore varcano l’uscita visibilmente scosse, non sono riuscite a vaccinarsi e sembrano volere tornare a casa. «È una vergogna – afferma una – il sindaco chiude ai ragazzi perché non si possono incontrare al Centro e là dentro è uno schifo. C’è una fila di duecento persone tutte ammassate. È da un’ora e mezzo che sono dentro, il virus me lo prenderò così». «Io ero prenotato per ieri – racconta un biologo nutrizionista che ha appena ricevuto la sua dose – dovevo fare Pfizer, ma con questo discorso dell’AstraZeneca e dei soggetti fragili c’è stato un cambio». Al giovane però non era arrivata nessuna comunicazione: «Non mi avevano avvisato. Ieri mattina sono venuto e ho scoperto che dovevo fare l’AstraZeneca. Me ne sono dovuto andare perché gli AstraZeneca li avrebbero iniziati nel pomeriggio e io dovevo andare a lavoro, così mi hanno prenotato per oggi». È quindi tornato in Fiera per la seconda volta: «Dalle 9.30 all’una – sorride sarcastico – Ero nel turno delle dieci, sto uscendo ora».

Sono le 13.30 e la polizia municipale multa le vetture posteggiate sul marciapiede adiacente all’ingresso. All’interno della struttura una lunghissima fila si contorce tra un tendone e l’altro. Il distanziamento si rispetta a fatica. Anziani, operatori sanitari, insegnanti, soggetti fragili, attendono il turno per ritirare il numero. «L’ingresso è unico per le diverse categorie – ci spiega il coordinatore generale del centro, Vincenzo Montanelli – mentre, per le persone con difficoltà motorie, c’è l’ingresso delle vetture».

Una volta preso il numerino, ci si accalca in ulteriori file per l’ingresso nel padiglione 20, questa volta diversificate. Tre sono i corridoi destinati alle persone vulnerabili: C, D, E; il corridoio B è riservato agli over 80 e al secondo richiamo Pfizer, mentre l’A è lo sportello AstraZeneca riservato a sanitari, fascia d’età 70-79, insegnanti e forze dell’ordine. «Siamo qui dalle 10.30, congelati – racconta Barbara, in fila per la mamma Gabriella – ho fatto tre file, in piedi. La prima, di un’ora e mezza, per prendere un numeretto». Barbara si è beccata la pioggia perché non voleva stare accalcata sotto i tendoni: «Non c’è distanziamento, sono tutti appiccicati – spiega – ho anche fatto una fila inutilmente perché mi hanno dato delle indicazioni sbagliate».

Adesso è nella corsia dei soggetti vulnerabili e aspetta di entrare nel padiglione per fare l’ennesima fila che separa la mamma dal vaccino. «Mia mamma non può camminare e non so se, quando mi chiamano, devo farla entrare o se devo continuare a fare io la fila per lei come ho fatto finora». E dell’assembramento si preoccupa anche Giovanni, che è andato via prima di ricevere la sua dose: «Non mi spaventano le file o l’attesa – racconta – piuttosto la possibilità di prendere il virus, visto come sono attaccate tutte quelle persone». Seduto per terra, defilato in un angolino, un paziente aspetta il suo turno in uno dei corridoi riservati ai soggetti vulnerabili. «Sono qui dalle 11 – spiega – la piattaforma mi ha dato l’ok per il turno dalle 12 alle 13. Ho il numero 632, se ne parlerà verso le 15,30-16, sono quattro ore di attesa».

Sembra molto ben preparato ad affrontare il freddo: il viso coperto da una doppia mascherina, un berretto di lana sul capo, gli occhiali, doppio pantalone, giubbotto pesante e guanti rossi alle mani. «Mi sono attrezzato e coperto bene perché immaginavo che la disorganizzazione potesse toccare questi massimi, – spiega – per fortuna non sento freddo ma mi rendo conto che una persona che non è iper-coperta come me rischia di sentire freddo. Non si fanno le cose così. Fa piacere il fatto che sia arrivato il vaccino, che ci sia questa risposta, ma la gestione è inadeguata».

Nel corridoio B c’è Valentina. «Io ero nel turno delle 11-12 – racconta – e quando sono arrivata in coda c’erano ancora le persone delle nove che dovevano prendere il numeretto. Alcuni di questi erano arrivati addirittura prima e, nell’attesa di prendere il numero, si erano scritti in un foglietto, come si fa dal salumiere. Io sono arrivata al mio orario e mi sono messa in fila per prendere il numero». Tra la pioggia e la confusione, Valentina decide di chiamare una volante. «C’era una situazione imbarazzante, indecorosa. Gente disabile, fragile, tutti ammassati sotto i tendoni. Un assembramento assurdo e non c’era nessuno, nessun tipo di vigilanza. Sembrava una sagra».

Valentina è una psicologa e si trova alla Fiera del Mediterraneo per fare il richiamo. «Ho fatto la prima dose sempre qua e c’era una situazione completamente diversa. Ho aspettato il mio turno e c’erano pochissime persone». Sono le 14.«Ci può stare il ritardo – commenta un’operatrice sanitaria in fila per la seconda dose dalle 10 – l’imprevisto c’è sempre, ma non quattro ore. Come vengono programmate le cose? Non c’è un display, neanche un megafono». La gente è stanca, confusa, sente freddo, alza la voce. «Le persone sono arrabbiate e hanno ragione ad esserlo – ammette Vincenzo Montanelli, il coordinatore generale del centro vaccinazioni, che spiega a MeridioNews le origini del problema – purtroppo il sistema (la piattaforma che registra le prenotazioni ndr), che non gestiamo noi, fa prenotare 150 persone all’ora, il che è umanamente impossibile. Alle 150 persone si aggiungono i caregiver, gli accompagnatori dei soggetti fragili. Anch’essi hanno diritto a vaccinarsi, ma il sistema non ce li riporta. Quindi c’è un sovraffollamento: non li abbiamo in prenotazione ma ne hanno diritto».».

«Nel corso della giornata, alla fine noi tiriamo sempre le somme: circa 2250 quasi 2300 persone si vaccinano – afferma Montanelli – la struttura è, a nostro avviso, collaudata per circa 1800 vaccini al giorno; superando questo numero andiamo in crisi». Le postazioni, spiega il coordinatore del centro, sono 20: «Abbiamo 20 medici e circa 10 infermieri, 196 unità che operano a vario titolo tutto il giorno all’interno di quest’hub, stiamo cercando di fare il possibile per vaccinare tutti». L’unica soluzione che si prospetta è, dunque, diminuire il numero di prenotazioni all’ora imposte dalla piattaforma di prenotazione: «Sicuramente fino a domani sarà così – conclude Montanelli – lunedì (oggi ndr) invece abbiamo già resettato il sistema in modo da fare non più di 75 prenotazioni all’ora e circa 1500-1700 vaccini al giorno».


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