Contratti di locazione costosissimi a fronte di un patrimonio immobiliare sconfinato - circa 170 beni - ma non sempre utilizzato a pieno. Questa notte il coordinamento universitario ha protestato affiggendo dei piccoli striscioni. Lunedì si terrà un'assemblea per discutere della questione. Guarda le foto
Università, il blitz degli studenti contro gli sprechi Spesi in affitti quasi otto milioni di euro in otto anni
Piccoli striscioni bianchi sono apparsi stanotte sull’uscio di alcuni edifici catanesi. Si tratta di strutture che l’università di Catania ha avuto o ha tuttora in affitto, con costi rilevanti, a fronte di un ampio patrimonio immobiliare, non sempre pienamente utilizzato. Gli autori dell’iniziativa sono i componenti del coordinamento universitario: ogni manifesto reca la cifra che, a loro dire, sarebbe stata sprecata. L’ateneo ha speso in otto anni – tra il 2008 e il 2016 – sette milioni e 796mila euro in affitti passivi. Ma possiede 173 beni immobili. A prima vista, una contraddizione economica piuttosto appariscente. «Potrebbero essere sfruttati per essere messi a disposizione degli studenti. A tal proposito – scrive in una nota Lara Torrisi, del coordinamento – abbiamo lanciato una raccolta firme partecipatissima per richiedere più spazi, e ci vedremo in assemblea con docenti e studenti il prossimo lunedì, alle 16, al monastero dei Benedettini – aggiunge – per discutere quali soluzioni proporre e attuare».
Una condizione per altro già nota negli uffici dirigenziali dell’ateneo. «È in corso un piano di riordino», dichiarò due anni fa a MeridioNews Giovanni Di Rosa, docente di Diritto privato e delegato dell’allora rettore Giacomo Pignataro ai settori Edilizia, patrimonio e contratti. «Abbiamo oltre 130 tra immobili e terreni – aggiunse – stiamo lavorando per disporre il miglior utilizzo degli spazi». L’obiettivo era «ridurre l’incidenza annuale dei fitti, portandoli a 300mila euro l’anno» entro il 2017. Ma non verrà centrato: per l’anno in corso la spesa per i fitti passivi sarà di circa 724mila euro. Lo scorso anno, addirittura, l’ente ha versato un milione e 120mila euro.
Sono tre le strutture visitate nottetempo dagli studenti. La prima è lo stabile di via Umberto 285. «Appartiene – dichiara Lara Torrisi – all’agenzia Isa srl». In otto anni l’università avrebbe speso 1,8 milioni di euro, tra canone annuo e spese di riqualificazione. «Lo spazio è stato dunque ristrutturato ma rilasciato – scrive il coordinamento – dando all’agenzia un immobile ristrutturato con i soldi dell’ateneo». Il contratto di locazione, da circa 220mila euro l’anno, è scaduto il 18 luglio 2016. L’idea di partenza era destinare i locali a uffici e aule di didattica, ma sul posto non si sono mai tenuti laboratori né lezioni. Dal 2011 il locale ha ospitato la web tv universitaria.
C’è poi il palazzo di via Plebiscito 782, che fino a qualche anno fa era le sede del centro sociale Experia. «Qui – spiega Torrisi – sono stati spesi più di 3 milioni di euro di fondi europei per realizzare un auditorium di proprietà regionale, affidato all’Ersu». Quest’ultimo avrebbe però dichiarato di non volerlo prendere in consegna fino a quando non verrà effettuato il collaudo, generando una «empasse che ha portato all’ateneo il carico dei costi di sorveglianza».
L’ultimo spazio contemplato dal blitz di questa notte è la Città della Scienza di via Simeto. Secondo l’associazione studentesca, «per comprarlo e ricostruirlo sono stati spesi 10 milioni di euro». Gestito dal Cutgana a partire dai primi mesi del 2012, sarebbe «sottoutilizzato, aperto in rare occasioni e poco fruibile».
L’elenco degli sprechi sarebbe però ancora lungo. C’è, per esempio, il caso di palazzo Hernandez, in via San Lorenzo 4. Il contratto d’affitto per ospitare degli uffici, stipulato nel maggio 2016, è scaduto nel novembre 2016. In otto anni l’università avrebbe speso oltre 1,4 milioni di euro.