Un’ora sola ti vorrei

Il rischio della diminuzione delle ore di sostegno nelle scuole italiane è stato uno degli argomenti più discussi, sin dall’inizio dell’anno scolastico. Un rischio diventato realtà e che interessa un’ampia schiera di soggetti: primi fra tutti, ovviamente, i ragazzi portatori di handicap; poi, gli insegnanti di sostegno che quest’anno si sono visti diminuire le loro ore di competenza (mentre alcuni sono rimasti a casa); gli altri docenti, che, senza il supporto del sostegno, hanno più difficoltà nella gestione della classe in presenza di casi a rischio; ed infine gli studenti tutti, ai quali si nega col tempo il diritto allo studio.
 
Il criterio da rispettare per ottenere il sostegno in ausilio dei ragazzi portatori di handicap parte dal fatto che “i documenti scolastici debbano certificare correttamente le effettive esigenze rilevate dell’alunno con disabilità e che le scuole si comportino di conseguenza”, come recita l’emendamento approvato dal governo nel 2007 a supporto dell’ancora vigente legge 104 del 1992.
 
Per capire quali sono le “effettive esigenze per stabilire la disabilità” e per cercare di prevedere quale sarà il futuro del sostegno all’interno del mondo della scuola abbiamo intervistato la professoressa Vera Bonaccorsi, referente per il sostegno della scuola secondaria di primo grado “Dusmet” di Nicolosi.
 
A lei innanzitutto chiediamo: cosa definisce la legge 104 del 1992 nell’ambito del sostegno nella scuola?
La legge 104 è una legge quadro che racchiude tutta una serie di circolari ministeriali precedenti, per creare un regolamento organico che affronta tutte le problematiche dell’handicap. Essa sancisce il diritto all’istruzione e all’educazione nelle sezioni e classi comuni per tutte le persone in situazione di handicap precisando che l’esercizio di tale diritto non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap.
 
Secondo questa legge ci sono dei ragazzi che hanno delle priorità nell’ambito del sostegno scolastico?
Effettivamente esistono tre diversi commi che regolano questa legge. Il comma tre ad esempio è l’unico che può garantire ad un ragazzo portatore di handicap il pieno sostegno di un insegnante, diciotto ore settimanali, che in pratica lavora soltanto con lui. A questa categoria appartengono quei soggetti con seri problemi, come i ragazzi autistici ed i portatori di sindrome di Down.
 
Ci sono altre categorie di handicap prese in considerazione da questa legge?
I commi uno e due della legge 104 riguardano i casi di ritardo mentale lieve, o tutti quei ragazzi che hanno la necessità di fare terapie logopediche in caso di riabilitazione. In assenza, quindi, di un evidente problema di handicap ci saranno altri modi per assegnare gli altri tipi di sostegno, attraverso delle relazioni curate dagli insegnanti, in collaborazione con le Asl di appartenenza.
 
Cosa devono fare i genitori di un portatore di handicap per dimostrare che “il ragazzo ha diritto al sostegno della legge 104”?
Inizialmente i genitori non dovevano fare nulla. Le scuole avevano un rapporto diretto con l’Asl, che inviava direttamente negli istituti i pedagogisti, i neuro-psichiatri e gli assistenti sociali, figure utili per aiutare noi insegnanti di sostegno a classificare i vari casi di handicap per assegnare le ore di sostegno. Adesso, da circa un anno a questa parte, i ragazzi ed i loro genitori sono costretti a seguire un iter ben preciso che passa innanzitutto da una visita che bisogna fare presso il centro di invalidità del distretto di appartenenza. Dopo, con la documentazione rilasciata dal centro, bisogna recarsi all’Asl di appartenenza. Qui si definirà il tipo di invalidità del ragazzo, attraverso una relazione scritta. Alla fine di queste procedure il provveditorato assegnerà le ore di assistenza scolastica per il ragazzo a cui è stato riconosciuto il diritto del sostegno, secondo la legge 104.
 
È vero che rispetto allo scorso anno c’è stata una diminuzione delle ore e del personale addetto al sostegno?
La diminuzione c’è stata sicuramente. Nella scuola dove lavoro c’è stata una riduzione del personale del 30%. L’anno scorso infatti, oltre alle insegnanti di sostegno di ruolo, c’erano altre cinque docenti per la nostra materia. Quest’anno invece ci sono soltanto due insegnanti di sostegno in più rispetto a quelle di ruolo, nonostante abbiamo due ragazzini autistici, mentre l’anno scorso ne avevamo soltanto uno. In percentuale anche le ore sono diminuite del 30%.
 
Potrebbero essere quindi penalizzate tanto le categorie dei ragazzi quanto quella degli insegnanti?
Certamente. Da una parte ci sono questi ragazzi, che hanno bisogno di un aiuto concreto a partire dal mondo della scuola. Dall’altra ci sono gli insegnanti, che in presenza di casi particolari in classe, hanno sicuramente bisogno di un sostegno da parte di un docente che coadiuva il loro operato all’interno dell’aula. La mancanza di queste figure infatti potrebbe nuocere alla didattica e al diritto allo studio.
 
Secondo la sua esperienza e alla luce dei recenti cambiamenti che hanno interessato il mondo della scuola quale potrebbe essere il futuro del sostegno? Ci sono dei ragazzi che rischiano di perdere le ore che negli anni passati erano state loro assegnate?
Alla luce dei recenti cambiamenti il futuro del sostegno nella scuola è molto incerto e non credo sia possibile fare una previsione a lungo raggio. L’unica certezza la possono avere soltanto coloro che sono rientrati nella legge 104, comma 3. Si tratta dunque di ragazzi che hanno delle serie problematiche e che vengono considerati invalidi, non solo nel mondo della scuola. La diminuzione, o addirittura la completa privazione delle ore di sostegno potrebbe interessare i ragazzi che appartengono alle categorie comma 1 e 2, di cui molto spesso fanno parte anche coloro i quali abbiano gravi problemi familiari, psicologici, o che purtroppo abbiano subito delle violenze. I problemi in questo senso potrebbero riscontrarsi soprattutto nel passaggio dalla scuola primaria alla secondaria di primo grado e da questa a quella di secondo grado. In questi passaggi infatti bisogna rifare tutto l’iter per l’approvazione della certificazione di invalidità. Se quindi adesso è possibile gestire una certa quantità di ore dedicate a questi ragazzi, dalle quattro e mezza alle nove, in un futuro non troppo lontano, a causa dei tagli che la scuola sta subendo, essi potrebbero non avere più l’appoggio di un insegnante di sostegno.


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