Unipa, dopo sette anni l’addio di Lagalla Bilancio di un rettorato-manna per il patrimonio

«Nessun rimpianto e nessun rimorso. Tuttavia ho l’intima consapevolezza che avrei potuto far meglio, ma in sette anni sono concessi anche errori». È un bilancio tutto sommato positivo quello di Roberto Lagalla, che il 31 ottobre passerà il testimone alla guida dell’Università di Palermo a Fabrizio Micari. Il mandato, durato sette anni, è iniziato in grande spolvero: era il 2008 quando 1640 voti a favore, 300 in più del quorum, hanno ammutolito gli altri due pretendenti: Giuseppe Verde e Francesco Maria Raimondo.

Il rettorato targato Lagalla è stato articolato, complesso e capillare. L’ex assessore alla Sanità del governo Cuffaro ha agito da uomo politico prima che da rettore. «Non è mancata la disponibilità all’ascolto né il tentativo di condividere su più larga scala possibile le decisioni per l’Ateneo – spiega a MeridioNews -. Il nostro sistema, però, è ancora eccessivamente burocratizzato, questo penalizza la traduzione dell’azione politica in tempestive ed efficaci azioni concrete». Si è schierato contro la cosiddetta parentopoli dell’Ateneo, ha rivisto e corretto le dimensioni di aule e segreteriea Roma ha discusso della fuga di cervelli e ha voluto lavorare all’internazionalizzazione dell’Università di Palermo, che oggi rientra tra i primi 100 Atenei d’Europa per mobilità. È stato definito, infine, dagli stessi studenti «l’uomo giusto al momento giusto»

«Attribuisco grande valore al cambio di passo e di mentalità che ha fatto accettare di più il principio dell’ascolto e dell’attenzione verso gli studenti – spiega il rettore uscente -. È maturata la consapevolezza della necessità dell’innovazione, della ricerca e della didattica anche se purtroppo quest’ultima fatica ad imporsi nell’online. Il maggior balzo in avanti è stato nel processo di internazionalizzazione». Ambito nel quale, con 20 lauree a doppio titolo, una mobilità studentesca viva e le molte azioni di cooperazione internazionale per lo sviluppo accademico, Palermo si è conquistata il 14imo posto in Italia. «Oggi la nostra Università è viva e presente nello scenario europeo, come è giusto che sia. Se mi interrogo – continua – so che avrei potuto pianificare meglio qualcosa. Alcune scelte sull’edilizia o sulle modalità di effettuazione di alcuni concorsi nell’applicazione del Piano straordinario associati avrebbero potuto essere concepite meglio o non concepite affatto».

L’impronta lasciata dal rettore uscente sul sistema università non riguarda esclusivamente il piano della didattica e della formazione. Lagalla, infatti, ha firmato colossali progetti di riqualificazione e restauro che, oltretutto, hanno abbattuto le cifre di fitti passivi dell’Università da 2 milioni di euro annui a meno di 300mila euro. «Adesso abitiamo luoghi nostri – afferma -. Luoghi che dal Policlinico al Convento della Martorana stanno subendo interventi imponenti e che torneranno a essere a servizio degli studenti». A memoria del suo rettorato resterà soprattutto lo Steri, dove nell’ambito del Piano del Sud sono stati messi in moto finanziamenti complessivi che vanno dai 3 ai 5 milioni di euro. «Attraverso interventi di manutenzione straordinaria abbiamo recuperato il chiostro, completamente ristrutturato la sala delle Capriate, la sala Carapezza e la sala dei Baroni compresa del soffitto ligneo». 

Recentemente è stata inaugurata anche una quadreria mediterranea nei locali dell’Armeria, «un passo importante per la funzione museale del palazzo, arricchito dalla Vucciria di Guttuso, tornata dove lui voleva che stesse». In corso d’opera anche il recupero della sala delle Verifiche. L’intero finanziamento previsto dal Piano è di 60 milioni di euro, somma già parzialmente investita nel recupero di immobili storici come l’ex Consorzio agrario di via Archirafi e il Convento della Martorana di via Maqueda, che ospiterà le Accademie cittadine, e nella compensazione e rinnovamento strutturale del plesso di via Pascoli e del Policlinico. Quest’ultima è definita dallo stesso Lagalla «la madre di tutte le battaglie». 

Oltre alla ristrutturazione profonda dei padiglioni sanitari, sarà aperta un’avveniristica rete di collegamento sotterranea tra questi e l’area di emergenza. A gennaio verrà definitivamente abbandonato l’Albergo delle Povere, pericolante. «L’Opera Pia regionale non se ne occupa come il Comune non si occupa del Collegio San Rocco – racconta -. Aspettiamo solo la proroga del comodato per provvedere ai lavori post crollo, intervento per il quale il Cda ha stanziato 450mila euro». Per l’edificio l’Università ha speso negli anni oltre un milione.

«So di aver spinto verso un’integrazione reale tra il territorio e l’Università, che ideologicamente è profondamente cambiata. Le tensioni politiche e sociali che si agitavano trent’anni fa si sono modificate e oggi gli studenti badano più concretamente ai servizi che possono sostenerli nella costruzione del loro futuro». L’auspicio per il futuro è che il suo successore, l’ingegnere Fabrizio Micari, abbia la sensibilità culturale adatta a continuare la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale dell’Università di Palermo. «Abbiamo lavorato molto insieme – conclude Lagalla -: ha il vantaggio del rigore matematico e della formazione scientifica e comprende l’importanza del nostro patrimonio storico e architettonico. Saprà sostenere con attenzione gli inarrestabili processi di miglioramento anche relativamente ai servizi agli studenti, dalle aule e alla mobilità, all’incubatore di impresa». E per il post rettorato rumors lo danno pronto a candidarsi a sindaco o ad occupare la poltrona governatore. «Non ci sono elezioni in vista – conclude sorridendo –, ma vedremo che succederà». 


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