Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona, proprietario di Palazzo Costantino parla di «arbitrio di un'agenzia» e racconta la storia dell'edificio spogliato nel passato di tutti i suoi interni, dalle finestre ai pavimenti, che sarebbe dovuto diventare un albergo museo. «Vorrei ancora dare a questo palazzo una destinazione culturale»
Uno dei Quattro canti in vendita su sito di annunci «Preferirei darlo al Comune per un museo civico»
Uno dei Quattro Canti è in vendita su un sito di compravendite immobiliari online. Trattativa privata, si legge nell’annuncio che parla genericamente di palazzo nobiliare di 10mila metri quadri in pieno centro storico. Come se bastasse a descrivere quello che per tanti è il cuore di Palermo, centro non solo geografico della città, ma della sua storia, dove via Maqueda e corso Vittorio Emanuele si incrociano sotto gli occhi dei re spagnoli e delle quattro antiche sante patrone. L’immobile in questione è Palazzo Costantino, il Canto del mandamento Castellamare, protetto da Sant’Oliva, che ospita la statua del re Filippo IV e la fontana dominata dalla rappresentazione scultorea dell’autunno. «Nessuna vendita – rassicura Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, proprietario del palazzo – si tratta dell’arbitrio di qualche agenzia, io non ne so nulla. Mi avevano contattato chiedendomi se ero disponibile a vendere, io ho risposto che analizzo tutto e valuto ogni proposta, ma il palazzo assolutamente non è sul mercato. Poi certo, se dovesse arrivare un’offerta congrua posso anche valutarla, ma è un’altra cosa».
La storia recente di Palazzo Costantino è molto travagliata, tra saccheggi e battaglie a colpi di carte bollate la struttura che ospita uno dei monumenti più rappresentativi di Palermo giace nell’abbandono. «Tutti i palazzi dei quattro canti sono abbandonati, tutti. E nei mandamenti che sono dietro queste facciate ci sono moltissimi altri i palazzi storici abbandonati. Questo non è un caso». Racconta Bilotti, che quindici anni fa acquistò la struttura con il sogno di farne un albergo museo. «Avevo fatto una convenzione con il gruppo Franza, che avrebbe pagato tutti i costi di ristrutturazione – continua – Un atto di amore verso la città e nei confronti di questo palazzo. Avevamo presentato un progetto di ristrutturazione, ma ci sono voluti quattro anni e mezzo prima di ottenere la concessione edilizia e tutte le condizioni si sono andate a infrangere contro al muro della burocrazie ma anche della mentalità». Nonostante la proprietà avesse ottenuto il nulla osta da parte della Sovrintendenza, infatti, determinante è stato il ruolo giocato da un’associazione cittadina che si è fortemente opposta al cambio di destinazione del palazzo. «Adesso i costi di restauro sono talmente elevati e il mercato è talmente debole che un progetto del genere non può più funzionare, ecco perché l’immobile si trova in questo stato».
Mentre dall’esterno, infatti, il palazzo appare ristrutturato da non molto tempo, l’interno ricorda più uno scenario post bellico. Dagli anni ’50 in poi Palazzo Costantino è stato spogliato totalmente di arredi, porte, sovraporte, camini, persino dei pavimenti e delle finestre, nonostante due vincoli posti sul bene, uno del 1909 e l’altro del 1949. Il sogno di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, tuttavia, resta quello di vedere l’edificio dei Quattro Canti tornare a splendere. «Vorrei dare a questo palazzo una destinazione culturale – dice – L’ho offerto in maniera informale al Comune in concessione gratuita per farne un museo della città. Tutte le città hanno un museo in cui è raccontata la storia del posto, dalla fondazione, Palermo no, ha questa lacuna culturale». E di fatto Palazzo Costantino una sorta di museo della storia cittadina lo è già «Nelle volte ha il repertorio completo di tutti gli artisti palermitani del ‘700, da Martorana a Serenario, Vito D’Anna, Fumagalli, Velasco, Interguglielmi. L’affaccio sui Quattro Canti è la sintesi del periodo spagnolo e poi gli altri spazi potrebbero essere dedicati alle esposizioni temporanee, con eventi e mostre continue. Tutto questo da solo non lo posso fare, ho bisogno dell’aiuto delle Istituzioni. Non abbiamo ancora avuto un incontro ufficiale ma spero che ci sia presto un momento di confronto».
Nell’immediato futuro, tuttavia, Bilotti punta forte su due grandi occasioni che coinvolgono Palermo. «Anzitutto con l’inserimento nel percorso Unesco c’è già un po’ di interesse e ogni tanto sono stato contattato da qualcuno che ha qualche idea, qualcosa finalmente si muove – conclude – E poi c’è Manifesta, la biennale internazionale dell’arte contemporanea più importante al mondo, che nel 2018 porterà tantissime persone a Palermo. E la peculiarità principale di Manifesta è quella di interagire in maniera capillare con il territorio, dà un’occasione agli stranieri di conoscere vicoli, strade edifici e quindi magari qualcuno si innamorerà come successo a me 15 anni fa. Il baricentro dell’evento sarà proprio ai Quattro Canti. Adesso va rafforzato quello che è il rapporto pubblico-privato. Il potenziale c’è, Palermo è una città straordinaria, una città che affascina e ha due opportunità straordinarie e credo che possa bastare anche poco per ripartire e ridarle anche il ruolo che la città ha avuto nei secoli passati».